
Red Canzian da 41 anni suona il basso con i Pooh! Non basta questo però a definire una personalità eclettica come la sua; musica certo, ma poi pittura, restauro, botanica. Da qualche anno vegano convinto e appassionato del nettare di Bacco. Ho voluto domandargli quali possono essere gli ostacoli per un vegano che si l’approccia al vino, ecco cosa ne è uscito:
Red come prima cosa volevo ringraziarti per la disponibilità! Vengo al dunque cercando di articolare il più possibile il mio pensiero. Da qualche tempo, nel mondo del vino, è in corso un dibattito estenuate su cosa sia il vino naturale, se esista per davvero, se, come prospettato da alcuni sia, senza alcun dubbio, sempre da preferirsi a qualunque vino così detto convenzionale. Non voglio entrare nel merito di questa questione, ampiamente dibattuta, mi interessava, invece, conoscere il pensiero di un vegano rispetto all’approccio biodinamico, che fonda i suoi principi sul pensiero di Rudolf Steiner. In sostanza, la biodinamica oltre ad essere una vera e propria filosofia di vita comporta anche una sorta di rapporto intimo con la natura e la terra, mettendo al bando qualunque tipo di concime chimico. Detta così viene facile immaginare che un vegano dovrebbe trovare nel vino biodinamico un interlocutore naturale al suo piacere di bere; credo invece che la questione non sia così semplice e che si possa complicare non poco, diventando a tratti contraddittoria. Nella concimazione e nella cura delle piante, sia nelle coltivazioni biodinamiche sia in quelle biologiche, certamente si utilizzano sostanze vegetali e minerali ma anche sostanze di origine animale. Non mi riferisco agli scarti della macellazione ma, più semplicemente, allo stallatico, che contiene feci, urea e materiali vegetali raccolti durante la pulizia della stalla o al corno letame, (il letame di bovino lasciato macerare dentro ad un corno di vacca). Ovviamente il primo esempio è totalmente contrario ai principi vegani ma credo che anche gli altri esempi non siano ammessi! Da qui, ad esempio, potrebbe nascere il paradosso che un vegano, piuttosto che bere un vino biodinamico, le cui vigne sono state concimate utilizzando le sostanze che abbiamo detto, vada a bere un vino che fa uso importante di chimica o peggio ancora così detto industriale. Sto semplificando naturalmente, ma mi interessava introdurre questo paradosso per capire qual è l’approccio di un vegano al vino. In sostanza Red cosa bevono i vegani, quali attenzioni hanno nello scegliere un vino?
Red Canzian: Non so se esiste un pensiero comune che unisce i vegani nei confronti del vino. Fermo restando che i superalcolici sono banditi per la salute del nostro fegato, e non solo per i vegani, credo personalmente che un bicchiere di vino rosso possa fare addirittura bene e se è buono oltre a dare soddisfazione e piacere alla bocca invita le persone alla condivisione di un momento, in un tempo in cui stiamo condividendo la nostra vita e i nostri rapporti quasi esclusivamente via web. Uso regolarmente le nuove tecnologie ma preferisco un “mi piace” davanti ad un buon bicchiere di vino che su Facebook!
I vini biodinamici sono ovviamente da preferire, anche se ancor prima io controllo che non siano state usate albumina o caseina nella chiarificazione del vino, per ammorbidirne i tannini. Scelgo vini dove questo processo viene realizzato con minerali quali il silice e la bentonite.
Per quanto riguarda la concimazione delle viti, credo che da sempre la natura offra un ciclo naturale all’automantenimento di se stessa, alle piante arriva un aiuto grazie alla decomposizione di altre piante, a quel materiale organico vegetale che si trasforma in concime, oppure dal recupero di stallatico “sano”, prodotto cioè da animali che si alimentano di erba nei pascoli o da escrementi naturali come il guano degli uccelli raccolto nelle scogliere del Cile e del Perù che fu importato per la prima volta nel nostro paese da Camillo Benso di Cavour.
Credo insomma che con un po’ di “elastica apertura mentale“ si possa convivere e migliorare la nostra vita, trovando equilibri che se pur nascono dall’accettazione di qualche compromesso sono meno dannosi delle chiusure totali che creano fazioni e barricate.
Il vino esiste da sempre e io penso che se Dio ci ha dato l’uva per farlo un motivo forse c’è; sta a noi farne buon uso, come con tutte le cose il problema è il metodo, il sistema e il discorso non vale solo per il vino ma per tanti prodotti base che l’industria sta modificando e addirittura rendendo dannosi alla nostra salute: zucchero, sale, farine, tutto stra-raffinato, e per fare questo vengono impiegate sostanze altamente nocive che vanno a vanificare inoltre tutte le funzioni organolettiche dei prodotti.
Dobbiamo solo ricalmierare le nostre bramosie di guadagno e di sviluppo! Dove c’è una multinazionale o una grande industria difficilmente incontreremo la qualità, questo ci deve preoccupare vegani o non vegani.
Occorre fare meno e meglio, con quel rigore unito alla passione che non sempre ci ha contraddistinti.
Io, un bicchiere di vino rosso alla sera, a cena, lo bevo e sinceramente mi aiuta a chiudere bene la giornata, a ritrovare equilibrio tra voglie e pensieri, provate!
Crediti foto: La foto di Red Canzian è di Cristian Dossena.
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