
Coincidenze? Forse. Scrivo questo pezzo sulla cantina Vignai da Duline mentre sto leggendo “Servabo, laico di parte – Il Vino naturale”, interessante progetto editoriale curato dai soci fondatori della Cooperativa editoriale “Versanti”. Un libro d’indagine e di analisi per sondare qual è lo stato dell’arte del mondo bio e biodinamico. Nel volume, fin dalle prime battute, emerge tutta la complessità di quel sistema e, per una sorta di contrappeso, mi è venuto facile confrontare la “semplicità” del pensiero di Lorenzo Mocchiutti e di Federica Magrini, in altre parole Vignai da Duline. Loro lavorano in biologico da sempre, senza grandi proclami, addirittura dal 1982 (la certificazione arriverà dieci anni dopo, nel 1992). L’incipit è questo: siamo alla fine di agosto 2013, è una meravigliosa giornata estiva e mentre percorriamo quel luogo mistico che è Ronco Pitotti (sei ettari di vigneto a Manzano nei Colli orientali del Friuli Venezia Giulia) Lorenzo, candidamente, se ne esce con una frase che è una sorta di manifesto programmatico: “Il mio unico consulente è la vigna, è lei che mi dice quello che devo fare”.

Cosa c’è di più intenso di un rapporto simbiotico tra uomo e natura? Se è la pianta che ti fa capire come deve essere trattata (rispettata), visto che è un essere vivente, non ti dirà mai di farle del male, è una questione di bisogni e d’istinto di sopravvivenza. Lo so, filosofia spicciola la mia, perdonatemi, ma credo fermamente che sia un discorso che valga molto più di mille dibattiti e discussioni sterili attorno al vino naturale. Questo, riassumendo all’osso, il progetto di vino (e di vita) dei proprietari di Vignai da Duline! Anime belle che inevitabilmente fiutano i loro simili, non saprei come altrimenti spiegarmi il gesto di Francesco Valori (nomen omen), proprietario di Ronco Pitotti, che ha dato in affido totale a Lorenzo e Federica quella sorta di paradiso terrestre; certo poi loro l’hanno ripagato con vini di livello assoluto, tra i migliori di tutto il Friuli Venezia Giulia.

Tanto per fare qualche nome potremmo parlare del Tocai Friulano “Giallo di Tocai” 2012 ottenuto da vecchie viti del 1920 e 1936, autentico e poetico; oppure del grande spessore del Pinot Grigio 2012; o dello Chardonnay 2010, di bella struttura e complessità che avrà un futuro radioso. Poi c’è la grande personalità del Morus Alba 2010 (blend di Sauvignon 60% e Malvasia 40%), l’intenso Merlot Pitotti Valori 2009, ottenuto da vecchi cloni di Merlot così detto “storico” ma che potremmo definire anche autoctono e, last but not least, l’affascinante e uno dei migliori in assoluto Refosco dal Peduncolo Rosso in purezza che è il Morus Nigra 2008.
Passerà come acqua lungo il fiume
come passa questo vento
come passi soli nel tempo.
(Tratto da Le Radici e le Ali di Sandro e Marino Severini – The Gang 1991)
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