Mattia ti aspetto, senza non si può fare


Mattia Barzaghi

Questa è la seconda mazzata del 2013, non ho molte parole adesso: un caro amico, uno dei vignaioli che più stimo, Mattia Barzaghi, al quale mi legano ricordi indelebili,  forse cambia strada. Non so bene cosa implicherà questa decisione, spero solo che il vino resti per lui sempre compagno  di vita  e che magari, dopo una pausa, possa ritrovarlo; possa ritrovare un nuovo progetto, perché proprio non ce la faccio a stare senza quelle bottiglie Mattia!

Le parole che Mattia Barzaghi a pubblicato qualche ora fa su Facebook:

Voglio ringraziare tutti coloro che mi hanno apprezzato, sostenuto, e dato la forza per affrontare queste 5 vendemmie.
Con loro mi scuso per quello che sto per scrivere.
Purtroppo, dopo la fine di zeta project e del Caggio, ho provato a continuare a fare il lavoro che amo, ed è così che con Simone abbiamo fatto nascere Rezet Mattia Barzaghi.
Quello che pensavo poter essere davvero un reset della mia vita, si è invece rivelato un grosso errore.
Dopo una stagione passata a seguire, seppur non fisicamente, ma comunque dettando passo per passo le operazioni da farsi sulle mie vecchie vigne, a vendemmia iniziata, mi sono ritrovato a dover vinificare uve diverse perché era stato ritenuto antieconomico vendemmiare le mie vecchie uve.
Nonostante tutto e con le spalle al muro ho vinificato quelle uve come fossero le mie.
L’ho fatto e mi scuso se ho pensato di poterle commercializzare tradendo in parte voi tutti, perchè mi era stato promesso di poter gestire una piccola parte di vecchie vigne a partire dall’annata 2013, seguendo le mie pratiche agronomiche e riconvertirle a biologico, in sostituzione delle vigne perse.
Decisione difficile, che ho preso guardando al futuro e sulla base del fatto che le uve vinificate dell’annata 2012, per la stagione assolutamente favorevole, anche se trattate in modo diverso dalle mie avevano avuto solo nei primi 2 trattamenti dei prodotti non assimilabili alla coltivazione biologica.
Poi ad aprile 2013 mi sono ritrovato, a non poter decidere e gestire in alcun modo le fasi delle lavorazioni e, anche la parte promessami, è stata trattata in maniera convenzionale.
A quel punto era davvero troppo e così ho deciso, per tutto questo, e non solo,che i vini 2012 Rezet Mattia Barzaghi non potranno uscire in commercio associati al mio nome.
A partire dal 30.06.2013 io, indipendentemente dalla mia volontà, non sono, infatti, più parte dell’organico Mormoraia e non potrò personalmente garantire che i vini commercializzati dalla predetta azienda corrispondano ai canoni di qualità che sempre ho seguito, né Mormoraia è autorizzata a diffondere, nella commercializzazione dei suoi prodotti o in qualsiasi altro modo, il mio nome e/o la mia immagine.
Sono passati solo 6 anni, era settembre 2007quando vinificavo la prima vendemmia con il mio nome.
A novembre 2008 incontravo Simone Morosi, così dal nulla senza accordi contratti o programmi , solo sorrisi gioia e abbiamo iniziato, zaino pieno di bottiglie in spalla, a girare per bar enoteche e ristoranti
Ricordo il primo vinitaly, lo stand era una bolgia, si respirava gioia passione, era un gioco, faticoso ma rimaneva un gioco. Ricordo la nomina del presidente del Fan club (pur non avendo nessun fan club) a Michelangelo Tagliente appena incontrato, mai visto prima, ( tuttora presidente e carissimo amico) questa era ciò che volevamo! Condividere!!!
Ricordo ancora quando a Merano Simone Mi fece conoscere Christian Bucci, forse non abbiamo neppure assaggiato i vini quel giorno, ma la sintonia si sentiva, la passione la voglia di divertirsi era la stessa, quello che cercavamo io e Simone oltre la bottiglia di vino era chiaro averlo anche Christian e così abbiamo iniziato anche a lavorare con les caves de pyrene.
