Due o tre cose che vorrei dire su Vinitaly 2012


D’accordo a Vinitaly puoi incontrare in un colpo solo tutti gli amici del mondo del vino e questo è poetico.

D’accordo Vinitaly è una sorta di paese dei balocchi per enofili; puoi trovare di tutto, dalla cantina industriale che fa milioni di bottiglie alla piccola realtà con i suoi vini di nicchia; poi le verticali, le rarità, le degustazioni e questo è emozionante.

D’accordo oltre 140.000 operatori da 120 paesi in 4 giorni di cui la quota degli esteri è del 35%, che le presenze HORECA sono in grande crescita e che la formula dei quattro giorni è piaciuta a tutti e questo è business.

Ecco la fredda cronaca direttamente da Narnia, ma oltre Aslan e il Principe Caspian possiamo anche parlare di qualcos’altro? Perché ho addosso quella spiacevole sensazione che mi prende sempre ogni qual volta, finite la conta dei voti alle elezioni, arrivano i politici a commentare i risultati e incredibilmente hanno vinto tutti? Possibile?

Cominciamo da Vivit, ci sono passato due volte davanti e ho buttato un occhio, sinceramente non veniva voglia di entrarci; sembrava si trattasse di una riserva indiana; della serie ragazzi ci siete ma per il momento è meglio che restate ai margini della battaglia che non si sa mai. Poi la coda per entrare e la bolgia dentro, se le cose non cambiano credo che Vinnatur e Vini Veri non avranno nulla da temere, né oggi né mai, siamo su un altro pianeta.

Poi lo scandalo dell’inaccessibilità della rete nell’era del Web 2.0 è un fatto che grida vendetta, inqualificabile, ingiustificabile, indifendibile, e qui siamo nel nord est avanzato orgoglio dell’Italia che produce.

L’assurdità di spegnere i frigoriferi di notte così i vini poi arrivavano a temperatura quando era il momento di spegnerli di nuovo.

I prezzi degli alberghi che lievitano di ora in ora, anzi di minuto in minuto.

E poi le code per arrivare in fiera, le code per il bagno, gli ubriachi che vagano ululanti e stiamo parlando di una delle fiere più importanti del mondo, non di una sagra del vino da strapaese.

Forse è il caso che si apra una fase di riflessione perché 12.000 euro per quattro giorni (questo è il costo che un produttore mi ha preventivato per partecipare a questa edizione di  Vinitaly, considerando lo spazio espositivo e le spese vive) non sono uno scherzo, soprattutto di questi tempi; è un dovere morale ed una battaglia di civiltà che va sostenuta da tutti, altrimenti Prowein, tanto per continuare con la metafora fantastica, continuerà ad essere Hogwarts, mentre da noi sarà sempre e solo Vinitaly!

Segunda – feira de Lisboa, che nome d’incanto!  Qui da noi é lunedì. Soltanto!

(Franco Battiato)

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