
I Balcani sono una lama che squarcia le nostre coscienze. L’orrore della guerra civile e dell’immane genocidio che, nei primi anni novanta, ha martoriato la popolazione dell’ex Jugoslavia sono una ferita ancora aperta che merita silenzio e grande rispetto e anche se in questo contesto dovrei parlare di vino è impossibile non pensare a tutto quello che è accaduto. Il vino, uno dei maggiori segni di civiltà del mondo, come diceva Ernest Hemingway, si è riproposto con forza laddove per un certo tempo ha dominato la barbarie, calpestando proprio la civiltà.
È emozionante poter pensare che, oggi, in un piccolo paese della Serbia Orientale (Rogljevo nella regione della Negotinska Krajina) una coppia di viticoltori francesi ha ridato dignità a una terra che produceva vino da più di 17 secoli con grandissimi risultati, basti pensare che i vini della Negotinska Krajina erano presenti al Salone Internazionale di Bordeaux nel 1882, all’Esposizione Universale di Anversa nel 1885 e in mostra all’’Expo 1890 a Parigi ed erano esportati in molti paesi d’Europa, un grande terroir allora come oggi.
Nel 2008, Cyrille Bongiraud fondatore e attivista per la difesa dei terroirs in Borgogna e in Alsazia assieme ad Estelle Germain del Domaine Jacques Germain (Château de Chorey les Beaune) in Borgogna, danno vita al progetto Francuska Vinarija; lavorano in maniera assolutamente naturale vitigni autoctoni come Prokupac, Tamjanika, Zastinjak e il “Gamay manchot dai piccoli grani” per una produzione di circa 25.000 bottiglie annue.
La natura di Roglievo, ma in generale di tutta la Serbia è ancora incontaminata ricca di boschi, giardini e magnifici vigneti, dove non avrebbe alcun senso usare pesticidi. Il villaggio di Rogljevo, inoltre, è pieno di cave di pietra d’epoca romana, ottime per la conservazione del vino e Cyrille ed Estelle hanno cominciato a riutilizzare.
Estelle Germain
Estelle viene da una famiglia di viticoltori di grande tradizione: i suoi antenatierano produttori e operatori commerciali in Borgogna e il suo trisavolo era un famoso commerciante a Beaune. Sua parente era la madre superiora del famoso Hospices de Beaune. La sua famiglia è proprietaria del Domain Chorey-les-Beaune, 17 ettari nella Côte-d’Or, dove Estelle ha lavorato per 7 anni.
Cyril Bongiraud
Per 10 anni, Cyril ha studiato da vicino i terreni di Borgogna, Alsazia, Francia meridionale, Italia, Spagna e Oregon (USA). Nel 1995 ha fondato il G.E.S.T. (Gruppo di studio e monitoraggio del territorio) in Borgogna. Per questa sua esperienza e conoscenza dei suoli, Cyril ha ritenuto che il terroir di Rogljevo consentisse la produzione di grandi vini.

I vini
Le uve vengono raccolte e messe in cassette di legno che hanno una capienza massima di 20 Kg; grazie ad un clima mite e ad una produzione molto limitata non vi è alcun problema di marciume e quindi le uve sono in perfetto stato sanitario.
Le uve vengono messe in vasche e fermentano per un periodo che va dai 10 ai 20 giorni; naturalmente la fermentazione avviene per mezzo di lieviti endogeni. Dopo la fermentazione, le uve vengono pressate delicatamente e messi in botti provenienti dalla Borgogna, qui trascorrono l’inverno senza nessun tipo di manipolazione e fanno la fermentazione malolattica. Dopo un periodo che va dagli 8 ai 14 mesi il vino viene messo in bottiglia e non subisce ne chiarifiche ne filtrazione. L’utilizzo della solforosa è molto limitato (meno di 40 mg / l SO2 totale).
Obecanje(obetchanïé) significa “Promessa”in serbo. Si tratta di un vino rosso prodotto con uve Gamay dai piccoli grani.
Poema è un vino bianco ottenuto da varietà autoctone quali Tamjanika e Gracevina e poi Muscat Ottonel e un’alta percentuale di Riesling.
Istina è un vino rosso prodotto da uve Vranac e Burgundac, è un vino adatto all’invecchiamento.
Francuska Vinarija aderisce all’Associazione di viticoltori naturali “Vinnatur”, quindi l’anno prossimo se pasate per Villa Favorita non lasciateveli scappare!

Cupe Vampe
Di colpo si fa notte
s’incunea crudo il freddo
la città trema
livida trema
brucia la biblioteca i libri scritti e ricopiati a mano
che gli Ebrei Sefarditi portano a Sarajevo in fuga dalla Spagna
s’alzano i roghi al cielo
s’alzano i roghi in cupe vampe
brucia la biblioteca degli Slavi del sud, europei del Balcani
bruciano i libri
possibili percorsi, le mappe, le memorie, l’aiuto degli altri
s’alzano gli occhi al cielo, s’alzano i roghi in cupe vampe
s’alzano i roghi al cielo, s’alzano i roghi in cupe vampe
di colpo si fa notte
s’incunea crudo il freddo
la città trema
come creatura
cupe vampe livide stanze
occhio cecchino etnico assassino
alto il sole: sete e sudore
piena la luna: nessuna fortuna
ci fotte la guerra che armi non ha
ci fotte la pace che ammazza qua e là
ci fottono i preti i pope i mullah
l’ONU, la NATO, la civiltà
bella la vita dentro un catino bersaglio mobile d’ogni cecchino
bella la vita a Sarajevo città
questa è la favola della viltà
(Giovanni Lindo Ferretti 1996)
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