Soave, un bianco da tenere sott’occhio o sotto chiave, a seconda che lo vogliate bere giovane o invecchiato


di Irene Graziotto

La Soave Preview 2015 ha infatti confermato il mordente della denominazione veronese che veleggia col vento in poppa sia per le annate giovani che per le annate agée. L’evento ha presentato non solo l’annata in corso, ma anche una verticale, che ha dimostrato la stoffa del Soave sul lungo tempo, e una transfrontaliera che ha spaziato dai territori vulcanici di Somloi nell’Ungheria a quelli della Sardegna (ebbene sì, esistono vulcani anche in Sardegna!), dalla Mosella a Santorini, dalle Alture del Golan ai Monti Lessini. Ma andiamo con ordine. L’annata 2015 non è stata certamente delle più facili, con luglio e agosto “caratterizzati da temperature sistematicamente al di sopra della media, con ondate di calore ben oltre i dati storici e quasi totale assenza di precipitazioni” che hanno raggiunto talvolta veri e propri valori termici da record e stress idrici. E se questo ha permesso di avere uve molto sane, d’altra parte ha portato a lenti incrementi in zucchero e calo acido. La pergola, tradizionale sistema di allevamento locale, ha certamente aiutato a limitare l’effetto del caldo che traspare dai campioni in assaggio. Importante sensazione calda e morbidezza hanno infatti contraddistinto tanti assaggi fatti alla cieca. I migliori sono però riusciti a tenere a bada questo corredo alcolico e proporre un naso floreale giallo, frutta esotica, erbe aromatiche e bocca affabile dove la nota morbida è ravvivata da sapidità e freschezza, grazie forse anche a percentuali di Trebbiano di Soave che rispetto alla Garganega regge meglio le estati siccitose. E se l’equilibrio era un punto importante, altrettanto lo è stata la riconoscibilità territoriale che ha espresso in maniera lapalissiana la forza di alcuni Soave da Garganega in purezza rispetto ad altri, magari anche fatti bene, ma dove era preminente la nota di idrocarburo (Riesling? Incrocio Manzoni?) o Sauvignon.

Gli assaggi che hanno lasciato il segno

Latium Soave Doc 2015: al naso agrumi, soprattutto pompelmo, e bocca calda ma ben gestita

Corte Moschina Soave Doc Roncathe 2015: al naso elleboro, pino, agrume; sorso intenso, chiusura ammandorlata

Tinazzi Soave Doc Cà de’ Rocchi 2015: al naso anche qui polpa di pompelmo rosa, bocca fresca in linea col naso dove scorre anche un’importante nota alcolica

Pieropan Soave Doc Classico 2015: al naso nota floreale e frutta a polpa gialla, bocca calda ma equilibrata

Montetondo Soave Doc Classico 2015: naso dove la nota di zolfo si intreccia al fiore bianco, bocca agrumata e sapida

I Stefanini Soave Superiore Docg Classico Monte di Fice 2015: colore giallo intenso carico, al naso fiore giallo, carnoso, maggiociondolo, sapore intenso, pieno.

Ad aver colpito nel segno anche la verticale con assaggi di vecchie annate come il “Contrada Selvarenza” 2005 di Gini – colore giallo paglierino, al naso idrocarburo, fieno e nespola e sorso d’impatto e di importante sapidità – o come il 2006 Soave Doc Classico di Suavia – un entry level (!) dal corredo di fiori gialli e camomilla e la beva intensa, dove le note setose erano rinvigorite da una bella nota minerale – o il 2007 “Monte Ceriani” di Sant’Antonio dove alle note saline e di idrocarburo si affiancava la freschezza del kumquat e una beva di grande godibilità che virava sull’agrume, nella fattispecie pompelmo rosa. Fra i più “giovani” (si fa per dire) va citato il Soave Doc “Sereole” 2009 di Bertani – suolo calcareo e corredo aromatico di frutta esotica e a polpa gialla, mango in particolare, intrecciata ad una leggerissima nota ossidativa mentre in bocca si declinava sulla cremosità – e il 2010 Soave Doc “Danieli” di Fattori che azzarda (vincente) un tappo a vite, con beneficio del colore che conserva una verve giallo paglierino intenso, naso floreale con qualche ricordo di pane, sorso di grande pulizia e freschezza.


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