
C’è una cosa che arricchisce il bagaglio esperienziale del degustatore di vino, si chiama diversità di vedute. Rimango totalmente affascinato, e confesso anche un pizzico angosciato, quando l’assaggio di un vino porta a risultati diametralmente opposti; quello che per me è grande vino per un altro non è nemmeno degno di nota. È successo di recente con il Franciacorta Docg Brut “Collezione Grandi Cru” 2005 di Cavalleri che in questo post definivo così: “Eccola la mia bollicina feticcio (assieme al Millesimato Riserva D’Antan de La Scolca). Complessa, aristocratica, con note ossidative che donano grande eleganza, lunghissimo in bocca. Da aspettare nel corso del tempo per provare, se possibile, emozioni ancora più intense. Immenso”. Accipicchia, o gosh come direbbero gli inglesi, nel numero di Aprile 2012 dell’autorevole mensile “Il mio vino”, nella celeberrima rubrica “Davide e Golia”, lo stesso Franciacorta di Cavalleri (Golia) a confronto con altri sei definiti “Davide”, delude parecchio il team di esperti degustatori della rivista che lo definiscono così: ”Al naso però i profumi sono stati quasi impercettibili, solo note floreali e di crosta di pane decisamente lievi, seguiti da un aroma indefinibile ma che non accentua la gradevolezza. Accentuata invece, la sensazione citrina in bocca, che però non lascia spazio ad altri sapori. Il frutto è quasi inesistente e la struttura traballa, scivola via facilmente senza lasciare persistenza. Insomma a farsi forte è l’acidità, con effetto prevaricante”, un disastro insomma, che diventa doppio se consideriamo che il prezzo di una bottiglia, sempre secondo “Il mio vino”, è pari a 39 euro. Confesso tutto il mio imbarazzo, come posso essermi sbagliato in maniera così clamorosa? Come posso aver pensato che quel vino è un prodotto che per rango va sicuramente anche oltre la Franciacorta? Per fortuna, proseguendo nella lettura dell’articolo, mi sono confortato e rasserenato, ed è cambiata totalmente la prospettiva. L’imbarazzo ho iniziato a provarlo per l’esperto team di degustatori della rivista e mi sono fatto alcune domande del tipo: ma avete aperto una sola bottiglia? Per penalizzare un vino che voi stessi dite che “di regola dovrebbe durare una vita considerando che alcune edizioni di oltre quindici anni sono ancora eccellenti”, avete deciso che era “Buona la prima”?Considerare poi “Golia” una cantina come Cavalleri che fa 170.000 bottiglie l’anno e che dell’etica ne ha fatto stile (fuori dal Consorzio per una questione di principio, numero limitato di bottiglie, rispetto rigoroso del cliente, ecc.) fa davvero sorridere. Ma è soprattutto la modalità del confronto che grida vendetta, cosa che per una rivista così popolare ritengo sia un vero e proprio scivolone: come si possono mettere a confronto dei Franciacorta così diversi per tecnica di vinificazione e affinamento sui lieviti, che per forza di cose avranno anche prezzi diversi? Non si rischia di disorientare il consumatore dicendo che una Franciacorta che costa 13.50 alla bottiglia è la stessa identica cosa di uno che ne costa 39? Non era considerato errore grave sommare le pere con le mele?
Ps: Naturalmente io rimango del mio parere sulla grandezza del “Collezione Grandi Cru” 2005 e a quanto sono in buona compagnia poiché in cantina è esaurito da tempo. E allora degustatori de “Il mio vino” à votre santé!
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