
Il romantico visionario, sedotto dalla buona cucina e dal vino, si chiama Salvo Catrini, il posto “Altamarea”, il luogo Concordia Sagittaria. Non stiamo parlando di un ristorante stellato e Concordia Sagittaria, nonostante in epoca romana fosse, dopo Aquileia, il più importante centro della Regio X Venetia et Histria, non è Milano né tantomeno Venezia, ma un paese di 10.000 anime situato in un lembo estremo del Veneto Orientale. Allora come diavolo ha fatto ad arrivare qui il mito krug? Passione certo, ma anche tanto spezzo del pericolo, perché nemmeno un anno fa Salvo si è fatto convincere da quelli che dicono che la crisi è fonte di nuove opportunità, ha rischiato tutto per aprire un bistrot che nel giro di qualche mese è diventato in zona, un punto di riferimento del bere bene e non è cosa da poco in terre dove conta avere il bicchiere pieno, molto meno il contenuto.
Quindi parlare della leggenda Krug da queste parti è quantomeno strano, tanto per usare un eufemismo. Krug, come tutti i veri miti, mette soggezione e non è solo per il prezzo, ma anche perché quelle bottiglie sono un vero e proprio feticcio, il punto di arrivo, la vetta, per ogni appassionato di champagne. Le origini della celebrata maison si devono a Johann Joseph Krug, immigrato tedesco in Francia, che nel 1834 venne assunto come contabile da Jacquesson, la più importante maison del tempo. Nel 1843, trasferitosi a Reims, decise di mettersi in proprio e fu l’inizio del mito. Il monomaniaco Joseph stabilì 2 regole che sono a tutt’oggi alla base della filosofia Krug: artigianalità senza compromessi e nessuna gerarchia tra i suoi champagne. Concetto che è stato sapientemente portato avanti anche dai discendenti. Nel 1999 la proprietà è stata ceduta al gruppo LVMH (Louis Vuitton Moet Hennessy), ma la famiglia Krug, con Olivier, attuale amministratore delegato, mantiene totale autonomia nella produzione. Ovviamente Olivier porta avanti il lavoro iniziato da Joseph Krug, ovvero minuzia maniacale nella selezione delle uve e straordinaria arte nell’assemblaggio e poi il tempo, l’attesa, lunghissima. Non è krug che rincorre il tempo, ma è il tempo che aspetta krug.
Ho avuto il piacere di bere
Una breve premessa: non bisogna avere fretta di degustare il calice Krug appena versato; è come sfregare la lampada di Aladino, il genio necessità dei suoi tempi per uscire, deve assestarsi, deve trovare la sua dimensione e poi esaudirà tutti i tuoi desideri.
Krug Rosè
Lo spirito che anima il Krug Rosé è lo stesso della Grande Cuvée, Pinot Noir, Pinot Meunier e Chardonnay assemblati da un’ampia gamma di vini di diverse annate, dove il vino più giovane che la compone è la 2006. Viene poi aggiunto un vino Pinot Noir fermentato a contatto con la buccia (Saignèe) per ottenere quel colore impareggiabile. Un riposo di almeno cinque anni nelle cantine di Krug completa la magia. Piccoli frutti rossi, melograno, agrumi, pasticceria e miele deliziano olfatto e palato. Setoso e di bellissima acidità, banale parlare di eleganza.
Krug Grande Cuvèe
Assemblaggio che nasce dall’unione di oltre 120 vini che vanno dall’annata 1990 al 2006. Occorrono più di 20 anni per produrre ogni bottiglia di Krug Grande Cuvèe, che poi matura per almeno altri sei anni nelle cantine della maison. Fiori bianchi, sambuco e lavanda e poi miele e zenzero, profumi e sapori al naso e in bocca si rincorrono, non finisce mai.
Krug Vintage 2000
Il 2 luglio 2000 una terribile grandinata colpisce Reims e spazza via 4 ettari di vigneto ma questo per Krug non sarà un problema, anzi il millesimato dell’ultimo millennio, vista la complessità dell’annata, è soprannominato Gourmandise Orageuse (Tempesta di aromi). Intenso e straordinariamente ampio, pasticceria, agrumi, bergamotto, caffè. In bocca è di una progressione spaventosa, le iperboli si sprecano, anzi no, sono più che giustificate.
Per completare il quadro di una degustazione straordinaria, ho pensato di coinvolgere anche due grandissimi professionisti del mondo del vino, affinché mi raccontassero una breve storia, un aneddoto, sul loro rapporto con il mito Krug.
Claudia Bondi, Ambassador du Champagne pour l’Italie (concorso indetto dal CIVC – Comité Interprofessionnel du Vin de Champagne), Master Nebbiolo, Master Sangiovese, titolare “Perle & Perlage”.
A Venezia, tra Krug e D’Annunzio: mi trovavo a Venezia per un evento. Il protagonista Champagne Krug, impreziosito da una speciale gemma: la partecipazione di Monsieur Olivier Krug, rappresentante della VI generazione della famiglia e Direttore della maison. Era lo scorso Giugno, e durante il crepuscolo di una giornata inondata di luce, in una terrazza sulla laguna, ecco il vento salmastro, le persone, note in sottofondo, brusio e tre etichette sul tavolo, ma – in quella particolare combinazione di tempo e luogo – una nella mente: “Grande Cuvée” NV.Connubio di 3 vitigni e con una dote di vins de réserve del 30-50% scaturita da una rigorosa scelta tra 6-10 annate, questa bottiglia mi ha nuovamente riproposto, potenti ed intimamente legate, varie sfaccettature di sicurezza e novità. “Grande Cuvée” è infatti in grado di cambiare continuamente, pur restando sempre se stessa: quella sera la freschezza decisa e materica ha plasmato i miei sensi con esotismi alla papaja, mela Fuji, noce, cannella e zenzero, proiettando al contempo impressioni olfattive di cera, per poi tornare al gusto con dirompente opulenza.L’inconfondibile stile del più dannunziano degli Champagnes.
Alberto Lupetti, giornalista professionista, appassionato di vino ma soprattutto specializzato in champagne. Con oltre 75 viaggi nella Champagne e la partecipazione come unico italiano a eventi e degustazioni presso importanti maison, è uno dei più quotati critici al mondo. È Officier d’Honneur Chambellan dell’Ordre des Coteaux de Champagne. Per approfondimenti su Krug, ma anche sullo Champagne in generale, potete consultare il suo sito Le mie bollicine.
Per ogni appassionato di champagne Krug rappresenta un mito. Ha una storia affascinante, un savoir faire incredibile, tramandato da padre in figlio sin dalla fondazione da parte di Joseph. Personalmente, ritengo che Krug abbia conosciuto il suo periodo di massimo splendore dai primi anni ’60 ai primi anni 2000, pertanto quando Henri Krug era lo chef de cave. Per quanto riguarda i millesimi, oggi stiamo ancora godendo delle sue creazioni e da parte mia posso dire che il Vintage rappresenta tanto l’essenza quanto l’eccellenza di Krug. Ricordo che una volta, assaggiando il Clos d’Ambonnay 1998, dissi all’amico Oliver Krug: “Beh, sarà, ma se mi metti davanti una bottiglia di Clos d’Ambonnay, due di Clos du Mesnil e tre di Vintage… sceglierò le tre di millesimato!”.