Paternoster, il Vulture, l’Aglianico e una storica verticale


Il Monte Vulture è un imponente guardiano piroclastico, spento ormai da centotrentamila anni, che dall’alto domina i comuni di Melfi, Rionero, Rapolla, Barile e Atella. L’ attività vulcanica ha plasmato i versanti della montagna ricoprendoli di una vegetazione ricca e florida, grazie ad un terreno fertile che si è rivelato essere notevole fonte di ricchezza per gli abitanti di questa parte di Basilicata situata a settentrione. I vigneti in primis, con l’aglianico del Vulture, poi gli uliveti, dai quali si ottiene un olio extra vergine molto pregiato, senza dimenticare le acque minerali che sgorgano dalle sue sorgenti.

Il monte Vulture visto dalla cantina Paternoster

Il vulcano Vulture esplodendo centotrentamila anni fa cosparse il territorio di ceneri che si compattarono sul terreno generando una struttura spugnosa, il tufo vulcanico, che assorbe l’acqua d’inverno e la cede d’estate quando fa molto caldo. Questo permette alle viti di sopravvivere senza irrigazione perché trovano una riserva idrica nel suolo sottostante. Il Vulture con i suoi 1326 metri di altezza, nelle notti d’estate, richiama una brezza fresca che provoca una importante escursione termica tra il giorno e la notte tra i 15 e 20° C.  Questa combinazione unica tra microclima e pedologia caratterizza e rende unico l’Aglianico del Vulture.

Vigneti in Contrada Valle del Titolo

Quando si parla di Aglianico del Vulture e di enologia lucana in generale, il punto di riferimento per eccellenza è senza dubbio la famiglia Paternoster. Nel 1925 Anselmo Paternoster fu il primo artefice del successo dell’azienda grazie a un’intuizione che per l’epoca non era affatto banale, ovvero imbottigliare l’Aglianico, sino ad allora prodotto per il consumo familiare, e indicarne in etichetta il luogo di provenienza. Così iniziò la storia della Cantina Paternoster che oggi, con la sapiente supervisione dell’enologo Fabio Mecca Paternoster, è giunta alla quarta generazione.

Fabio Mecca

I vigneti di proprietà, circa 20 ha, sono dislocati nell’areale di Barile e si identificano con i cru Rotondo, Macarico, Pian di Carro e Gelosia. Paternoster, inoltre, ha stretto, sin dall’inizio della sua storia, preziosi accordi con alcuni contadini presenti sempre nel comune di Barile e zone limitrofe, per il conferimento di Aglianico e Falanghina.

La cantina funzionale e senza mirabolanti “effetti speciali” è stata costruita in contrada Valle del Titolo, all’interno del podere “Villa Rotondo”.

La filosofia aziendale prevede di mantenere costante nel tempo il numero di bottiglie annue prodotte, circa 150.000, con l’intento garantire nel tempo, uno standard qualitativo elevatissimo, in grado di identificare in maniera netta e distintiva il marchio Paternoster.

Nel 2016 la famiglia Tommasi, storici vignaioli della Valpolicella Classica, hanno acquisito la proprietà di Paternoster mantenendone immutati stile e filosofia aziendale e con l’intento di rilanciare la cantina con importanti investimenti legati all’enoturismo. Nel 2025, infatti,in occasione delle celebrazioni del centenario di Paternoster, verrà ristrutturata la villa del Barone Rotondo, situata nella proprietà in contrada Valle del Titolo.

La vecchia villa del Barone Rotondo

L’antico immobile, ritornato a nuova vita, ospiterà un’enoteca dove si potranno degustare e acquistare i vini Paternoster e tutta la produzione della famiglia Tommasi, un ristorante d’eccellenza e tre stanze per gli ospiti.  Il progetto prevede anche la ristrutturazione della storica cantina del Barone Rotondo, situata proprio sotto l’attuale cantina, dove una vecchia neviera verrà destinata a luogo per l’affinamento e degustazione di una nuova riserva che vedrà la luce proprio nel 2025.  

La vecchia cantina del Barone Rotondo

La verticale di Don Anselmo

Fabio Mecca introduce la verticale di Don Anselmo

Don Anselmo Aglianico del Vulture Superiore DOCG 2015
Il Don Anselmo nel pieno della sua giovinezza. Al naso piccoli frutti rossi in evidenza, spezie, cuoio. Il sorso è pieno con un tannino fine, chiude lungo con note ematiche e ferrose.

Don Anselmo Aglianico del Vulture Superiore DOCG 2013
Al naso frutta rossa matura, cioccolato, liquirizia, specie e arancia rossa. Al palato è vibrante con un tannino fine, chiude lungo e carnoso.

Don Anselmo Aglianico del Vulture Superiore DOCG 2010
Nonostante l’annata complicata, in questo millesimo il Don Anselmo emergenze in tutta la sua magnificenza. Naso intenso di frutti rossi maturi, ciliegia, arancia rossa, spezie, sottobosco. Il sorso è armonico con un tannino perfettamente svolto, profondo.  

Don Anselmo Aglianico del Vulture Superiore DOCG 2005
Naso di frutta rossa matura, spezie, cioccolato, arancia rossa e humus. Al palato il tannino è fitto, il sorso avvolgente, chiude lungo.

Don Anselmo Aglianico del Vulture Superiore DOCG 2000
L’annata ha visto un calo importante di quantità nel vigneto del Don Anselmo pari al 15%. Le uve erano però completamente integre e tra la seconda decade di settembre e il mese di ottobre, hanno potuto godere in pieno del meglio del microclima del Vulture, dando origine a un millesimo straordinario. Al naso frutta rossa matura, ciliegia, frutti di bosco, spezie e l’immancabile arancia rossa. Il palato presenta un tannino vellutato con un sorso ampio e armonico.  

Don Anselmo Aglianico del Vulture Superiore DOCG 1998
Naso di frutta rossa matura sotto spirito, spezie, cuoio e radici. Al palato si presenta caldo riprendendo le note di frutta rossa sotto spirito, il tannino è fine e chiude espressivo, degna conclusione di una verticale storica.    

Fabio Mecca presenta la storica cantina Paternoster di Contrada Valle del Titolo a Barile (PZ)

Create a website or blog at WordPress.com

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: