Marko Fon, la terra e la libertà


Marko Fon

E’ emozionante pensare che nel momento  in cui stai bevendo una bottiglia di vino si compia anche l’atto finale della sua esistenza; bevi, la bottiglia si svuota, il vino lentamente scompare, ma è proprio questo il momento sublime dove puoi, come in una sorta di montaggio, mettere insieme le immagini della storia che l’ha originato, una storia fatta di terra, di mani che l’hanno lavorata, di attese, di paure e ripensamenti, d’amore. Mentre assaggiavo i vini di Marko Fon ho pensato a questo; ho pensato che la poesia, non si esprime necessariamente con le parole, si può esprimere con la musica, ma si può esprimere anche facendo un vino. Marko Fon è un poeta contemporaneo, i suoi vini ti mettono con le spalle al muro e ti fanno cambiare radicalmente prospettiva, segnano un punto di non ritorno; dopo bere un’altra Malvasia, una Vitovska, un Terrano sarà difficile, arduo il paragone; in pochi sono in grado di sostenere il peso del confronto.

Marko Fon l’eretico, consapevole che la spasmodica ricerca del guadagno facile sta rovinando anche il Carso (sloveno o italiano che sia); le sue sono scelte radicali, senza compromessi, quattro ettari, cinquemila bottiglie di vino che si vendono subito e per mesi non ci sono entrate, ma nonostante tutto si vive con grande dignità; merce rara di questi tempi, la dignità dei contadini di una volta, che lavorano duro, che con la terra hanno un rapporto di amore e di odio. Per Marko la terra è tutto, l’uomo deve contare relativamente, il vino non può legarsi a un nome, a un marchio; chi verrà dopo di me, dice Marko, deve essere in grado di fare lo stesso vino, è la terra che comanda! Appena arrivati ci ha chiesto se prima di assaggiare i suoi vini avevamo tempo da dedicare alla terra, per visitare i vigneti, per capire la differenza tra le pietre del Carso, per capire che gli uccelli sono parte integrante dell’ecosistema e vanno rispettati, anche se mangiano l’uva di un discreto pezzo di vigna!
Ritorniamo a casa di Marko, decidiamo di degustare in cortile, non fa freddo, è il 3 febbraio ed è una splendida giornata di sole.

Vini degustati
Malvazija 2009 dai vigneti più giovani, minerale e sapida, prima volta in acciaio, fantasticamente complessa, il 23, 24 e 25 ottobre faceva freddo, Marko ha lasciato la pressa nel cortile…
Malvazija 2008 riserva, dai vigneti vecchi, non una grande annata secondo Marko, ad ogni modo grandissima complessità, l’uva arriva dal vigneto a Pergola, da uno vecchio vigneto Franco di Piede di cento anni , e da un vigneto più giovane allevato a Guyot
Malvazija 2009 da un vigneto di 100 anni a piede franco (senza parole)
Malvazija Riserva gran cru 2009, ancora in botte. È  la prima riserva dopo l’annata 2003 a non avere una  parte di uva appassita, le  riserve di Fon fanno sempre un 15-20% di appassimento, ieratica

La mia lingua, ogni atomo di sangue, fatti da questo  suolo, da quest’aria, nato qui da genitori nati qui e così i loro padri e così i  padri dei padri, accolgo la natura nel bene e nel male, lascio che parli a caso, senza controllo, con l’energia originale.
(Walt Whitman)

Terra rossa terra nera, tu vieni dal mare, dal verde riarso,dove sono parole antiche e fatica sanguigna e gerani tra i sassi ‒ non sai quanto porti di mare parole e fatica, tu ricca come un ricordo, come la brulla campagna, tu dura e dolcissima parola, antica per sangue raccolto negli occhi; giovane, come un frutto che è ricordo e stagione ‒
(Cesare Pavese)


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