
Santo Stefano Belbo, città natale di Cesare Pavese e naturalmente tutto rimanda a lui, a uno dei più grandi scrittori italiani di sempre. Mi piace pensare che Constance Dowling, il grande e doloroso amore di Pavese, non sarebbe andata via senza dare nessuna spiegazione se ci fosse stata una buona bottiglia di moscato a trattenerla e avrebbe lasciato definitivamente l’America per trasferirsi proprio nella città natale dell’indimenticato e indimenticabile scrittore. Cesare e Costance non ci sono più da tanto tempo, ma per fortuna a Santo Stefano Belbo è rimasto almeno il moscato che trova in Oscar Bosio e nella sua cantina “La Bruciata” uno dei suoi massimi interpreti! L’azienda agricola si trova a Valdivilla (frazione di Santo Stefano Belbo), su una sommità che domina le valli del Belbo e del Tanaro, a pochi km da Alba, Canelli e Asti a 420 m slm. Naturalmente la posizione permette un’ottima escursione termica nel periodo estivo fondamentale per la concentrazione dei profumi. Gli ettari vitati sono 17 tutti di proprietà con una predilezione per il moscato, naturalmente vi sono anche i classici vitigni di Langa distribuiti nei comuni di Santo Stefano Belbo, Mango e Neive.
Parlando dei vini di Oscar Bosio, il proprietario de “La Bruciata”, mi vengono in mente subito almeno tre considerazioni, la prima: qui il famoso rapporto qualità/prezzo è un caso da manuale e non usato a sproposito per mascherare dei vini appena discreti come spesso si usa fare e ne converrete non appena assaggiato il Moscato Secco, il Moscato d’Asti e il Dolcetto D’Alba. La seconda considerazione e che chi ha il coraggio di aspettare i vini bianchi qualche anno, senza cadere nell’urgenza di mettere in commercio vini d’annata si ritrova con prodotti di grande qualità con un potenziale davvero notevole e non è un caso che allo scorso Vinitaly, Oscar Bosio abbia presentato una verticale di 4 anni del suo Aivè (Moscato secco) per la precisione il 2007-2008-2009-2010. Terza considerazione, l’importanza di saper comunicare in maniera sana e autentica; sempre allo scorso Vinitaly, sono arrivato allo stand de “La Bruciata” in un momento di delirio, organizzato ma pur sempre delirio, e sono stato accolto con l’attenzione che si riserva ai migliori clienti trovando in Oscar Bosio e suo figlio una gentilezza e un’umiltà smisurata cosa di cui sono capaci solo i grandi uomini del vino.

I Vini degustati
Alla famiglia Bosio si affiancano l’agronomo Valter Iguera e il grande enologo Dante Scaglione (già enologo da Bruno Giacosa, vincitore del Premio Veronelli come miglior enologo italiano) che tanto per fare un paragone musicale è un Keith Richards in grado di dare quel timbro unico che non è tecnica o virtuosismo fine a se stesso ma classe pura.
AIVE vdt bianco 2009 (Moscato Bianco 100%)
Stiamo parlando di un moscato (e che signor moscato) completamente secco, di bella acidità e grande equilibrio; al naso aromi di fiori, vegetali e di frutta bianca. Un vino di estrema piacevolezza che consente di spaziare anche con gli abbinamenti, dai crudi di pesce alla cucina orientale. Bellissima scoperta!
Dolcetto d’Alba 2011 (Dolcetto 100%)
Naso di violetta, leggermente speziato, bella morbidezza un vino fantastico, per chi vuole “rilassarsi” negli abbinamenti e non solo, si lascia bere e poi bere e ribere!
Moscato d’Asti docg 2011 (Moscato bianco 100%)
Piacevolissimo con le sue note aromatiche di frutta bianca e di fiori e con l’acidità che bilancia perfettamente gli zuccheri. Il Moscato d’Asti di Oscar Bosio è fatto da dio, ed è buono (ma anche di più) quanto altri sicuramente più famosi e celebrati.
Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti.
Cesare Pavese
da “La luna e i falò”
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