
Le occasioni più belle, quelle importanti nascono da sole, senza forzature; soprattutto attraverso il web e questa è una cosa che mi sorprende sempre, perché dovrebbe essere il più asettico dei modi per incontrarsi; in realtà anche on line ci si annusa, ci si riconosce e alla fine ci si trova. È successo così con Giampaolo Venica, che mi ha mandato una mail per segnalarmi un video fatto da lui, in maniera assolutamente artigianale, per raccontare del suo lavoro. Naturalmente al nome Venica i miei occhi si sono illuminati; da quando ho iniziato ad avere una minima cognizione di che cosa fosse un vino bianco di qualità, Venica è stato da subito un riferimento quindi, poiché la rete è una gran bella cosa, ma guardarsi negli occhi è sempre meglio, mi son detto che forse era il caso di andare a trovare Giampaolo, così del video potevamo parlarne di persona! Detto, fatto! Martedì 21 febbraio, in una giornata che è un dono del dio della meteorologia, iniziamo la visita dai vigneti: trovo che partire dalla terra sia un gesto molto intimo, un grande regalo! Giriamo in macchina perché la proprietà di 37 ettari è dislocata su 5 differenti colline tutte con diversa esposizione e conseguente diversità di microclima che ovviamente fornisce ai vini a bacca bianca notevole complessità. Le colline sono terrazzate e si elevano sino ai 350 -380 metri di altezza; il terreno a strati di argilla compressa, che da queste parti si chiama Ponca, conferisce al terreno ricchezza di sostanze minerali importanti per il vino. L’idea iniziale è di fermarci a vedere ogni vigneto, poi chiacchierando ci siamo distratti e abbiamo tirato avanti, ma non mi è sfuggita la meravigliosa vista del cru Ronco delle Mele, il premiatissimo sauvignon di Venica. Nella vinificazione, l’approccio è molto “biologico”, si lavora in totale assenza di ossigeno, utilizzando l’azoto e pertanto riducendo al minimo i solfiti. Giampaolo ci tiene a spiegarmi le tecniche e a farmi vedere le attrezzature che vengono utilizzate, ma qui non ci si appunta nessuna medaglia al petto e questo mi fa pensare ancora una volta di più a quanto poco senso abbia la necessità di alcuni di dividere i produttori in fazioni; da una parte i buoni (biologi e biodinamici) e dall’altra i cattivi (convenzionali).

Assaggi prima parte
Collio Pinot Bianco 2010: bel naso e bella sapidità
Collio Ribolla Gialla L’Adelchi 2010: naso interessante e bella freschezza
Collio Malvasia 2010: bella morbidezza e sapidità
Collio Pinot Grigio Jesera 2010 (leggermente ramato): buona complessità e persistenza
Collio Sauvignon Ronco del Cerò 2010: naso varietale, bella persistenza
Collio Friulano Ronco delle Cime 2010: Gran bel tocai, intenso e complesso
L’Extempore 2009 (100% sauvignon): è una parte del ronco delle mele che viene fermentato e affinato in una sola barrique quindi se ne ottengono in tutto 300 bottiglie di grande pregio e complessità!
Collio Sauvignon Ronco delle Mele 2010: eleganza e classe allo stato puro
Poi 2 rossi molto interessanti della tenuta Calabrese di Venica situata ad Altomonte: il Balbium 2009 (100% Magliocco) e il Serramonte 2007 (50% Sangiovese e 50% Magliocco)
Assaggi seconda parte

Dopo gli assaggi in cantina ci spostiamo in una bellissima sala dell’agriturismo aziendale; se qualcuno è alla ricerca di una rilassante vacanza enogastronomica nel Collio, da Venica è anche possibile soggiornare (solo pernottamento e prima colazione). E poiché è anche ora di pranzo, Giampaolo imbandisce la tavola con una serie di meraviglie che arrivano dalla vicina Cormons: i formaggi dell’azienda agricola Zoff; in particolare le caciotte aromatizzate con varie erbe (fiori di sambuco, petali di rosa, rosmarino) e poi pancetta e prosciutto crudo (stagionato in modo naturale per 36 mesi), del salumificio D’Osvaldo. Per dio, ecco cosa significa fare sistema, lavorare in sinergia con le eccellenze del territorio! A questo punto inizio a vedere la soglia del Nirvana ma la oltrepasso non appena arriva in tavola una bottiglia polverosa; è un vino bianco, la saliva mi si azzera, mi capita sempre così quando vedo vini bianchi invecchiati. Il giovane Venica versa il prezioso liquido nel bicchiere e m’invita a indovinare: Chardonnay, no forse Tocai friulano, ma ho paura di fare brutta figura e per pudore non dico niente. Nel frattempo arriva Giorgio Venica, che assieme al fratello Gianni e alla di lui moglie Ornella (e naturalmente a Giampaolo) hanno in mano le redini dell’azienda: La richiesta e la stessa; però Giorgio, che quel vino l’ha fatto con le sue mani, dovrebbe andare a colpo sicuro. Lui dice Tocai ed io, in maniera molto introspettiva, me la tiro un po’. A questo punto Giampaolo gira la bottiglia e colpo di scena è una Malvasia del 1992. Vent’anni sulle spalle, un vino di una complessità incredibile, un vero e proprio nettare! Non è finita però, ci sono ancora due Merlot piuttosto notevoli: Insieme 2001 (il progetto di solidarietà voluto da Venica per aiutare le persone colpite dal recente tsunami in Giappone) e il sontuoso Collio Merlot Perilla 2008 a dimostrazione che il Merlot da queste parti può dare grandi risultati. Giusto, adesso che mi ricordo ero qui per il video; Giampaolo forse e meglio se dici due parole tu: “Ho creato un video di presentazione per la mia azienda, dove il consumatore vede passo dopo passo l’evoluzione della vite durante l’arco di un anno. Credo sia una maniera nuova di coinvolgere il pubblico e farlo sentire più vicino a quello che trova nel bicchiere”.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.