In les caves abbiamo trovato un gruppo di produttori, di agenti, di amici fantastici.
con il vino non solo DENTRO, ma un vino umano, VERO, vero perché arricchito dalla passione e dall’INGREDIENTE unico che è l’ umanità.
Quell’umanità che fa (quando c’è) la differenza , che rende il vino qualcosa di speciale.
Un vino come pensavamo dovesse essere: ludico ma terribilmente serio, talebano se si parlava di qualità, ma meravigliosamente vivo e anarchico perché specchio di personalità diverse, fatto di uomini, passioni e gioia nel condividere.
Sono arrivati i primi successi, i primi riconoscimenti, tanta gente ha creduto in noi e non finirò mai di ringraziarli così come di scusarmi per quello che è successo poi.
Credo ancora fermamente che il calore intorno a noi fosse frutto anche del nostro modo di porci, del divertimento che trasudava dietro i nostri banchi di assaggio, al nostro modo un po’ fanciullesco e un po’ guascone che avevamo , perché così eravamo; e fortunatamente chi ci ha apprezzato in questi anni ha capito ciò che per noi era davvero importante!
Dopo ogni vendemmia, accadeva sempre la stessa cosa: a me non piacevano mai i vini fatti, e Simone invece si esaltava ad ogni vasca assaggiata , i tagli fatti e rifatti, amici che assaggiavano a più riprese ascoltavamo i loro commenti e poi a decisione presa li facevamo sentire a Bucci, forse un cenno di assenso e poi… ancora solo gioia e divertimento, cazzate, e battute!!!!
E cosi abbiamo continuato, sempre giocando, divertendoci e credendo realmente in ciò che facevamo.
Poi la scomparsa di Simone.
ho sentito un vuoto incolmabile.
Sento ancora oggi terribilmente la mancanza del suo sorriso, lui era la parte gioiosa.
Disincantata ma tenace, fanciullesca ma seria, incontrollabile ma puntuale nel momento di bisogno!
Ho avuto la sensazione che anche i vini abbiano sentito questo vuoto.
Mi sembravano terribilmente seri ogni qualvolta li aprivo alle manifestazioni senza di lui ma sono andato avanti, ricaricandomi con i messaggi di affetto che ricevevo, e ad ogni manifestazione di les caves, dove riuscivo a riassaporare grazie agli amici, agli agenti ai produttori di sempre la gioia di un tempo e farla mia per tornare in cantina a lavorare.
6 anni davvero intensi, meravigliosi per certi aspetti, faticosissimi e dolorosissimi per altri.
Ho incontrato tantissime persone, molte mi hanno segnato profondamente , con la maggior parte ho vissuto, anche se solo per pochi minuti, una gioia sincera.
Mi sono divertito tanto e mi restano bellissimi ricordi e meravigliosi amici conosciuti davanti ad un bicchiere.

Ora è arrivato forse il tempo di cambiare strada.
C’è una bellissima leggenda indiana a cui voglio credere.
L’aquila può vivere settant’ anni ma intorno ai quaranta, avendo ormai le penne delle ali segnate dal tempo, gli artigli consumati, così come il rostro, deve decidere se lasciarsi morire, oppure ritirarsi in cima ad una montagna, e li con tanto dolore, prima iniziare a sbattere il vecchio becco contro le pareti della montagna fino a staccarlo, una volta ricresciuto, con questo strapparsi gli artigli consumati per poi, con il nuovo becco e i nuovi artigli, strapparsi le ormai vecchie e pesanti piume per dar spazio alle nuove e a quel punto nuovamente librarsi in volo e continuare a vivere per altri trent’anni
Mi sono staccato il becco con la perdita di zeta project, ho rimosso i vecchi artigli perdendo Simone, ora le ali con rezet…
Ma mia figlia Amelie e la mia compagna Louise sono la montagna da cui spiccare un NUOVO VOLO.
GRAZIE MATTIA


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