La Vigna di Maria Chaves ai piedi del vulcano


Tra le mille storie che possono raccontare i vini che nascono da terre vulcaniche un posto di spicco, in quanto a originalità, se lo sono ritagliato le bottiglie che arrivano dalla Vinha de Maria Chaves. Siamo a L’Isola di Fogo, Repubblica di Capo Verde, precisamente tra le isole di Santiago e Brava. L’isola di Fogo è la quarta isola come dimensione nonché la più alta con i suoi 2829 m. Scoperta il 1º maggio 1460 da un capitano genovese, Antonio de Noli, (originario di Noli e al servizio del Portogallo) fu chiamata prima São Filipe. La tenuta Vinha de Maria Chaves, siamo tra i 560 e i 920 metri s.l.m, è stata realizzata su un terreno di circa 36 ettari, donato in comodato d’uso dal Governo Capoverdiano per 50 anni, ma solo su 23  è stato possibile impiantare la vigna (un ettaro circa a uva da tavola, il resto a uva da vino). Un simile progetto può venire in mente solo a un visionario che in questo caso risponde al nome di Padre Ottavio fondatore dell’AMSES (Associazione Missionaria Solidarietà e Sviluppo – Onlus). L’AMSES, nel 2003, ha costituito un’ organizzazione No-Profit denominata ASDE (Associação Solidariedade e Desenvolvimento), per dare supporto economico alle attività sociali in favore del popolo capoverdiano, per  creare le basi di un nuovo sistema di sviluppo dell’isola, promuovendo e formando risorse umane capaci di generare futuro per una economia equilibrata e responsabile della propria terra. Tra queste attività rientra sicuramente la produzione del vino ma anche altri importanti progetti sociali (per chi volesse approfondire casadelsole.org) Padre Ottavio certo è un sognatore ma consapevole anche del fatto che per realizzare Vinha de Maria Chaves ci sarebbe voluta anche tanta concretezza; per questo motivo ha chiesto la collaborazione di esperti enologi e agronomi italiani. Inoltre, dato non trascurabile, nell’isola di Fogo, oltre alle particolari condizioni del clima e del terreno, proprio alle falde del vulcano c’è anche la presenza di acqua dolce, un piccolo miracolo insomma. Accanto al progetto del vigneto si sviluppa quello della “Cantina di Monte Barro”. La Cantina, annessa alla vigna, è destinata alla trasformazione dell’uva in vino e ai relativi processi di affinamento, invecchiamento, imbottigliamento, confezionamento e imballaggio delle bottiglie. La prima vendemmia è stata effettuata nel 2012 sotto la supervisione di tecnici italiani, ma già dai prossimi raccolti la gestione sarà totalmente a carico dei capoverdiani.

Ho avuto il piacere di bere
Vinho do Fogo “Tinto” 2012 San Felipe, Vigna Maria Chaves, Capo Verde
Da uve Muscatel rosso, Aleatico, Tempranillo e Touriga Nacional coltivate a piede franco sulle pendici del vulcano di Fogo, fra i 600 e i 900 metri. Vino con un frutto maturo in evidenza e dolci note speziate. In bocca sorprende per morbidezza e per temperamento.
Vinho do Fogo “Tinto” Reserva 2012 San Felipe, Vigna Maria Chaves, Capo Verde
Sempre da Muscatel rosso, Aleatico, Tempranillo e Touriga Nacional alle quali vengono aggiunte uve indigene coltivate nella Caldeira del Pico do Fogo a 1800 metri. Affinato in botti di rovere per 12 mesi, successivamente in acciaio per 4 mesi e infine in bottiglia per sei mesi. La riserva è davvero una gran bella sorpresa per complessità che l’allinea ai grandi rossi di origine andalusa, giusto per fare un paragone. Con un grande futuro davanti a se.

Vinha de Maria Chaves produce anche:
Vinho do Fogo “Branco” Santa Luzia, Vigna Maria Chaves, Capo Verde
da uve Muscatel bianco, Chardonnay e Moscato, sei mesi in acciaio e 2 in bottiglia, vino bianco, fresco.
Vinho do Fogo “Tinto” San Tiago, Vigna Maria Chaves, Capo Verde
Da uve Muscatel rosso, aleatico, Tempranillo, Touriga nazionale sempre sei mesi in acciaio e due in bottiglia, rosso fresco.

Vinho do Fogo “Clarette” san Vicente, Vigna Maria Chaves, Capo Verde
Un rosè da uve Muscatel rosso, Tempranillo, Touriga nazionale, Aleatico. Sei mesi in acciaio.

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