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Durello David contro Golia

Si potrebbe intitolare così un’eventuale degustazione che veda gareggiare Durello, Franciacorta e Champagne. Da una parte un piccolo autoctono vicentino-veronese, dall’altra il metodo classico italiano più in voga al momento e la Bollicina per eccellenza, lo Champagne.

La contesa, lungi dall’essere leggenda, è pura realtà e andava in scena lunedì scorso al Golf Club Colli Berici (VI) con la degustazione “Durello Mon Amour”. I cavalieri che fecero l’impresa -perché una sfida del genere non è semplice da gestire – portano il nome di Nicola Frasson, responsabile per il Veneto per la guida Vini d’Italia del Gambero Rosso, e Gianni Tessari, titolare dell’azienda Marcato.

Una degustazione per nulla facile, in cui lo stesso Frasson era scettico di primo acchito – come ha lui stesso raccontato – e che poi invece lo ha convinto perché un confronto con le grandi denominazioni non è solo una sfida importante, ma necessaria se si vuole dimostrare le qualità del Durello.

Il Durello è una piccola denominazione dei Monti Lessini, sui cui suoli vulcanici cresce l’omonima uva, la Durella, dalla spiccatissima acidità. Una dote che indusse i primi produttori a spumantizzarla – a vinificarla ferma oggi è solo un’azienda – e che la vede protagonista di 650 000 bottiglie, di cui un terzo Metodo Classico e due terzi Charmat. Da qui l’esigenza, secondo alcuni produttori e lo stesso Frasson, di dare una connotazione unica al Durello Metodo Classico, per renderlo un prodotto di immediato riconoscibilità.

Una ventina di aziende nel Consorzio fra cui l’azienda Marcato, di cui Gianni Tessari ha preso le redini da due anni, trovandosi in cantina bottiglie già in presa di spuma e su cui ha apportato il proprio contributo lavorando su sboccatura e dosage in direzione di un ruolo meno invasivo della liquer. Per questo confronto non ha scelto bottiglie semplici, nessuno champagne di seconda classe, ma nomi affermati per un dialogo alla pari, in termini di qualità e prezzi.

Prima batteria:

Franciacorta Enrico Gatti Brut

Giallo paglierino, al naso panificazione e frutta con qualche foglia di menta. In bocca acidità dell’amolo, presente ma non spiccata, presto soverchiata da una nota opulenta, quasi burrosa.

Lessini Durello Marcato 36 mesi

Giallo dorato, arancia candita, floreale che ricorda zagara e violette. Passo saltellante da mazurca, bollicina pungente, spinta acida e schiettezza di sorso e ritorno di albicocca secca.

Champagne Billecart Salmon Brut Réserve

Al naso nota di nespola, grano e luppolo, lievito con un ricordo quasi vegetale. Al palato impronta piena, sentori scuri tra il terreo e l’affumicato, con una buona acidità.

Champagne Pol Roger Réserve

Come il precedente Champagne, anche il Pol Roger nasce da Pinot Noir, Pinot Meunier e Chardonnay in parti uguali. Profumi dolci di panificazione, pan briosche, e affumicatura importante che viene soverchiata dal primo sorso, contraddistinto da una acidità decisamente entrante e di buona persistenza.

Champagne Gatinois Ay Grand Cru Brut Tradition

90 Pinot Noir e 10% Chardonnay per questo Champagne giallo paglierino dove la nota della liquer è ben presente, anche qui panificazione e timbro scuro che chiude con una mandorla amara.

Seconda batteria

Franciacorta Cabochon Brut Monte Rossa

Timbro salino-vegetale, alga da sushi, e poi al naso ghiaia bagnata e la risacca marina. In bocca l’acidità rimane controbilanciata da questa nota iodico-minerale.

Lessini Durello Marcato AR 2006

Giallo di importante luminosità, personalità altalenante con il naso dolce e la bocca appena amarotica, che spinge ad un nuovo sorso: in pratica un pendolo di Foucault. Frutta candita, uvetta, mela al forno, ma anche mandarino mentre il palato valorizza il timbro fresco.

Champagne Tarlan Zero 2008 Brut Nature

Anche qui composizione a tre terzi, naso stranamente flebile e bocca che ruota attorno all’asse della freschezza con una presenza decisamente citrina.

Champagne Egly-Ouriet Brut Tradition Gran Cru

Lievito, erbe aromatiche e liquirizia al naso, che si ripresentano sulle papille, per una danza fra timbri freschi e note più scure.

Champagne Philipponnat 2008 Blanc de Noirs Brut

Anche qui note di lievito importanti e ben bilanciate, tracce di frutta a polpa bianca, un po’ di miele, acacia. Sorso ampio e minerale, che si espande ma non perde l’equilibrio sul filo della freschezza e della pulizia.

Dulcis in fundo

Marcato 2008

Ricca fattura, equilibrio e grazia. Quello che si definisce un touché. Colore di intensa vividezza, spettro aromatico ampio, campi di fiori ma anche erbe aromatiche, freschezza del frutto che è ben rappresentato.

N.B.: No, non mi sono dimenticata del perlage che c’era ma non si vedeva. Qui, come altrove, si opta sempre più per il servizio nel bicchiere per bianchi strutturati che, se toglie all’occhio il piacere di un perlage fine e persistente, lo appaga con un maggiore apporto aromatico.


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