Viaggio in Portogallo alla scoperta del sughero di Amorim


Il vino non è mai solo una bevanda, spesso, per tutti quelli che se ne sono innamorati, è il medium che ispira e favorisce la dimensione del viaggio verso luoghi, che può succedere, diventino per sempre luoghi dell’anima. Per dirla con Pessoa, i viaggi sono i viaggiatori, ciò che vediamo non è ciò che vediamo, ma quello che siamo. Alentejo, regione del Portogallo, distretto di Évora, foresta di Rio Frìo, proprietà del Gruppo Amorim, la prima azienda al mondo nella produzione di tappi da sughero. Prima di arrivarci si percorre una sorta di villaggio abbandonato dal fascino messicano, uomini lavorano alla decortica della quercia da sughero, eccolo il privilegio del viaggiatore, eccolo un luogo ancestrale di selvaggia bellezza che ti entra nell’anima per sempre.

Perché il vino, oltre ad essere terroir, vigna, uva, cantina, bottiglia, packaging è anche tappo. Negli ultimi anni si è fatto, e si fa, un gran parlare su quale sia il migliore sistema di tappatura per mantenere la bottiglia integra; visioni e scelte personali degli enologi e delle cantine hanno optato per l’uno o per l’altro sistema: sughero, tappo a vite, vetro, materiali plastici (ormai non più sostenibili) e diciamolo francamente nessuno ha la verità in tasca. Resta il fatto che il sughero naturale monopezzo, essendo materia viva come il vino, mantiene un fascino inconfutabile. Ma come si arriva dalla corteccia della Sughera alla bottiglia? Il percorso è davvero affascinante, bisogna essere votati all’arte della pazienza, tutto inizia con la decortica.

La decortica

Nelle foreste di quercia da sughero (quercus suber – lat.) dell’Alentejo, luogo incontaminato, nasce, cresce e viene reperita la corteccia, da cui poi si selezioneranno i segmenti per arrivare alle chiusure in sughero. La foresta di querce portoghese ha la caratteristica di essere lasciata crescere spontaneamente, è uno dei 35 santuari di biodiversità del mondo, e da qui annualmente si ottiene buona parte della produzione mondiale. Il Portogallo è il primo Paese, segue la Spagna e poi tutti gli altri Paesi del bacino mediterraneo, tra cui l’Italia, che concentra l’attività in Sardegna.

Il ciclo del tappo di sughero inizia, quindi, con la decortica, un processo che ancora oggi viene svolto per la maggior parte a mano da squadre di decorticatori locali che si tramandano un sapere artigiano di generazione in generazione, mantenendo in vita quella che ad oggi è l’attività artigianale più remunerata al mondo, proprio per via dell’alta specializzazione richiesta e per la poca disponibilità di personale qualificato. La particolarità di questo ruolo sta anche in una forma di attenzione contro la desertificazione sociale, che altrimenti affliggerebbe queste zone, così lontane da territori in cui l’industrializzazione o l’urbanizzazione sono più rilevanti.

Le operazioni di decortica si svolgono nel periodo tra maggio a luglio, momento in cui si può compiere l’attività di distacco della corteccia dagli alberi, un lasso di tempo caratterizzato dalla perfetta posizione della linfa tra il fusto della pianta e la sua corteccia, favorendone la separazione dalla pianta madre, nel pieno rispetto dei cicli della natura. La dedizione dei decorticatori è totale: si avvalgono di una piccola accetta, fanno leva con un apposito manico e distaccano il sughero. Compiono un lavoro certosino per evitare di ferire la pianta, perché ogni taglio più profondo del necessario potrebbe causare danni, la morte anche, di sicuro l’improduttività. La decortica ha anche una valenza per la pianta stessa, equivale alla tosatura di una pecora, perché le permette di non accumulare sughero all’esterno e quindi di evitare l’effetto isolante e di rigenerarsi ciclicamente, in modo più equilibrato.

