
Ci sono verticali che stupiscono. E che portano alla ribalta regioni silenziose. In questo caso il Friuli che ultimamente sconta – in maniera del tutto immeritata – un leggero oblio, conseguenza anche di congiunture non proprio fortunate, dalla perdita del nome Tokai, alla recente Sauvignon Connection, fino all’imminente creazione della Doc interregionale Pinot Grigio delle Venezie che per le sproporzioni quantitative dei soggetti coinvolti – Friuli, Veneto e Trentino – rischia di fare alla regione friulana più male che bene.
Ma ci sono per fortuna verticali che tornano a ricordare perché non possiamo dimenticarci il Friuli. Siamo nell’azienda più a Nord-Est d’Italia, in una vallata che non solo a livello culturale, ma anche ampelografico, è un crogiolo fra influenze mediterranee, slave e germaniche: siamo a Ronchi di Cialla. L’azienda, fondata da Paolo e Dina Rapuzzi e oggi guidata dal figlio Ivan, ha operato veri e propri interventi di salvaguardia vinifera, credendo nelle uve locali e salvando una varietà come lo Schiopettino di Prepotto che nel secondo dopoguerra rischiava l’estinzione.
Ma è sul Refosco dal Peduncolo Rosso – il clone più pregiato fra i Refoschi – che si concentra la verticale ospitata da Ferrowine a Castelfranco Veneto (TV). Il Refosco è testimoniato localmente già in alcuni documenti medievali – una circostanza la rende la varietà friulana più antica e il nome è di fatto la corruzione volgare di “racemus fuscus”, in latino “peduncolo rosso”. Il Refosco di Ronchi di Cialla proviene da una sottozona, un’area dove la valle si restringe quasi fosse il collo di una clessidra e dove di sera si registra un’inversione termica con conseguente presenza di un venticello costante che asciuga le vigne – un fattore non secondario visto che qui cadono 1500 mm di pioggia l’anno.
A guidare la degustazione, quasi intima e per nulla cattedratica, Alessandro Scorsone, Sommelier AIS e cerimoniere di Palazzo Chigi.
2010
Il “novello” della Ronchi di Cialla: l’azienda effettua infatti sei anni di invecchiamento minimo. Colore rubino di grande luminosità, al naso ricordo “bagnato”, terra umida, sottobosco madido di pioggia, felci e licheni ma anche note fra il cioccolato e l’ematico. Sorso potente e pepato, tannino caparbio e sentori di tarassaco.
2004
Rubino scuro di più intensa carica cromatica rispetto al precedente, naso che si evolve e passa da un primo afflato di terziari a sentori comunque morbidi ma di prevalenza varietale, frutta rossa e, nello specifico, lamponi. Bocca carica, dove il tannino atleticamente muscoloso è al contempo morbido e il mirtillo fa bella mostra di sé.
1993
L’erta salita temporale non sembra spaventare per nulla questo Refosco. Granato aranciato, sentori di sherry amontillado e balsamico, mentolo, eucalipto ma anche curry. Attacco morbido e una bellissima spalla acida, quasi più intensa del 2004.
1984
Granato aranciato, aromi scuri all’olfatto, frutta nera, mallo di noce e vena ferrica, sorso che conserva dopo trent’anni e più una bellissima intensità aromatica, dove i tannini smussati non cedono all’età e lasciano in bocca la voglia di un secondo calice.
Irene Graziotto
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