Il Mosnel, percezione di una Franciacorta ideale


Giulio e Lucia Barzanò

Dopo l’illuminante degustazione a Camignone, in cantina da “Il Mosnel”, una delle più importanti realtà della Franciacorta, mi è tornato in mente un vecchio slogan mutuato dalla politica: “Franciacorta di lotta e di governo”, che bene si potrebbe adattare all’attuale stagione socio-economica di quel territorio. Di lotta perché è arrivato il momento di smetterla con la sudditanza psicologica: il Franciacorta, nelle sue espressioni più alte, Il Mosnel per l’appunto, Cavalleri e altri nomi importanti, occupano un posto rilevante nella spumantistica mondiale. Vero anche che puntando su una forte identità e sulle peculiarità di un terroir unico, il Franciacorta avrebbe ancora più appeal e la conquista dei mercati esteri potrebbe essere più agevole di quanto non lo sia ora. Ad ogni modo non va dimenticato che la storia della Franciacorta vinicola è relativamente recente, circa un cinquantennio, e pertanto i margini di crescita sono piuttosto ampi. per quanto riguarda invece il governo tutto viene rimandato al Consorzio di tutela perchè è necessario che sia ancora più incisivo nelle strategie di controllo e di promozione. È davvero frustrante trovare, nella Grande Distribuzione Organizzata, bottiglie di Franciacorta in vendita a 6/7 euro, con qualità scadente che confondono oltremodo il consumatore non esperto, facendogli credere, come accade per l’olio extra vergine d’oliva, venduto a 3 euro al litro, che quello sia un prezzo congruo, mentre sappiamo tutti che è semplicemente un’offesa al buon senso. E poi la competenza: non è pensabile che tra gli addetti ai lavori, mi riferisco in particolare al personale di sala, si faccia ancora confusione tra Champagne e Franciacorta o peggio tra Prosecco e Franciacorta; non è accettabile al ristorante, diventa un sacrilegio nell’alta ristorazione o nell’hotellerie di lusso e parlo di fatti realmente accaduti. Poi un giorno di gennaio arrivi al Mosnel, degusti delle perle e capisci che i produttori di talento, che lavorano con grande cura e passione, non meritano ambiguità né approssimazione, anzi sono dei modelli da seguire per dare alla Franciacorta il lustro che merita.

La degustazione

Il Mosnel è una delle aziende franciacortine più antiche, le cui origini risalgono addirittura al 1836. Fu Emanuela Barboglio, negli anni ’60 del secolo scorso, a capire le grandi potenzialità di questo territorio e a iniziare a scrivere, assieme a Guido Berlucchi, Franco Ziliani, Giovanni Cavalleri, Maurizio Zanella, pagine straordinarie per il metodo classico italiano.  Oggi l’azienda è guidata con talento e passione dai figli della signora Emanuela, Giulio e Lucia Barzanò.

La degustazione organizzata aveva come focus l’evoluzione nel tempo del Franciacorta Brut (annate diverse ma anche sboccature diverse dello stesso vino), perché, dicono Giulio e Lucia, è troppo comodo conquistare con le riserve o i millesimati; se ti devo conquistare voglio farlo con il vino base che è poi anche il 50% della produzione. In effetti, il discorso non fa una piega.

La cuvèe del Franciacorta DOCG brut. s.a è cosi composta: 60% Chardonnay, di cui un 30% fermentato in piccolo botti di rovere e un 30% frutto di altra annata vinificato in acciaio, poi 30% di Pinot bianco fermentato in acciaio e un 10% di Pinot nero fermentato in acciaio.

Si parte con la base della cuvèe più recente, la 2009 sboccato a la volèe. Diretto, senza fronzoli, tale e quale (senza nessun dosaggio) per capire subito la grandezza della materia prima. Naturalmente in divenire.

Franciacorta Brut base delle cuvèe 2009, sboccatura 10/2012: Si sente sempre la coerenza stilistica che caratterizzerà tutta la degustazione, qui il tempo, però, deve ancora fare bene il suo lavoro.

Franciacorta Brut base delle cuvèe 2009, sboccatura 06/2012: S’inizia a fare sul serio, il naso diventa  molto intenso, note floreali in evidenza (leggero legno di liquirizia e poi menta). In bocca è pieno e nitido.

Franciacorta Brut base delle cuvèe 2009, sboccatura 01/2012: è un crescendo. Acquisisce maggiore intensità soprattutto sulle note fruttate (agrumi). In stato di grazia, il migliore della cuvèe 2009.

Franciacorta Brut base delle cuvèe 2008, sboccatura 10/2011: La bellissima annata 2008 che ha caratterizzato la Franciacorta è tutta in questo bicchiere.

Franciacorta Brut base delle cuvèe 2007, sboccatura 10/2010: Annata con vendemmia notevolmente anticipata che forse penalizza un po’ il vino; Naso presente con note floreali non molto marcate (prevale la camomilla); da seguire nella sua evoluzione.

Franciacorta Brut base delle cuvèe 2006, sboccatura 01/2010: Grandissimo vino de Il Mosnel, complesso, elegante, dal finale perenne. Da “manuale” come l’annata da cui proviene.

Franciacorta Brut base delle cuvèe 2004, sboccatura 10/2007: Un fuori programma. Lucia e Giulio hanno recuperato la bottiglia da un ristoratore.  Questi sono i vini che amo particolarmente, quelli che non si rivelano subito, che hanno bisogno di esprimersi nel bicchiere. Il naso cresce in complessità  lentamente ma inesorabilmente, arrivando a note di pietra focaia; in bocca è opulento con una verve acida ancora intatta.

Per la cronaca, abbinati a una merenda franciacortina, sono stati assaggiati anche: Franciacorta extra brut 2007 E.B.B. (sboccatura 04/2011); Franciacorta Pas Dosè Riserva 2006 (sboccatura 06/2012); Franciacorta Pas Dosè riserva “QdE” 2004 (sboccatura 04/2010) e il Franciacorta Brut 1990 (04/2005), tutti rigorosamente in formato magnum. Nei bicchieri percezioni di una Franciacorta ideale, perfetta, che non teme confronti.

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