
Puglia, la mia terra! Ricordo ancora con dolce nostalgia quando, con macchine improponibili e con un caldo yemenita, percorrevo i mille chilometri che separavano la piccola città del nord industriale dove abitavo al paese dei miei nonni. Quando dopo dieci ore di A14 entravi in Puglia, a Poggio Imperiale, t’illudevi di essere arrivato, ma cerano ancora duecento cinquanta chilometri da fare. La Puglia della mia infanzia era ancora una terra aspra, oggi qualcosa è cambiato: lo so, all’ILVA si muore e l’aria di Taranto è piena di veleno ma c’è stato anche un grande salto culturale e sociale innegabile; un omosessuale cattolico e comunista è diventato governatore (nemmeno fossimo in Finlandia), economia in grande crescita, attenzione all’ arte, e alla musica, giovani pieni d’idee, un grande laboratorio in fermento. E il vino? Dal vino da taglio che arrivava al nord (il rosso che faceva mio nonno per uso casalingo sporcava irrimediabilmente il bicchiere da quanto era consistente), il “mjere” è diventato vino di gran pregio, con realtà vitivinicole di prim’ordine. Oggi quando dopo dieci ore di A14 (non è cambiato niente, anche se le macchine sono più veloci e hanno l’aria condizionata) entro in Puglia so che dopo appena trenta chilometri posso fare una sosta a San Severo e visitare la cantina d’Araprì che fa spumante metodo classico tra i più intriganti e interessanti d’Italia, ed è una gioia indicibile pensare che vengono dalla mia Puglia!
Le origini di d’Araprì
Girolamo D’Amico, Louis Rapini e Ulrico Priore, dalle cui iniziali del cognome deriva “d’Araprì”, sono tre amici jazzisti con una grande passione per il vino che hanno ereditato dai genitori; per gioco e per scommessa decidono di produrre spumante metodo classico a San Severo nel cuore della Daunia.
Posizione Geografica e Clima
I vigneti di d’Arapri godono di un microclima ideale per la coltivazione dell’uva a bacca bianca, infatti sono protetti dalla Maiella e gono dell’influsso della notevole ventilazione che arriva dal Gargano ; I terreni su cuisono impiantati i vigneti sono di natura argilloso-calcarea e sono costituiti mediamente dal 30% di sabbia, 24% di limo e 46% di argilla; ben dotati di calcare e sostanza organica, possiedono una elevata capacità idrica consentendo così una regolare maturazione dell’uva. Su questi terreni le uve maturano lentamente, senza sbalzi improvvisi, mantenendo un elevato grado di acidità e preservando le componenti aromatiche.
Il Bombino bianco
La leggenda narra che i Cavalieri Templari di ritorno dalle crociate si fermarono a San Severo e piantarono il Bombino, un vitigno a bacca bianca, di grande finezza e longevità che oggi d’Araprì utilizza in gran parte per le sue cuveè insieme al Montepulciano. I grappoli di uve scelte e selezionatevengono raccolti in piccoli recipienti e trasferiti in cantina per le operazioni di spremitura soffice e preparazione dei vini base. Verso la fine dell’inverno di ogni anno si valutano le caratteristiche dei vini ottenuti da Bombino Bianco, Pinot Nero e Montepulciano e si decide in quali proporzioni si uniranno tra loro per ottenere una “cuveè” che rappresenti lo stile d’Araprì.
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