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La sindrome di Tafazzi colpisce il Sauvignon friulano

Nicolò Gambarotto

Ci risiamo, la sindrome di Tafazzi colpisce ancora il vino friulano. Un politico autoctono, tra l’altro appartenente ad uno partito che del localismo ne ha fatto religione (paradossale no?) ha pensato bene, senza la certezza della prova, di gettare un’ombra sinistra sul Sauvignon friulano, tra l’altro eccellenza riconosciuta a livello internazionale : il Sauvignon Tiare ha appena vinto a Bordeaux il titolo di miglior Sauvignon del mondo. Tanto per rendere l’idea del livello di masochismo raggiunto che direi non solo friulano ma tipicamente italiano, riporto l’articolo uscito domenica 18 maggio sul Messaggero Veneto e l’amara riflessione che ne è scaturita e che condivido, di Nicolò Gambarotto, direttore di Fucolento la seguitissima rivista che da più di 10 anni si occupa di enogastronomia del Friuli Venezia Giulia:

 Il Friuli Venezia Giulia è come se fosse seduto a un tavolo da gioco dove si gioca a briscola. Siamo all’ultima mano e abbiamo in mano l’asso di briscola. Possiamo segnare il punto e vincere la partita. L’asso è il Sauvignon Tiare vincitore a Bordeaux come miglior Sauvignon del mondo e con lui il prossimo campionato del mondo che si svolgerà nel 2015 nella nostra regione a Corno di Rosazzo. La tensione è alta, basta giocare con oculatezza quella carta che abbiamo in mano e vinciamo, tutti sapranno che facciamo dei bianchi eccezionali tanto da far girare le balle ai francesi e che siamo qua in questo spicchio di terra a nord est dell’italia. Eppure….. La signora Vannia Gavia pensa che sia più utile – a una settimana dalle elezioni europee – buttare via l’asso di briscola e poter dare la colpa della partita persa a qualcuno in virtù della sua novella immagine di tutore dell’eccellenza regionale. Naturalmente facendosi forte del, “sembra che qualcuno…” ovvero senza avere nulla di concreto in mano (e forse non l’avrà mai) così tanto perché lei è una politica. Le parole della signora diventano poi la presunta panacea della crisi di vendita copie del giornale locale che sperando nello scandalo foriero di una possibile impennata di vendita si rende complice del “sembra”. L’ asso di briscola lo stiamo buttando nel cestino e con buona pace dei friulani stiamo giocandoci non solo il punto ma la partita. Ora bisogna riflettere. Vogliamo continuare così o almeno chi lo urla in campagna elettorale comincia davvero a pensare alla gente che lavora! E l’informazione come può continuare a giocare sul “sembra” senza poi assumersene la responsabilità – cosa che non avviene mai. Allora è inutile spendere milioni di euro con Turismo FVG ed Ersa per poi continuare a dire ai turisti che domandano dov’è il Friuli Venezia Giulia? …a soli 90 minuti da Venezia !!

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