Valter Sirk e la luna di Visnjevik


No, non è un classico della letteratura russa, è solo una suggestione per raccontare di Valter Sirk, grande vignaiolo del Collio Sloveno (BRDA), che vive e vinifica a Visnjevik, piccolo e pittoresco borgo ad una manciata di chilometri dal confine italiano. La cantina, che ha una meravigliosa vista sui vigneti, è attualmente in ristrutturazione;  Valter e Giuseppe Aldè (responsabile commerciale, e socio) stanno lavorando a un nuovo progetto di cantina, funzionale, senza fronzoli, niente grandeur, solo qualche alloggio per chi volesse pernottare.  Valter non si dichiara biologico né biodinamico eppure in vigna e in cantina segue rigorosamente l’andamento delle lune; parlando con Valter e Giuseppe capisci subito la loro concezione del vino,  la loro filosofia aziendale e capisci subito che  tutta questa distinzione in categorie, questo settarismo tra produttori che oggi va tanto di moda, è un discorso senza senso.

La vendemmia è rigorosamente fatta a mano (i vigneti terrazzati chiamano solo la fatica del lavoro manuale) su vigneti che hanno più di trent’anni , per una produzione di   quarantamila bottiglie e credo che se fossimo rimasti almeno per un paio di giorni (io e il mio amico Andrea Fasolo) Valter e Giuseppe le avrebbero aperte tutte tanto erano desiderosi di farci conoscere i loro vini! Abbiamo cominciato con l’annata 2009 (gli autoctoni Ribolla gialla, Tocai friulano, Malvasia istriana, e gli internazionali Chardonnay con cloni francesi e con cloni VCR, idem per il Sauvignon e il Pinot grigio) tutta ancora in acciaio, l’imbottigliamento avverrà nella primavera del 2011; da Sirk, per i bianchi,  si aspettano almeno due anni prima di uscire sul mercato! Siamo passati poi nella barricaia per assaggiare gli stessi vini che però fanno un passaggio in  legno ( in base all’annata e al vino si deciderà il tipo di affinamento e le percentuali di assemblaggio acciao/legno). Valter ci mostra anche un esperimento di macerazione che sta facendo per un bianco su richiesta di un cliente, lui non ama le macerazioni, è solo una prova, poi, chissà, tutto può succedere!

Finita la visita in cantina, attraversiamo la strada e Valter ci porta praticamente a casa sua, perché, dice sorridendo, dobbiamo assaggiare anche qualche vino in bottiglia.  Indaffaratissimo, sparisce per qualche minuto e  ritorna con i suoi gioieli e noi ci emozioniamo, per le bottiglie che ha in mano e perché il salame di cinghiale e l’affettato di sua produzione sono a dir poco stravolgenti (che cos’è la felicità?); ricominciamo ad assaggiare, ecco i  vini:
Pinot Bianco 2008: Il pinot di Valter è strepitoso, naso elegante, grande struttura, finezza , non finiresti mai di berlo

Sauvignon 2002: da cloni francesi, grande mineralità, intrigante, è un “Pouilly fumè” dei migliori già adesso, figuriamoci tra qualche anno
Chardonnay 1998: il capolavoro della giornata, e se fossimo in Borgogna invece che in Slovenia? E’ incredibile che qualcuno si ostini a dire che i bianchi non sono vini da invecchiamento
Poi è la volta degli ottimi uvaggi Teresa Bianco 2007 (chardonnay 50%, pinot bianco 30%, malvasia istriana 20%) e Teresa Rosso 2006 (merlot 60%, 30% Cabernet Franc da cloni francesi e 10% malbech); finiamo in bellezza con il Merlot Contea 2006, annata estrema dice Valter, però il merlot è grandissimo a conferma che da queste parti, come nei Colli Orientali del Friuli, è possibile trovare degli ottimi merlot in purezza! Guardo l’orologio, sono passate già sei ore, arrivano altre persone, in Slovenia l’11 novembre è un giorno di festa, Valter ci saluta e torna in cantina, Giuseppe carica la macchina per fare qualche consegna a Udine, Andrea Fasolo ed io  sembriamo Sancho e Panza (lui) alla ricerca del nostro Don Chisciotte perduto, però la nostra faccia è un tutt’uno con l’anima.
Grazie Valter, grazie Giuseppe!

Si spalanca uno sfondo di lontani ronzii,  ogni cosa si sperde, e diventa un miracolo  esser nato e guardare il bicchiere” (Cesare Pavese)


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