Collio Vitae, appunti per la rinascita


Edi Keber, Dario Raccaro, Damian Princic, Roberto Picéch, Damijan Podversic

Qualche mese fa su La stanza del vino, una trentina tra giornalisti e addetti ai lavori rispondevano accoratamente alla sollecitazione fatta da Marco Felluga in merito alla perdita di appeal del Collio. Ci furono critiche costruttive, apprezzamenti, consigli, ma nella maggior parte degli interventi veniva posta, come traguardo per la rinascita del Collio, la rivalutazione di un territorio unico per natura, tanto per citare uno slogan coniato sempre in Friuli. In poche parole era urgente mettere da parte personalismi per recuperare una visione unitaria d’identità che poteva trovare la sua massima espressione in un vino simbolo, il Collio Bianco. Per una storia di convergenze parallele, cinque vignaioli amici (Edi Keber, Dario Raccaro, Damian Princic, Roberto Picéch, Damijan Podversic) stavano da qualche tempo lavorando a un progetto denominato Collio Vitae che aveva (ed ha) proprio come obiettivo un nuovo modo di intendere il territorio. Come? Attraverso la promozione di un unico vino, il Collio Bianco e naturalmente delle eccellenze gastronomiche che offre questa terra di confine. Sintetizzando il concetto, tutto passa attraverso cinque parole chiave: evoluzione, unicità, essenza, semplicità e tradizione

Messo da parte il “particulare”, si torna tutti assieme a parlare solo ed esclusivamente di Collio e di un vino di riferimento, che nei prossimi anni può (e deve) diventare simbolo di rinascita. Certo, la speranza e che presto molti altri vignaioli si uniscano al progetto di Keber, Raccaro, Princic, Picéch e Podversic, altrimenti c’è il rischio di non riuscire a dare all’idea la giusta propulsione di cui necessita. Va detto che il disciplinare, in merito al Collio Bianco, non obbliga a usare esclusivamente determinate uve, cosi accanto agli autoctoni, c’è chi utilizza i vitigni internazionali. Non so, francamente, se tutto ciò sia un bene o un male; certo è che potrebbe generare un po’ di confusione e porre di nuovo al centro il problema della territorialità. L’uso delle varietà locali quali Tocai (Friulano), Ribolla Gialla e Malvasia Istriana darebbero un’identità precisa al Collio Bianco, ma al momento ciò non è possibile, un passo per volta, adesso è urgente ritornare a sognare.

“Non sono che parole, tuttavia mi assicurano che mi trovo ancora sulla strada per la quale cammino da un’infinità di tempo”

(Pier Paolo Pasolini)

Damijan Podversic saluto di benvenuto a Collio Vitae

Edi Keber racconta gli intenti del progetto Collio Vitae

Create a website or blog at WordPress.com

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: