
Antefatto
Autunno 2010, come ogni anno viene pubblicato l’elenco dei vini premiati dalle guide; su internet si trova tutto (grappoli, bicchieri, stelle..), leggo e, meraviglia delle meraviglie, quando arrivo al Friuli Venezia Giulia, c’è un’assenza clamorosa, Borgo del Tiglio. Incredibile una tra le più grandi cantine del Collio e d’Italia non riceve nessun riconoscimento (fatto salvo per la guida di Veronelli che la premia per il suo Rosso della Centa 2006); addirittura sulla guida dei sommelier, non solo non è premiata ma è addirittura scomparsa del tutto. Strano, c’è qualcosa che non mi torna. A novembre decido di mandare una mail a Nicola Manferrari, il patron di Borgo del Tiglio, per chiedere informazioni in merito; mi risponde esponendomi il suo pensiero non proprio benevolo sulle guide e mi invita ad andarlo a trovare per discutere dell’argomento. Faccio due conti, molti dei vini che adoro non sono sulle guide, cosa vorrà dire? Ci rifletto, intanto è arrivato febbraio forse è il caso di chiamare Nicola Manferrari per un appuntamento.
Borgo del Tiglio
Quando arrivate a Brazzano di Cormons, e cercate un cartello stradale che vi indirizzi all’azienda Borgo del Tiglio, rimarrete delusi, nessuna indicazione, troverete un cartello per ogni cantina ma non per Borgo del Tiglio. Comincerete a capire già da subito che Nicola Manferrari è una persona molto riservata. Ne avrete la conferma definitiva appena giunti al n. 71 di via San Giorgio (sede della cantina), dove non troverete nessun effetto speciale, nessuna grandeur, ma solo una casa antica inserita in un meraviglioso borgo con primo piano la bella chiesa settecentesca di San Lorenzo. Nicola Manferrari non è persona di immediata simpatia e visto che anch’io appartengo al club ”Esco di rado e parlo ancora meno” potete capire che nei primi momenti dell’incontro c’è del palpabile imbarazzo. Ci sediamo della sala degustazione, gli dico due cose su di me, poi inizia a raccontare lui: la sua idea di Collio, che è quella di Mario Schiopetto, il padre dei bianchi friulani e del suo stile, vicino al mondo francese e tedesco, fatto di vini freschi, morbidi e profumati; mi parla della sua avversione per i vini bianchi macerati che all’estero, potrebbero dare un’idea falsata del vino italiano con grave danno sia d’immagine che economico. Nel frattempo mi fa assaggiare qualcosa, Friulano 2009, Chardonnay 2009, Studio di bianco 2009, vini davvero suntuosi, con un sapiente uso della barrique (in realtà si tratta di fusti di legno francese da 250 litri fatti costruire appositamente) a dimostrazione che l’uso del legno non è il male assoluto come qualcuno ci vuole far credere. Ah che iattura le mode, se la gente pensasse con la propria testa rifuggendo dalle mode; “Moda sorella della morte” diceva Leopardi in una operetta morale e se c’è qualcuno che sta agli antipodi della moda questo è proprio Nicola Manferrari.
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