Dalla nascita di una quercia alla prima decortica passano 25 anni. La prima rimozione della corteccia non viene sfruttata per lo sviluppo dei tappi, in quanto ancora vergine e non idonea a una produzione di qualità. Seguono 9 anni per una seconda decortica e ulteriori 9 prima che si possano realizzare tappi. In pratica occorrono minimo 43/45 anni dalla nascita della pianta per iniziare a produrre tappi in sughero. La vita media di una quercia da sughero è di circa 200 anni.

A contrasto della desertificazione climatica, inoltre, in un’epoca in cui gli alberi faticano a trovare letteralmente “terreno fertile” per una crescita spontanea, tipica delle sugherete, Amorim ha acquistato 8.700 nuovi ettari di foreste storiche per tutelarle, è dopo un accurato studio ha intrapreso la strada per piantarvi oltre 1,5 milioni di querce che vanno ad aggiungersi a quelle già presenti spontaneamente. Inoltre, già da diversi anni, con un innovativo sistema di irrigazione goccia a goccia, l’azienda assicura una crescita più sana e rapida alle sue querce. Un rimboschimento rapido, a ottimizzazione anche della risorsa idrica, sempre più a rischio.

L’accatastamento in sede Amorim

Il sughero raccolto viene subito trasportato nella sede più vicina di Amorim nella quale ogni pezzo di sughero verrà messo a stagionare con la schiena (parte esterna) verso l’alto e la plancia (parte interna) verso il basso. Le cataste vengono poste in piazzali in cemento drenante, con un’apposita copertura, in modo da permettere un’asciugatura sana e lenta, che durerà circa 6 mesi. Ciò evita che il sughero possa marcire favorendo lo sviluppo di altri difetti (la macchia gialla, ad esempio, responsabile dei sentori di cartone bagnato) che verranno successivamente traslati nel tappo e quindi altereranno il nostro vino.

Carlos Veloso Dos Santos AD Amorim Italia nella sede portoghese di Amorim

Le 4 misure preventive contro i potenziali difetti dei tappi in sughero adottate da Amorim sono:

  • Pavimenti in cemento drenanti per evitare il contatto con la terra (prima il sughero veniva lasciato stagionare in foresta con ovvi problemi di contaminazione e di ristagno)
  • Taglio della zeppa: viene eliminata la parte che è stata per anni a contatto con la terra potenzialmente più carica di inquinanti
  • Copertura delle cataste contro la macchia gialla o sughero putrido – sensazioni di cartone bagnato – dovuto al ristagno di acqua e/o umidità durante la stagionatura
  • Sollevamento da terra delle cataste per permettere maggior ricircolo d’aria ed evitare il contatto con il pavimento di ogni plancia

Trattamenti

Trascorsi i 6 mesi, le plance vengono sottoposte a due misure preventive e curative: la bollitura e la vaporizzazione. Per la prima vengono messe in dei contenitori senza pressione a una temperatura di 98°C, per un ciclo di sanificazione della durata di 60 minuti. Si eseguono 5 cicli. La bollitura, introdotta da Amorim nel 2009, consente di appiattire e aumentare lo spessore delle cortecce e riduce l’incidenza del TCA del 40%: serve infatti ad eliminare gran parte dei microorganismi e delle impurità e i composti sgradevoli, che vengono fatti volatilizzare, grazie alle alte temperature dell’acqua in cui sono immerse le plance. L’acqua, in quanto bene primario, viene ripulita costantemente e filtrata per il riutilizzo, in modo da farle mantenere il suo ruolo detergente e ridurne lo spreco allo stesso tempo, grazie a un ricircolo continuo per 72 ore in inverno e 48 ore in estate.

Dopo la bollitura avviene la vaporizzazione con alternanza di vapore umido e secco a 135°, processo particolarmente delicato perché il vapore va gestito adeguatamente, allo stesso tempo, proprio la sua natura gassosa permette di andare più in profondità nella pulizia, svolgendo un’operazione quasi in prevalenza curativa.

