Le cantine visitate

Matej Lupinc – Prepotto
Matej ha trent’anni ma già dal 2006 ha preso in mano le redini dell’azienda di famiglia; una famiglia di agricoltori i Lupinc e anche Matej decide di seguire il richiamo della terra prendendosi una laurea in agronomia a Lubjana. Facciamo un rapido giro nell’accogliente struttura agrituristica per poi passare nella meravigliosa cantina di recente ristrutturazione, scavata nella roccia, davvero suggestiva. La produzione di Matej si aggira sulle quindici mila bottiglie e gli ettari vitati sono quattro, con viti che hanno più di trenta anni; Matej ha le idee chiare in fatto di vino: niente lunghe macerazioni sulle bucce per i bianchi (al massimo 24-36 ore di contatto) preferendo lasciare i vini a maturare almeno un anno sulle proprie fecce. Parte del vino matura in botti di legno (tonneau e barrique) e parte in acciaio, sarà Matej poi a decidere il blend che andrà in bottiglia. Abbiamo degustato una Vitovska 2008 (I Lupinc hanno creduto per primi in questo vino ora simbolo della viticoltura carsolina) che ha fatto un passaggio in legno per il 20% e una Malvasia 2008 (30/40% in legno); vini entrambi ottimi, di bella struttura.
Altri vini prodotti dall’azienda:
Stara Brajda, dove alle due precedenti tipologie è aggiunto un 10% di Tocai (tutto in legno); il Terrano e, infine, due piccole produzioni di passito: il Dulcis in Fundo Bianco da Malvasia lasciata appassire per tre mesi e il Dulcis in Fundo Rosso da uva Terrano lasciata appassire per 6 mesi.
Edi Kante – Prepotto
Andare in cantina da Kante per un appassionato di vino è come per un fan dei Beatles andare a “Abbey Road”, qui aleggia il mito! Purtroppo però Edi Kante non c’era, sarebbe arrivato solo in serata proveniente da Mosca. A suo nipote Goran il compito di sostituirlo, per altro, vista l’entità del compito, molto degnamente.
Kante l’innovatore, il precursore, il rivoluzionario, uno dei simboli della viticultura Italiana e naturalmente carsolina. All’inizio degli anni ’80 del secolo scorso Edi Kante, assieme ai fratelli Bensa della Castellada, a Radikon entra a far parte del “Gruppo di Oslavia”; la nascita del sodalizio, ispirata da Josco Gravner, si fa interprete di un nuovo stile di vinificazione per l’epoca (vini di grande struttura ottenuti con l’utilizzo del legno), che daranno risultati strepitosi. Poi i componenti del gruppo prenderanno strade diverse, ma questa è un’altra storia. La cantina dicevamo, 18 metri di profondità, costruita con grande fatica e molto ingegno su tre piani circolari, con le pareti in roccia, dove la temperatura decresce e le condizioni ottimali di umidità sono ottenute grazie al costante circolo d’aria, un’opera d’arte! Edi Kante il rivoluzionario, fu lui ha rilanciare il Carso e i suoi vitigni autoctoni quando gli altri produttori ci credevano poco. Kante l’innovatore, assieme a Stanko Radikon, ha ripensato le bottiglie partendo dal tappo, perché il sughero migliore, secondo Kante, viene scartato nelle fasi di lavorazione, ma quel sughero risulterebbe poco spesso e non in grado di tappare un normale collo di bottiglia e quindi si è pensato di ridurre il collo e di creare una bottiglia da un litro, ritenuta perfetta per la conservazione e maturazione del vino. Kante l’artista, le etichette delle bottiglie dei vini sono tratte dai quadri che egli stesso ha dipinto.
L’azienda è di circa tredici ettari, con una produzione di 30.000-35.000 bottiglie/anno.
