
Sabato 25 gennaio 2014 al Palazzo della Gran Guardia di Verona c’è la mostra di Monet ma, nello stesso luogo, ci sono, o meglio ci potrebbero essere in prospettiva, opere d’arte altrettanto importanti e non me ne voglia Achille Bonito Oliva per l’improvvido paragone! Mi riferisco all’anteprima dei 61 Amarone dell’annata 2010, la prima a fregiarsi della DOCG. Le danze però sono aperte dal convegno inaugurale moderato da un Sebastiano Barisoni (vice direttore di Radio 24), caustico e in gran forma. Partono gli interventi istituzionali: il Presidente del Consorzio Cristian Marchesini relaziona sul traguardo della DOCG, la direttrice Olga Businello presenta il nuovo logo, carino ma soprattutto immediato per riconoscibilità. In carattere Bodoni vengono racchiuse tre lettere, la C che sta per Consorzio e Cura, la T per Tutela e Territorio e la V per Valpolicella e Territorio, ma osservandolo attentamente i rimandi sono anche altri e credo che cercarli, per chi abbia voglia di cimentarsi, possa essere un gioco interessante. Non manca l’intervento sulle strategie di mercato affidato a Andrea Marchini dell’Università di Perugia (Dipartimento di Scienze Economico-Estimative e degli Alimenti) e per finire l’interessantissimo ma purtroppo brevissimo intervento dell’enologo Daniele Accordini, Vice Presidente del Consorzio, che presenta l’annata 2010 dal punto di vista tecnico. In definitiva, però, a rimbombare nella mia testa, e credo anche in quella di molti altri convenuti, sono le provocazioni di Sebastiano Barisoni: “Quante bottiglie vogliamo produrre di questo Amarone? A che numero pensiamo di fermarci?”. Parole che debbono far riflettere onde evitare la catastrofe. I numeri si facciano sul Ripasso, ottimo alter ego anche per fare cassa, si eviti, invece, di svilire l’Amarone invadendo il mercato con una marea di bottiglie, questo vino è un simbolo dell’enologia italiana e non merita banalità!
Anteprima dell’annata 2010
Comincio subito col dire che devo ricredermi sulle anteprime; in questo caso è stato molto formativo assaggiare l’annata 2010. Considerando che su 61 campioni, 35 sono addirittura prelevati da botte e che nel complesso rappresentano solo il 20% di tutta la produzione della Valpolicella (su 272 cantine solo 55 erano presenti all’anteprima), le prospettive dell’annata 2010 si presentano davvero rosee vista la grande materia prima a disposizione. Grande frutto, grande finezza, Amaroni con alcol meno invadente e meno concentrazione zuccherina. Adesso toccherà al tempo fare la sua parte!
Per un mio brutto vizio, che non si addice la degustatore professionista, non riesco a sputare il vino. Trovo che questa pratica, pur indispensabile, non mi permetta di sentirlo nella sua completezza, per questo motivo mi sono fermato a quota 24 campioni (12 di botte e 12 in bottiglia). Certo un numero non particolarmente significativo ma tutto sommato abbastanza in linea con la Commissione di analisi sensoriale (Panel composto da 11 enologi del territorio) che nel mese di dicembre 2013 ha valutato lo stato dell’arte dell’annata 2010 degustando 37 campioni (di cui 24 da botte). Gli assaggi sono avvenuti rigorosamente alla cieca e questi sono i campioni che mi hanno colpito maggiormente, poi magari tra qualche anno il giudizio verrà stravolto, chissà!
Campione 14 Botte – Cantina Valpantena Torre del Falasco
Campione 19 Botte – Corte Figaretto Amarone della Valpolicella Valpantena Brolo del Figaretto
Campione 20 Botte – Corte Rugolin Amarone della Valpolicella Classico
Campione 22 Botte – Corte Sant’Alda Amarone della Valpolicella
Campione 1 Bottiglia – Accordini Stefano Amarone della Valpolicella Classico Acinatico
Campione 6 Bottiglia – Cav. G. Bertani Amarone della Valpolicella Valpantena Villa Arvedi
Campione 16 Bottiglia – Cesari Amarone della Valpolicella Classico
Campione Bottiglia 25 – Falezze Amarone della Valpolicella
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