A seguito dell’asciugatura le plance vengono analizzate e divise in base allo spessore e “purezza” se non addirittura scartata se in presenza di difetti visibili a occhio nudo. È arrivato il momento della produzione dei tappi vera e propria: da una parte la fustellatura, la produzione dei monopezzo, i tappi migliori e più pregiati vengono utilizzati per chiudere le bottiglie più prestigiose ed è indispensabile per i vini destinati ad un medio-lungo invecchiamento; dall’altra la produzione dei tappi “tecnici”, quelli derivanti dalla granina del sughero tritato e successivamente riassemblati, per i vini da consumare di solito in due o tre anni.

Alla fine di questo lungo percorso i tappi vengono lavati, lubrificati e marchiati con inchiostri alimentari o a fuoco, anche in base alle richieste delle singole cantine. Difatti, ampia è la possibilità di personalizzazionetra decorazioni grafiche, praticità e design al servizio della qualità tecnica. Non da ultimo, e in questo caso la parola sostenibilità non è usata per mero marketing, ma è parte di una reale sensibilità ambientale di Amorim, va sottolineato che per ogni tonnellata di sughero estratta dalla quercia ne vengono catturate 73 di CO2 nell’atmosfera, numeri che la rendono l’industria più sostenibile del mondo.

Amorim è un mondo di progetti

La ricerca per Amorim è una sorta di ossessione al punto tale che si può affermare senza tema di smentita che l’azienda portoghese rappresenta l’avanguardia mondiale in quanto a tecnologia, tutto questo ha come risultato finale la produzione dei tappi più sicuri che il mercato possa garantire, in questo senso, per il lettore che ne avrà voglia, meritano ulteriore approfondimento le quattro tecnologie di punta dell’azienda: Naturity, ND-Tech®, Xpür®, Cork Nova® in questo senso è opportuno confrontare il sito www.amorimcorkitalia.com.

Amorim, pur essendo un’azienda profit, si colloca in una dimensione sociale realistica e concreta. Il Gruppo Amorim redige un bilancio di sostenibilità fin dal 2006. La filiale italiana ha iniziato a operare in questa direzione con il progetto ETICO, nato nel 2011 per recuperare i tappi usati grazie al supporto delle onlus che li raccolgono e ricevono un contributo economico per realizzare i loro progetti. Un circolo virtuoso che dalla natura arriva e alla natura torna, nella sua migliore forma: quella del riutilizzo. Ogni anno in Italia si buttavano 800 milioni di tappi in sughero. Oggi, grazie a ETICO, sono state superate le 400 tonnellate di tappi usati e recuperati. Se andiamo a valutare l’impatto sociale di questa operazione sulle onlus, significa che dall’inizio del progetto sono oltre 400.000 gli euro devoluti alle stesse per finanziare i propri progetti, tra vendita dei tappi e contributo spontaneo di Amorim Cork Italia. Da ETICO è nata inoltre otto anni fa l’iniziativa Eticork, in collaborazione con Vinibuoni d’Italia, che ha introdotto un riconoscimento per le aziende vitivinicole che assumono atteggiamenti virtuosi nella loro attività quotidiana a favore della comunità.

Al progetto di sensibilizzazione ambientale e sociale di ETICO, Amorim Cork Italia ha aggiunto un ulteriore tassello, quello finale e di completamento di un’economia circolare reale e assoluta. Oggi l’azienda, infatti, trasforma la granina dei tappi usati e raccolti dalle onlus in nuova materia prima per oggetti di alto design, presentati al mondo nella prima collezione di questa natura: SUBER (www.suberdesign.it).  Il futuro del sughero, infatti, non ha solo la forma del tappo ma viene scelto da architetti e designer come materia prima ideale per le loro creazioni. Così Suber rappresenta un progetto 100% made in Italy che interpreta la moderna concezione di economia circolare, donando ai tappi usati una seconda vita attraverso oggetti di design.

