
Tra le recenti Doc, alcune inutili e altre addirittura imbarazzanti (soprattutto tra quelle a venire), ce n’è una che invece risponde a una domanda di senso ben precisa, è la Doc Tullum. La doc Tullum è una delle più piccole doc d’Italia, prodotta in un territorio molto specifico e limitato: il comune di Tollo, in provincia di Chieti, in Abruzzo.
La doc Tullum, può contare su 300 ettari potenziali, la rigidità nei parametri produttivi è l’elemento caratterizzante e contempla, tra le altre cose, la vinificazione in zona, l’esclusione di uve provenienti dai vigneti in fondovalle o a un’altitudine inferiore a 80 m slm, e la densità d’impianto a ettaro, mai inferiore a 3.300 ceppi.
L’istituzione della doc, visto il recente e devastante sisma, ha per il territorio un forte significato simbolico: Tollo, infatti, fu rasa al suolo durante la Seconda Guerra Mondiale ma proprio grazie alla viticoltura ricostruì la sua identità. Certo non potrà essere solo la viticoltura a segnare il passo per la rinascita, ma trovo che la simbologia sia davvero evocativa. Le tipologie previste dalla Doc sono sei: Tullum bianco, Tullum Superiore, Pecorino e Passerina, il Tullum rosso e il Tullum Rosso Riserva, per una produzione di circa 80.000 bottiglie.
Il progetto Feudo Antico
Il progetto Feudo Antico, a dispetto del nome, è gestito da un gruppo di giovani : in vigneto è l’agronomo Antonio Sitti a seguire ogni fase, dalla potatura alla vendemmia, in cantina è Riccardo Brighigna a interpretare le uve e vinificare separatamente le masse per ottenere i migliori blend. Direttore generale è invece Andrea Di Fabio. Il Progetto è molto complesso, infatti, sono 20 i produttori che conferiscono le uve e ai quali, a disciplinare approvato (2008), è stata imposta subito una rigida disciplina: solo vitigni autoctoni, solo i vigneti migliori e più vocati, solo rese basse e tecniche di viticoltura a basso impatto, solo vinificazioni separate fino al momento della formazione della cuvèe. Il progetto Feudo Antico può contare su 15 ettari, dove il ruolo di protagonista è affidato al Pecorino e alla Passerina senza dimenticare ovviamente i più blasonati Trebbiano d’Abruzzo e Montepulciano d’Abruzzo ma con l’obiettivo di darne un’interpretazione che sia il più possibile originale. Il Trebbiano, infatti, è usato solo nel blend “bianco”, mentre il Montepulciano d’Abruzzo è vinificato in vasche di cemento e non “vede mai” il legno. Senza dimenticare che prossima uscita del passito ottenuto da uve Montepulciano, che completerà la gamma della doc Tullum.
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