I Vini prodotti dall’azienda (l’elenco non è esaustivo perché Edi Kante è sempre in grado di sorprendere) sono: il Carso chardonnay, il Carso malvasia, il Carso sauvignon, il Carso Terrano”, Il “Carso vitovska”, e uno spumante metodo classico brut “KK”. Solo due note tecniche sul KK, vino davvero singolare e sorprendente, che spiazza tutti quelli che si aspettano di riconoscere i tipici sentori di un metodo classico (crosta di pane, lievito ecc.): Base spumante (80% Chardonnay 2004 e 20% Malvasia 2004), Fermentazione in barrique senza solforosa; affinamento dodici mesi in barrique e sei mesi acciaio; imbottigliamento senza solforosa; sboccatura senza aggiunta di solforosa, né sciroppo di dosaggio, Grado alcolico: 13,5 %.

BranKo & Vasia Cotar – Gorjansko Komen Carso sloveno
Branko e suo figlio Vasia due personaggi con un carisma unico. È Vasia ad accoglierci per mostrarci la cantina, sembra una rock star appena scesa dal palco. La produzione di Cotar è iniziata nel 1974, con due vini, il Teran (Terrano) ed un bianco del Carso (Kraško belo) destinati al consumo nell’Osmizza di famiglia (attualmente chiusa ma che dovrebbe riaprire i battenti nel corso 2011). La produzione vera e propria destinata al mercato è iniziata nel 1990 (annata 1988). I vigneti: Pečina, Olaria, Vrt, Dražna, Dusce, Polje, Kot, Ivanji Grad si estendono in totale su 7 ettari. I vitigni coltivati sono: refosco, cabernet sauvignon, merlot, malvasia, sauvignon, chardonnay e vitovska. La densità d’impianto è di 7300 ceppi per ettaro a Guyot semplice, con rese basse: da 3.500 a 4.000 kg per ettaro. Si vendemmia in tardo autunno, quando l’uva raggiunge la maturità fenolica.
Cotar a differenza di altri produttori carsolini utilizza la macerazione sulle bucce anche per i vini bianchi, si va dai 4 ai 10 giorni, mentre per i rossi dai 10 ai 20 giorni. Durante la macerazione, le uve non sono raffreddate e non vi si aggiungono enzimi. La fermentazione avviene nella cantina sotterranea, senza raffreddamento del mosto e senza aggiunta di zolfo, in botti di rovere da 225 a 2000 litri. I lieviti sono soltanto autoctoni, provenienti dal vigneto. La maturazione avviene in botti sia nuove che usate dalla capacità da 225 a 2000 litri. Il vino rimane cosi fino al primo travaso. I tempi di maturazione vanno dai 2 ai 3 anni per i vini bianchi e dai 4 ai 5 anni per quelli rossi. I vini non sono filtrati. Cotar aderisce al manifesto dei produttori di vini “Triple A”, Agricoltori, Artigiani, Artisti, ideato e redatto da Luca Gargano nel Luglio 2001. Dopo una veloce visita alla cantina, scavata nella roccia e costruita anche utilizzando vecchi materiali che danno un’aurea di antico, ci siamo trasferiti nell’Osmizza di famiglia per pranzare e degustare gran parte della produzione: malvasia, sauvignon, vitovska per i bianchi, Terra Rossa (terrano 40%, merlot 40%, cabernet sauvignon 20%), cabernet sauvignon per i rossi e per finire lo Sladkominka (passito di malvasia) abbinato a una meravigliosa Putizza (dolce tipico triestino) fatta in casa.
Una curiosità: le impronte digitali che si vedono nelle etichette delle bottiglie, e che sono anche il logo aziendale, appartengono a Branko e a suo figlio Vasia.
Carso, che sei duro e buono ! Non hai riposo, e stai nudo al ghiaccio e all’agosto, mio carso, rotto e affannoso verso una linea di montagne per correre a una meta; ma le montagne si frantumano, la valle si rinchiude, il torrente sparisce nel suolo.Tutta l’acqua s’inabissa nelle tue spaccature; e il lichene secco ingrigia sulla roccia bianca, gli occhi vacillano nell’inferno d’agosto. Non c’è tregua.
Il mio carso è duro e buono. Ogni suo filo d’erba ha spaccato la roccia per spuntare, ogni suo fiore ha bevuto l’arsura per aprirsi. Per questo il suo latte è sano e il suo miele odoroso.
(tratto da “Il mio Carso” di Scipio Slataper)
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