Il territorio è ulteriore focus delle iniziative Amorim, con una serie di collaborazioni con istituti superiori della zona in cui trova sede l’azienda, nonché corsi universitari, ma anche con la promozione e il supporto a diverse iniziative nel corso della sua storia. Alcuni esempi sono il supporto a Terra Fertile, con un progetto che è legato alla sostenibilità alimentare che prevede la fornitura di frutta fresca locale e biologica in azienda, con consegna diretta da parte dei ragazzi con difficoltà (regolarmente, tre volte a settimana). Un’altra collaborazione sistematica è quella con la sezione territoriale dell’AIPD, l’Associazione Italiana Persone Down. In partecipazione con altre realtà, poi, è stata realizzata una sala di ascolto per donne vittime di violenza nei comuni di Conegliano e Vittorio Veneto.

L’attenzione alle persone è da sempre un ulteriore fattore portante dell’identità Amorim, a partire, comunque, dall’interno, attraverso azioni innovative di work-life balance. Amorim Cork Italia è stata una delle prime aziende italiane a ricevere la certificazione Family Audit, uno strumento di management atto a creare una serie di innovative politiche di gestione delle risorse umane, orientando il focus sul benessere dei dipendenti e delle loro famiglie, sulla conciliazione vita-lavoro nonché sulla crescita aziendale. Altro percorso progettuale è la AMORIM CORK ITALIA ACADEMY, istituita in periodo pandemico e destinata a erogare competenze su più fronti ai propri dipendenti, a cui viene prestata poi attenzione anche nella quotidianità. Il progetto di punta è dedicato ai check-up sanitari gratuiti e personalizzati, grazie a un accordo con una realtà sanitaria rilevante del territorio. Per quanto concerne la vita lavorativa, l’azienda ha deciso di sensibilizzare i dipendenti sull’uso di mezzi di trasporto più sostenibili, acquistando 17 biciclette che sono a disposizione per il breve tragitto della pausa pranzo, verso i quattro i locali dove i dipendenti possono recarsi per gustare un pranzo offerto dalla stessa Amorim (una mensa, un ristorante, un bar e una pizzeria). L’area dedicata alla pausa caffè, inoltre, offre frutta fresca ogni giorno fornita da Terra Fertile, onlus del territorio già menzionata, per promuovere la sostenibilità alimentare.

Il prossimo obiettivo è diventare una Organizzazione Positiva, grazie ad uno stile manageriale che promuove una cultura aziendale basata sulla gratitudine e la realizzazione personale dei dipendenti. Tra gli obiettivi principali ci sono quelli di creare un’atmosfera proattiva e promuovere una cultura di crescita e sviluppo continuo all’interno dell’azienda. Amorim Cork Italia ha così creato un nuovo modello di azienda, oltre che di economia circolare, a partire da un tappo in sughero.

Quinta Da Taboadella 1255

Era scritto che la famiglia Amorim, da sempre attenta a salvaguardare il vino contenuto nelle bottiglie, e operando in una delle zone vitivinicole più rinomate al mondo, divenisse essa stessa produttrice del nettare di Bacco. La famiglia Amorim possiede 127 ettari nel Dão e nel Douro dove coltiva esclusivamente vitigni autoctoni. Oltre all’iconica tenuta Quinta Nova de Nossa Senhora do Camo nella valle del Douro troviamo nel Dão l’altrettanto splendida Quinta Da Toboadella.

Le prime notizie di Taboadella risalgono al 1255, ma la sua origine risale al I secolo quando ospitava una Villae Romana composta da una casa, una cantina e un fienile, insieme ad altre piccole costruzioni nascoste in un bosco di pini, querce e castagni. Questa “Silvã”, o foresta in latino, coincide con il nome dell’attuale parrocchia – Silvã de Cima e testimonia come questa comunità agricola abbia origini antichissime.

Taboadella si trova nel cuore della Regione del Dão, a Silvã de Cima, nella sottoregione di Castendo. La proprietà dispone di 42 ettari di vigneti, tra Vale do Pereiro e Vale do Sequeiro, situati tra i 400 e i 530 metri sul livello del mare. L’attuale cantina è stata progettata dall’architetto portoghese Carlos Castanheira, nel pieno spirito Amorim, utilizzando materiali naturali come il legno e il sughero. L’edificio di 2500 m2 è in perfetta simbiosi con la natura e la magia del luogo ed è stato progettato per mantenere un perfetto equilibrio tra luce e ombra, consentendo alla luce solare naturale di entrare esattamente nella giusta quantità, per creare l’ambiente e la temperatura ideali.

