
Immaginate Firenze, una delle città più belle del mondo, in una fine estate strepitosa come questa, piena di gente in ogni luogo, suoni, colori, vita ovunque! E immaginate una manifestazione enogastronomica (Wine Town) che come una caccia al tesoro, in due sole giornate intense e frenetiche, si tiene per le strade del centro storico. Per andare dal Mercato di San Lorenzo a Palazzo Non finito passi davanti al Duomo e al Battistero, oppure mentre vai a degustare i vini della Maremma a Palazzo Pitti, passi per Piazza della Signoria e Ponte Vecchio, tanta bellezza che ti taglia il fiato. Forse ai fiorentini, che sono abituati a queste meraviglie, verrà da sorridere ma per me, che non ho frequentato molto spesso la città, è stato davvero emozionante. Ho trovato davvero intelligente questo modo di organizzare la manifestazione che ti “costringe” a girare per le vie del centro storico alla ricerca delle sedi di Wine Town che per lo più sono situate nei palazzi antichi! E poi vino e musica (i concerti nei chiostri e nei cortili dei palazzi antichi), vino e teatro, il vino spiegato ai bambini, le mostre, l’architettura, in una parola sola la cultura e con la cultura, viva dio, si mangia, eccome se si mangia! Wine Town è indubbiamente una delle manifestazioni enogastronomiche tra le più suggestive che l’Italia possa vantare.
Cosa mi è piaciuto
La serata inaugurale di venerdì 23 al Loft di Piazza del Carmine, che bella atmosfera!
Tra i vini assaggiati al Loft, Il Chianti Classico DOCG Clemente settimo 2007 Riserva di Castelli del Gravepesa; Il Chianti Classico il Grigio 2006 di San Felice e Il Chianti Classico Valiano 2006 di Tenute Piccini. Tuteliamo e valorizziamo Il Chianti; se non cerchiamo il Santo Gral, può essere un gran bel vino spesso dall’ottimo rapporto qualità prezzo
Le zuppe della trattoria Da Burde
I salumi di Levoni
Il panino con il Lampredotto del grande Luca Cai patron dell’ osteria tripperia Il Magazzino di Firenze, una sorta di santuario della cucina tradizionale fiorentina, imperdibile!
Il Mercato di San Lorenzo, come struttura dico, inaugurato nel 1874, è una vera meraviglia dell’architettura

Lo show cooking di Luciano Zazzeri, “La Pineta” Marina di Bibbona (LI) condotto con la consueta professionalità da Luigi Cremona (non è che gli altri show cooking non mi siano piaciuti e che quello di Zazzeri, per motivi di tempo, è l’unico al quale ho partecipato)
Poggio Mandorlo 2007 IGT Maremma Toscana (60% Merlot – 30% Cabernet Franc – 10% Sangiovese), dell’omonima azienda.
Firenze, Firenze e ancora Firenze!
Cosa mi è piaciuto meno
Le Vernacce di San Gimignano assaggiate al Loft. Purtroppo (e per fortuna) il mio metro di paragone è sempre Zeta, la Vernaccia di Mattia Barzaghi che, e lo dico con un pizzico d’orgoglio, avevo scoperto molto prima che il Gambero Rosso gli assegnasse i tre bicchieri quest’anno.
I Vermentino 2010 assaggiati a Palazzo Pitti. Forse l’annata, chissà! Non mi hanno entusiasmato, un filino di complessità in più non guasterebbe.

La città
E quando in Palazzo Vecchio, bello come un’agave di pietra,
salii i gradini consunti, attraversai le antiche stanze,
e uscì a ricevermi un operaio, capo della città, del vecchio fiume, delle case tagliate come in pietra di luna, io non me ne sorpresi: la maestà del popolo governava.
E guardai dietro la sua bocca i fili abbaglianti della tappezzeria, la pittura che da queste strade contorte venne a mostrare il fior della bellezza a tutte le strade del mondo.
La cascata infinita che il magro poeta di Firenze lasciò in perpetua caduta senza che possa morire, perchè di rosso fuoco e acqua verde son fatte le sue sillabe.
Tutto dietro la sua testa operaia io indovinai.
Però non era, dietro di lui, l’aureola del passato il suo splendore: era la semplicità del presente.
Come un uomo, dal telaio all’aratro, dalla fabbrica oscura, salì i gradini col suo popolo e nel Vecchio Palazzo, senza seta e senza spada, il popolo, lo stesso che attraversò con me il freddo delle cordigliere andine era lì.
D’un tratto, dietro la sua testa, vidi la neve, i grandi alberi che sull’altura si unirono e qui, di nuovo sulla terra, mi riceveva con un sorriso e mi dava la mano, la stessa che mi mostro il cammino laggiù lontano nelle ferruginose cordigliere ostili che io vinsi.
E qui non era la pietra convertita in miracolo, convertita alla luce generatrice, né il benefico azzurro della pittura, né tutte le voci del fiume quelli che mi diedero la cittadinanza della vecchia città di pietra e argento, ma un operaio, un uomo, come tutti gli uomini.
Per questo credo ogni notte del giorno, e quando ho sete credo nell’acqua, perchè credo nell’uomo.
Credo che stiamo salendo l’ultimo gradino.
Da lì vedremo la verità ripartita, la semplicità instaurata sulla terra, il pane e il vino per tutti.
(Pablo Neruda)
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