
Alla domanda quali siano le denominazioni più vocate in Italia per la produzione di spumante metodo classico, la risposta, in parte scontata, sarebbe Franciacorta e Trentodoc. Di seguito verrebbero aggiunti Oltrepò Pavese, Alta Langa e i più audaci inserirebbero nella lista Lessini Durello. Calma, fermiamo le bocce. Siamo sicuri che il Lessini Durello debba essere messo così in secondo piano? Non saranno certo il milione di bottiglie prodotte attualmente dalla Doc Lessini Durello a scompaginare le economie della spumantistica italiana ma un dato e certo, da quella terra, a cavallo tra le province di Verona e Vicenza, provengono eccellenze assolute, in grado di scombinare le carte anche al degustatore più esperto. Non solo, da lì arrivano anche idee e progetti che, uniti a un sapiente marketing territoriale, potrebbero consentire a una zona collinare, a volte aspra, di fare il grande salto di qualità e diventare importante meta del turismo enogastronomico, avendo come fulcro proprio le bottiglie di metodo classico berico-scaligero. In questo senso un progetto importante è il Volcanic Wine Park che intende offrire al turista una proposta esperienziale a stretto contatto con l’ambiente, basata su qualità dei servizi, professionalità nell’accoglienza, attività ed eventi caratteristici.

Il filo conduttore è esporare la natura incontaminata che le “terre dei vulcani” sono in grado di offrire. Gli itinerari tematici saranno legati alla stagionalità e proporranno workshop sui processi produttivi locali come la vendemmia o la pigiatura. All’interno del progetto, centrali saranno i momenti dedicati alla scoperta dell’enogastronomia, con banchi di assaggio e degustazioni. A tutto ciò va aggiunto che nella Val d’Alpone c’è il più grande giacimento fossilifero del mondo. Una peculiarità questa che vede la Valle in corsa per entrare tra i siti candidati a Patrimonio UNESCO. Infatti, sotto il profilo scientifico, la Valle d’Alpone è sede di rocce vulcaniche e sedimentarie marine che racchiudono numerosi giacimenti paleontologici dell’Eocene, tra cui quelli importantissimi di Bolca. Tornado al vino possiamo affermare con certezza che La Lessinia è terra baciata dalla fortuna perché l’uva Durella è uva tosta, dalla buccia spessa, la cui spiccata acidità vede nella spumantizzazione la sua vocazione naturale, ma non solo, proprio grazie a quella spiccata acidità, il Disciplinare prevede che il metodo classico permanga sui lievi come minimo per 36 mesi, ottenendo così uno spumante di bella complessità . La denominazione del Lessini Durello ha compiuto proprio in questi giorni i suoi “primi” 30 anni. Era il 1987, infatti, quando grazie al lavoro fatto dall’allora sindaco di Roncà, Giamberto Bochese, nacque il Consorzio di Tutela al quale aderirono inizialmente sette aziende: Cantina dei Colli Vicentini, Cantina di Montecchia, di Monteforte, di Gambellara, Fongaro, Marcato, Cecchin e proprio le ultime tre sono ancora oggi sono tra i punti di rifermento assoluti della denominazione.

Spunti di riflessione sulla denominazione
La denominazione prevede da disciplinare anche la produzione di Lessini Durello spumante ottenuto da metodo Charmat. Su quest’aspetto molti giornalisti presenti al recente “Durello & Friends 2017” sono stati piuttosto critici ritenendo solo la produzione di metodo classico il vero valore aggiunto della bollicina berico – scaligera. Sono abbastanza d’accordo, mi è capitato di assaggiare degli charmat che erano in tutto e per tutto simili al Prosecco, che senso ha tutto questo? Per contro invece, alcuni produttori valorizzano appieno la Durella ottenendo degli Charmat davvero personali, mi riferisco in particolare a Nicola Dal Maso, a Cavazza, a Zambon. Resta il fatto che dopo aver assaggiato le super riserve di Gianni Tessari, Fongaro, Franchetto, Montecrocetta, Casa Cecchin, che riposano sui lieviti dai 60 agli 84 mesi, capisci che sono spumanti di livello assoluto, in grado di rivaleggiare alla cieca con i nomi più blasonati della spumantistica internazionale.
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