Taboadella è anche la prima azienda vinicola nella regione di Dão a ricevere il prestigioso marchio Relais & Châteaux in quanto integrata nella proprietà vi è Casa Villae 1255, una struttura abitativa di 720 m2 con otto camere con vista sulle pendici della Serra da Estrela.

I vini di Quinta Toboadella 1255

Taboadella Caementa Rosè Caementa 2022

 Da uve 100% Tinta Roriz, fermenta e si affina nei tulipani di cemento NicoVelo. Un vino rosa elegante, vibrante e di bella acidità, forse nel finale gli manca quel guizzo del fuoriclasse per farsi ricordare

Taboadella Encruzado Reserva White 2022 Da uve 100% Encruzado (noto anche come Salgueirinho), affina per il 40% in botti usate di rovere francese da 500L, per il 30% in cemento e per il 30% in vasche di acciaio inox per 7 mesi. Un vino bianco di grande stoffa, frutto delicato, palato pieno, di bella acidità e persistenza

Taboadella Alfrocheiro Reserva 2020 Da uve 100% Alfrocheiro, affina per il 20% in botti nuove di rovere francese da 500 l e l’80% in barrique di secondo passaggio per 9 mesi. Il vitigno Alfrocheiro è emerso per la prima volta in Portogallo e nella regione del Dão in particolare, dopo l’epidemia di fillossera e qui ha trovato il suo territorio naturale. Naso di piccoli frutti rossi e delicata speziatura. Al palato è di rara eleganza ed equilibrio, con un tannino setoso, finale che si lascia ricordare. Davvero una bella scoperta.

Taboadella Jaen Reserva 2020

Da uve 100% Jaen, affina per il 20% in botti nuove di rovere francese da 500 l e l’80% in barrique di secondo passaggio per 9 mesi. Con l’uva Jaen scopriamo il legame con la penisola Iberica; infatti, Jaen si identifica con il vitigno Mencia. Ache il Jaen al pari dell’Alfrocheiro è un vino tutto da scoprire. Al naso le note sono di frutti di bosco e timo, al palato il tannino è fine, ha solo bisogno di ancora un po’ di tempo per presentarsi nella sua forma migliore, comunque un vino rosso di estrema bevibilità. 

Taboadella Touriga Nacional Reserva 2020

Da uve 100%, Touriga Nacional, vitigno iconico del Portogallo, originario proprio della regione del Dão. Affina per il 20% in botti nuove di rovere francese da 500 l e l’80% in barrique di secondo passaggio per 9 mesi. Il naso è intenso con i suoi frutti rossi, viola e speziatura. Al palato è avvolgente, è vino di grande longevità.

Carlos Veloso Dos Santos, AD Amorim Italia, racconta dei benefici ambientali che si ottengo con l’estrazione del sughero

La decortica del sughero presso la tenuta di Amorim a Rio Frìo

Non solo vino, ma col vino l’oblio, verso nella coppa: sarò lieto, perché la sorte è ignara. Chi, ricordando o prevedendo, avea sorriso? Dei bruti, non la vita, bensì l’anima, acquistiamo, pensando; raccolti nell’impalpabile destino che non spera né ricorda. Con mano mortale levo alla mortale bocca in fragile coppa il vino passeggero, opachi gli occhi per non più vedere.

(F. Pessoa, Poesie scelte, a cura di L. Panarese, pref. di M. Breda, Firenze, Passigli, 2006)

E vedo gente e c’è lavoro e c’è sempre vento in strada ad aspettare noi che siamo qui a vedere e a camminare, e nel nostro viaggiare e volere ricordare, e toccare, e camminare in questa smania dimentichiamo posizioni, rotte e nomi e siamo piccoli, stupiti viaggiatori soli e tutto questo vento intorno invece è Lusitania

(Ivano Fossati – Discanto 1990)

Create a website or blog at WordPress.com

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: