
C’è un modo di intendere il vino che possa portare al superamento di concetti come “vino naturale” e “vino convenzionale”? Forse sì, potrebbe essere “vino etico”. Etica, una parola importante, che pesa come un macigno ovunque si metta e soprattutto di questi tempi. Per non banalizzare, o semplificare troppo la questione, ho deciso di andare direttamente alla fonte e lasciare che a parlare del progetto “ViniEtici” fosse Filippo Ferrari, ovvero, colui che, assieme ad altri, ne è stato l’ideatore. Ho incontrato Filippo al recente Ein Prosit a Malborghetto, mi era piaciuta subito la sua posizione, intelligente e per nulla talebana, nei confronti della diatriba “vino naturale” versus “vino convenzionale”. In seguito ho avuto la possibilità di assaggiare alcune bottiglie di cantine aderenti a “ViniEtici” e da qui è nata subito una constatazione banale, che trascende tutta le filosofie e i dialoghi sui massimi sistemi, ovvero che alla fine il vino deve essere solo buono, punto. Ho degustato di Tenuta Lenzini (Benedetta Tronci e Michele Guarino) una meravigliosa espressione di Syrah, un 2009, emozionante tra i più buoni che ricordi e “Insieme” 2011, un’Alicante Bouschet in purezza, che trova nelle colline Lucchesi, zona d’origine di Tenuta Lenzini, una delle sue terre d’elezione, tanto per non scadere nella retorica dell’autoctono a tutti i costi. Poi il Brunello di Montalcino 2008 di Piombaia (Francesco Cantini). Un Brunello autentico, di grande finezza in un’annata non facile ma che mostra già oggi una gran bella personalità e che con il tempo potrà stupire.

Filippo Ferrari racconta il progetto “ViniEtici”
L’Idea di ViniEtici, è nata all’uscita da una degustazione di vini definiti “naturali”. In quelle ore, dopo aver parlato con diversi produttori presenti, talvolta non avevamo trovato delle risposte concrete ed esaustive, nelle parole e nei sensi. Stessa cosa, a volte, ci era capitata alle degustazioni di vini “convenzionali”. Dato per scontato che esistono ottimi vini sostenibili come ottimi vini dell’altra sponda, spesso collegati a veri vignaioli e consulenti scrupolosi, l’Idea era ed è, di essere fuori da ogni logica troppo stretta. Non crediamo si tratti di fare i più buoni e puliti ma di avere aziende sane e redditizie, per consumatori felici di conoscere e finire le bottiglie (home del sito). Spesso i produttori di ogni “fazione” si lamentano per le scarse risposte del mercato senza invece analizzarsi in ogni punto e guardare oltre l’orizzonte. La nota stonata di molti vini “convenzionali”, oltre ai diserbi chimici e ai trattamenti sistemici, spesso non è l’utilizzo di prodotti nocivi alla salute ma sono gli assemblaggi di masse orfane delle loro vigne, i tagli con vini acquistati, le operazioni fisiche, le estrazioni inutili…sono pratiche o additivi, volti ad esprimere una tipologia di prodotto e non la naturale espressione del terroir e del produttore. Il “naturale” invece, è spesso vittima di atteggiamenti passivi, dove si attribuisce alla natura ogni pregio e ogni difetto, con gli stessi risultati di appiattimento del gusto. L’etica quindi, sta nell’avere una visione più ampia possibile di tutte le azioni che possono concorrere alla realizzazione di vini autentici e sostenibili. Sul nostro sito diciamo quello che facciamo o non facciamo (filosofia + blog), motivando le scelte che ci guidano per trovare un dialogo sincero, con la terra e con le persone. Non possiamo ridurre tutto alla solforosa, ai lieviti e al legno come non possiamo negare che un biologico fatto in modo “tradizionale”, può portare risultati peggiori al suolo e all’ambiente, di altre filosofie produttive. Crediamo necessario affrontare ogni punto della filiera, altrimenti si rischia di perdere le conoscenze utili alla corretta espressione del vino o di fare strada ai consorzi nati sotto il nome di grandi scienziati e grandi case farmaceutiche. La Biodinamica deriva dal pensiero di un uomo che ha, al suo attivo, il numero di pubblicazioni più grande di ogni altro uomo passato sulla terra. L’agricoltura che deriva dal suo pensiero, se applicata nel modo corretto, può davvero portare evoluzione, come si può evincere dal titolo del testo di riferimento per gli agricoltori: Impulsi Scientifico Spirituali per il Progresso dell’Agricoltura, scritto cento anni dopo la prima sintesi dell’urea in laboratorio. Partendo da Rudolf Steiner, possiamo viaggiare fino ai Microrganismi Rigenerativi di Teruo Higa, passando per J. Lovelock, M. e E. Pfeiffer, E. e L. Kolisko, M. e M. Thun, H. Herbe, X. Florin, M. Fukuoka, M. Emotu…..solo per citarne alcuni e senza scordarsi le persone che vivono ed hanno vissuto per migliorare l’enologia. Siamo solo agli albori di tante conoscenze e spesso bloccati da logiche poco sociali. Il futuro del vino parlerà di “agricoltura vitivinicola sostenibile” come un dato di fatto e ogni territorio, ogni vigna e ogni stagione parleranno finalmente la loro lingua senza doversi nascondere dietro a mille definizioni, dai supertuscans in poi.
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