
Sarà a causa dell’euforia dovuta all’entrata nella DOC interregionale del Prosecco, sarà che gli spumanti (Charmat/Martinotti) godono sempre più dei favori del consumatore, in Friuli è scoppiata la mania della spumantizzazione; non c’è cantina che non annoveri tra i suoi vini anche una “Bollicina”. Ad onor del vero, il Friuli Venezia Giulia vanta una grande tradizione spumantistica, i primi tentativi di fare il metodo classico risalgono agli anni trenta del secolo scorso e, comunque, oggi ci sono grandi prodotti di eccellenza sia secondo metodo classico (il millesimato di Piero Pittaro, il Brut Metodo Classico “K K” di Edy Kante), sia secondo metodo Charmat/Martinotti (la Ribolla di Collavini, la Ribolla Nera di Primosic); non è in discussione il blasone quindi, ma la forsennata “corsa all’oro charmat” a cui stiamo assistendo che può, giustamente, far dubitare della qualità complessiva dei prodotti. Ho avuto modo di degustare negli ultimi mesi una decina di spumanti del Friuli ottenuti sia da uve autoctone (ribolla gialla in primis) sia da vitigni internazionali (chardonnay, pinot nero) e devo dire che la maggior parte non mi ha convinto; ci sono prodotti di buona fattura ma nulla che mi abbia emozionato, soprattutto nulla di paragonabile alla Ribolla Nera di Primosic o alla Ribolla Gialla di Collavini. Le mode per definizione sono effimere e la fretta è cattiva consigliera, non è facile fare un grande spumante, ci vogliono cultura, rispetto e conoscenza del territorio, tecnica, dedizione e temo che passata l’euforia del momento, e scemato il businnes, molte bollicine spariranno dal mercato lasciando il giusto primato a chi in questi anni con fatica si è costruito un’ottima reputazione su un prodotto che, ribadisco, non tutti sanno e possono fare.
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