Quattro chiacchiere con Giovanni Ponchia, nuovo direttore del Consorzio Vini Colli Berici e Vicenza


Giovanni Ponchia

Il 23 gennaio 2017, scorrendo l’Home di Facebook, l’occhio cade inevitabilmente su questo post di Giovanni Ponchia: “Con le mie ultime degustazioni guidate, a Roma, si conclude nel miglior modo possibile un percorso iniziato dodici anni fa all’interno del Consorzio del Soave. Da questa settimana inizierà per me una nuova esperienza, nel Consorzio Vini Colli Berici e Vicenza di Lonigo, in qualità di direttore…”.  Una notizia del tutto inaspettata, anche perché il Ponchia e il Soave sembravano vivere in simbiosi.  Invece tutto scorre, vivaddio, e ritrovare un tipo sempre in fermento come Giovanni, in un territorio di enormi potenzialità come i Colli Berici, potrebbe essere la chiave di volta per la patria del Tai Rosso. Ovviamente non potevo esimermi dal fargli qualche domanda in merito.

Giovanni il tuo nuovo incarico come direttore del Consorzio Vini Colli Berici è stato un vero e proprio fulmine a ciel sereno. Sei stato per 12 anni una delle anime del Consorzio di Soave, instancabile promotore e divulgatore di quella denominazione. Adesso non potrai più andare a lavorare a piedi o in bicicletta, sei costretto a prendere la macchina. Un cambio di prospettiva in tutti i sensi, pensando anche al fatto che da una terra di grandi bianchi, con l’autoctona è affermatissima Garganega a farla da padrona, ti ritrovi in una denominazione a matrice rossista, con un autoctono da far conoscere come il Tai Rosso e i vitigni internazionali, come il Carmenere, il Cabernet Sauvignon e il Merlot, che nei Colli Berici si esprimono al meglio e che meriterebbero maggiore attenzione da parte della stampa specializzata.  Una bella sfida, non c’è che dire. Raccontami il perché di questa scelta di cambiamento e quali sono le tue aspettative.

I dodici anni trascorsi a Soave sono stati importanti per capire molte dinamiche del mondo del vino da un punto di vista differente, direi privilegiato. E’ stata una grande scuola. Credo comunque che i cambiamenti siano sempre utili per trovare nuovi stimoli, allargare le proprie competenze (come in questo caso) e, perché no, imparare molte cose nuove. Chi mi ha preceduto qui a Lonigo ha fatto un buon lavoro, sta a me cercare di essere all’altezza. Le mie aspettative sono quelle di far conoscere di più e meglio questo territorio e questi vini soprattutto al di fuori dei confini provinciali e regionali. Il potenziale per produrre vini rossi di grande carattere mi sembra notevole, basti pensare ai Tai Rosso, ai Carmenere e a certi Merlot che ho avuto modo si assaggiare, anche se non mancano espressioni bianchiste di pregevole fattura.  

Come ti sei mosso e come ti stai muovendo in queste prime settimane dalla tua nomina? Quali saranno i tuoi obiettivi a breve, medio e lungo termine?

Dal punto di vista operativo, in questo primo periodo, sono stato impegnato nel concorso Grenaches du Monde che si è tenuto in Sardegna, dove ero invitato in qualità di commissario di giuria, oltre che come ambasciatore del Tai Rosso (che appartiene alla famiglia dei grenaches/garnacha/cannonau). Inoltre è fondamentale conoscere meglio le aziende, i vini e il territorio. Ora stiamo lavorando su due impegni promozionali ormai prossimi, ovvero la Fiera di Lonigo e il Vinitaly. La prima si terrà a fine marzo, la seconda a inizio aprile. Inoltre tra maggio e giugno verrà creata l’Enoteca dei Colli Berici presso la sede del Consorzio a Lonigo, un’importante novità che caratterizzerà in maniera importante le attività a partire dal secondo semestre di quest’anno. Per quanto riguarda gli obiettivi a medio-lungo termine, stiamo pianificando una serie di degustazioni tematiche dedicate ai Colli Berici, da tenere in diverse città del nord Italia. A livello di stampa specializzata, quest’anno ci muoveremo principalmente sul fronte inglese.

Giovanni i tuoi vini del cuore?

Per me la cosa più importante non è che cosa bevi ma dove e con chi lo bevi.

Non ti nascondo che dopo averti conosciuto, ormai qualche anno fa, ti  ho subito ribattezzato fratello Gallagher. Mi è sembrato di cogliere una certa sembianza sia con Liam che con Noel, forse dovuto anche a quel tuo modo di fare che ricorda più quello di una rock star che quello di un enologo; ti ritrovi in questa descrizione, un po’ ci ho preso? Che rapporto hai con la musica?

Caro Michelangelo, proprio ieri sera una produttrice di Soave con cui bevevo l’aperitivo mi ha confessato la stessa impressione, usando le tue stesse parole. Credo che ciò derivi dal fatto che ho suonato il basso per tantissimi anni con varie band, passando per generi che vanno dall’hardrock al punk-hardcore, e probabilmente questa attitudine affiora nell’estetica con cui mi pongo, talvolta. E’ stato un percorso molto utile soprattutto per superare certe timidezze di fronte a tante persone.  Poi, visto che citi gli Oasis, tempo fa una Master of Wine mi ha raccomandato di parlare in inglese più lentamente durante le presentazioni, perché le sembravo uno di Manchester (per coincidenza la città natale dei Gallagher). Non credo si trattasse di un complimento, in ogni caso.

Giovanni Ponchia è enologo dal 2001, ha lavorato in alcune aziende in Toscana, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Dal 2005 al 2016 ha lavorato presso il Consorzio Tutela Vini Soave, curando i rapporti con la stampa specializzata italiana e straniera, organizzando degustazioni e promuovendo studi e sperimentazioni di interesse per la denominazione. È autore del volume “I Grandi Cru del Soave” con Massimo Zanichelli (2008) è anche coautore in diverse altre pubblicazioni di carattere scientifico e divulgativo. Da gennaio 2017 ricopre l’incarico di Direttore del Consorzio Vini Colli Berici e Vicenza.


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