
Anteprima Amarone
Il Consorzio ha convogliato moltissima stampa straniera e un po’ meno italiana – del resto se fossi un produttore preferirei forse che i soldi per la promozione fossero investiti in interlocutori e mercati esteri dove effettivamente si consuma che non in Italia dove si beve e si spende, per bere, sempre meno. Scelta quindi condivisibile ma un Paese che crede alla propria voce, rischia di perdere anche la propria storia e il valore dello storytelling…beh non serve che ve lo dica io! Fatta questa premessa, dell’Anteprima Amarone 2012 segnalo il progressivo spostamento verso vini più pronti, con già un alto grado di morbidezza, intense note di frutta matura, sapidità e persistenza aromatica. A contraddistinguere quest’annata, valore 4 stelle, è la netta differenziazione tra vallate, legata a valori ambientali quali suolo, altitudine, esposizione e forma di allevamento. All’assaggio solo 33 dei 77 campioni risultano già in bottiglia e tanti produttori hanno deciso di portar il campione di botte piuttosto che un vino imbottigliato da poco – fra i due il male minore. Emerge notevole anche la differenza stilistica che assieme ai rilasci in differita sul mercato – chi già per il Vinitaly chi non se ne parla proprio prima di due anni quando non oltre – ne fa un concerto decisamente polifonico.
Anteprima Chianti Classico Collection
Un appuntamento ormai imperdibile il Chianti Classico Collection alla Leopolda, quest’anno reso ancor più speciale dall’anniversario dei 300 anni. 161 aziende e 371 vini in degustazione fra Chianti Classico Docg 2014 (anteprima), 2013, 2012, 2011 e 2010, Riserva 2013 (anteprima), 2012, 2012, 2010, 2009 e 2006, Gran Selezione 2012, 2011, 2010, 2009 e 2008. Praticamente un mare magnum. Impressioni positive, nonostante i dubbi sulla Gran Selezione – non tanto per la qualità che dimostra la categoria quanto per il significato che dovrebbe recare nel bicchiere e che, ad oggi, possiede la stessa coerenza del vestito di Arlecchino e lo stesso nitore comunicativo delle profezie della Pizia. Una conclusione cui sono arrivata per esperienza: oltre allo scetticismo riscontrato in alcuni produttori mi è stato più volte chiesto da colleghi americani di spiegar loro cosa fosse la Gran Selezione, alcuni di loro l’avevano persino assaggiata ma non ne capivano la logica, visto che comunque si possono usare sia vitigni autoctoni che internazionali con quello che ne consegue a livello di coerenza organolettica. Dai dati sembra che le vendite abbiano subito un aumento proprio grazie alla Gran Selezione, premiata da importanti riviste di settore – e sul merito di tali premi non ho dubbi – ma mi chiedo: serviva proprio una nuova tipologia? O non si poteva piuttosto lavorare sull’innalzamento qualitativo delle tipologie già esistenti?
Anteprima Nobile di Montepulciano
Tempo di cambiamenti per la denominazione toscana, che sposta la sede del Consorzio dentro la Fortezza – da anni sede dell’Anteprima – e sottopone il proprio logo ad un restyling importante. L’occasione per il rinnovo grafico è il 50esimo anniversario della Doc, ottenuto nel 1966, ma parte da “una volontà di rendersi più visibili anche sullo scaffale, con un logo più incisivo ed iconico, oltre che più leggibile” spiega Andrea Natalini, Presidente del Consorzio. Corona e grifone i due fulcri della modifica, con un’abbreviazione della dicitura – che aiuta il consumatore italiano, figuriamoci quello estero… quindi ben fatto! – il profilo dell’animale alato che viene reso più lineare e ancorato al bordo e il passaggio alla monocromia rossa – che aiuta a differenziarlo dal celebre fratello fiorentino… ma forse qualcosa in più qui si poteva osare. Fra i progetti realizzati dal Consorzio anche la mappatura creata in collaborazione con Alessandro Masnaghetti e consultabile sia in versione cartacea che ebook. Quanto agli assaggi nel bicchiere, tanto è stato fatto: rispetto a qualche anno fa i profili qualitativi si sono innalzati e arricchiti. E tanto si può ancora fare, soprattutto rafforzando l’identità organolettica del Nobile con un progressivo abbandono delle uve internazionali a favore del Sangiovese, come già in molti stanno facendo e soprattutto perché le potenzialità ci sono.
Benvenuto Brunello
L’unico rammarico del Brunello 2011 è quello di essere arrivato dopo la memorabile 2010 e all’annuncio delle 5 stelle per l’annata 2015. Premesso questo, l’anteprima della 2011 mostra un’ottima gestione di quella che era stata un’annata calda e fin troppo secca, con assaggi che si rivelano di buona freschezza e tannini morbidi. A risentire delle alte temperature sono prevalentemente i nasi, con aromi un po’ attutiti e talora cotti. Nel complesso si hanno però vini estremamente godibili che forse abbisognano solo di un po’ più di tempo per esprimersi, essendo meno pronti di quanto lo fosse la 2010 – e dopo cinque anni possiamo ben aspettare qualche semestre in più! 127 le aziende presenti all’Anteprima dove si è festeggiato il cinquantesimo della la Doc ed è stato annunciato – come si poteva d’altronde facilmente prevedere – il massimo dei voti per il 2015, “l’annata per eccellenza che tutti i produttori aspettavano da lungo tempo” nelle parole di Fabrizio Bindocci, presidente del Consorzio. Molto meno fortunata invece l’annata 2014 di cui era in assaggio il Rosso: una sfida – ed è qui che si parrà la sua nobilitate – che ha messo davvero alla prova i produttori, caduti in piedi soprattutto in presenza di vigneti situati nell’area a sud di Montalcino. Bella succulenza e alcuni grandi interpretazioni per la Riserva 2010 qualora interpretata in chiave territoriale invece che di sviluppo dei terziari.
Vini ad Arte
Una denominazione che può crescere, soprattutto se si libera del “complesso di inferiorità” col Grande Fratello toscano. La dissertazione sulla primigenia romagnola – che ne attesta qui la presenza sin dal 1672 – rispetto a quella toscana è certamente interessante per lo studio dell’ampelografia italiana ma non aiuta di certo a vendere meglio i locali Sangiovese o a migliorarne la qualità. Il progetto di zonazione invece promette di essere una buona strada per la valorizzazione di questo vino, in quanto il Sangiovese è fra le varietà più adattabili che, quindi, maggiormente risentono dell’influsso del terroir. In Romagna il suolo più argilloso consente di trattenere maggiormente l’acqua, evitando gli stress idrici e certi blocchi di maturazione e ruvidità del tannino, cui va ad aggiungersi il connubio fra altezza – solitamente sui 200 metri – e vicinanza al mare. Nel complesso, la bocca dei migliori Romagna Sangiovese Doc appare più leggera, declinata su tannini meno irruenti, più docili. Passi importanti, quelli della zonazione e delle microvinificazioni sperimentali sui vari tipi di suolo, per il Romagna Sangiovese che può crescere ancora molto, soprattutto se si concentra sul territorio e affina le tecniche di cantina, riducendo l’apporto del legno, talvolta un po’ eccessivo. Quanto all’Albana di Romagna, anch’essa in anteprima per l’annata 2015 e 2014, troviamo una conferma della bella presenza di questo autoctono, purtroppo ancora poco presente sugli scaffali.
Testo di Irene Graziotto
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