
Visitando l’Azienda Agricola dei fratelli Iacuzzi – (Jacuss in lingua friulana), ho avuto l’impressione che il famoso detto “vado a prendere il vino dal contadino” possa non essere solo un dolce ricordo del passato, ma qualcosa di tremendamente attuale. Chiariamo subito un punto, prima di essere fraintesi: i vini di Sandro e Andrea Iacuzzi sono vini di altissimo livello e la suggestione agreste mi è venuta in mente soprattutto per il contesto in cui è situata l’azienda: casa rurale, cantina con il portone di legno; non c’è nemmeno un’insegna, fatto salvo qualche cartello stradale. Da Jacuss la liturgia commerciale cara a molte cantine è completamente assente; è il vino che parla, le chiacchiere e le brochure aziendali “stanno a zero”. Sandro mi porta a fare un giro nella piccola cantina e lo fa come se mi stesse mostrando le stanze di casa sua: la cantina con le vasche di cemento vetrificato, la piccola barricaia, la collezione di cavatappi e bicchieri antichi, poi saliamo in fruttaia (dove viene messo ad appassire il Picolit) e udite udite, per salirci bisogna mettere una scala di legno. Siamo sicuri di essere nel 2011? Non è che sono capitato in una voragine spazio/temporale? Poi ci pensa lo squillare del cellulare a riportarmi nel ventunesimo secolo.
L’azienda agricola Jacuss
L’azienda vitivinicola Jacuss, situata nei Colli Orientali del Friuli, è relativamente giovane. Nasce, infatti, nel 1990 dopo aver abbandonato l’agricoltura mista, tipica del Friuli, per concentrarsi esclusivamente sulla coltivazione della vigna. Gli ettari vitati sono 10 (tutti di proprietà) e anno la particolarità di essere dislocati in varie zone di Montina; proprio per questo motivo richiedono un grande dispendio di energie per essere seguiti quotidianamente. L’unico vigneto adiacente alla cantina è il Picolit dal quale si ricavano appena 500 bottiglie. Nel corso degli anni, Sandro e Andrea, hanno fatto un grande lavoro di rinnovamento sia in vigna che in cantina, prestando grande attenzione ai metodi di potatura e alla resa per ettaro (attualmente siamo sui 60/70 ql di uva per ettaro, mentre il numero di ceppi si assesta sui 3.700/5.000 a seconda della varietà). Naturalmente sono gli autoctoni a farla da padrone: Friulano, Tazzelenghe, Refosco dal peduncolo rosso, Picolit e Schioppettino, ma sono presenti anche gli internazionali Sauvignon, Pinot bianco, Merlot, Cabernet Sauvignon, il tutto per una produzione che non supera le 50.000 bottiglie annue.

I vini degustati
Friulano 2009
Un gran bel tocai, naso intenso, con il floreale e il fruttato in bella evidenza, ottima la persistenza, sicuramente tra i Friulano più interessanti dei Colli Orientali del Friuli.
Pinot Bianco 2009
Un vino molto elegante, il passaggio in Barrique dona profumi complessi (speziatura, crosta di pane), davvero bella la persistenza.
Una piccola nota a margine: non capisco perché in Friuli si punti così poco sul Pinot Bianco, un vino che se fatto con maestria, come nel caso di Jacuss, è in grado di emozionare davvero!
Sauvignon 2010
Un sauvignon con un naso delicato e non invadente come spesso capita da queste parti.
Refosco dal Peduncolo Rosso 2007
Bel naso di sottobosco, tannini morbidissimi, un Refosco che si fa bere e poi ancora bere.
Picolit 2007
Uno dei migliori Picolit mai bevuti. Grande naso di miele e confettura di pesche, mai stucchevole , lunghissimo, purtroppo solo 500 bottiglie. Molti ritengono che il Picolit sia solo un vino da meditazione, credo invece che raggiunga il suo apice se abbinato. Volete un esempio di abbinamento sublime con un prodotto del territorio? Picolit e Formadi Frant, che altro?

Una piccola nota sul Formadi Frant: Formaggio prodotto in Carnia di colore giallo scuro, in forme alte 10 cm e di diametro di 30-40 cm. Il sapore è a contrasto tra dolce e piccante. È il risultato della mescolanza di diversi formaggi tipo “latteria” a differente livello di maturazione (40-90/100 giorni-più di 7 mesi) sminuzzati a fettine, cubetti e scaglie con aggiunta di sale, pepe e latte. Il tutto è poi impastato a mano con aggiunta di panna per dare morbidezza al prodotto. La preparazione del Formadi frant, che spesso ancora oggi avviene in ambito famigliare, aveva lo scopo di recuperare e conservare formaggi non idonei alla stagionatura, e perciò frammentati, poi miscelati e impastati con sale, pepe, latte e panna fino ad ottenere un composto omogeneo da consumarsi quando abbia acquisito, dopo circa 40 giorni di conservazione, il sapore particolare in cui il piccante è posto in contrasto con la sensazione di dolce.
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