
Fuori a Riva del Garda un anticipo d’autunno imprevisto e fa freddo ma dentro la Rocca, che ospita la manifestazione “aRIVAno i vignaioli”, i cuori sono caldi, grazie alla bellissima (e sorprendente) degustazione di Nosiola condotta da Aurora Endrici assieme ai produttori trentini che di quelle bottiglie sono orgogliosi artefici. Una degustazione importante, che è servita per fissare alcune certezze: La prima, la Nosiola è un’uva fantastica, duttile a tal punto che si passa dal metodo classico (con risultati discreti ma non eccezionali), allo Charmat lungo (con risultati interessanti), per arrivare al capolavoro del Vino Santo Trentino. In mezzo c’è ovviamente la Nosiola ferma che è la declinazione che preferisco in assoluto. Un vitigno non facile, non destinato a fare vini d’annata e beverini come s’immagina ma con una vocazione all’invecchiamento che, nelle sue espressioni più alte, è in grado di regalare emozioni quanto un grande Chablis. La seconda certezza, non è una novità, è che i vini bianchi reggono l’invecchiamento come e quanto i vini rossi (con i dovuti distinguo ovviamente). Chi comunica il vino, i ristoratori, gli appassionati, devono gridarlo ai quattro venti, bisogna smetterla di compiacere il mercato e continuare a dire, spesso con colpevole responsabilità anche degli addetti ai lavori, che tanto questi vini il consumatore medio non li vuole e che sono solo dei vini feticcio per degustazioni. Ho assaggiato a Riva del Garda Nosiola del 2002 che erano addirittura “giovani”, in grado di trarre in inganno chiunque sulla vera età della bottiglia. Urge un cambio di prospettiva, è arrivato il momento, questo modo di intendere i vini bianchi deve diventare una questione culturale. In definitiva una grande scoperta questa Nosiola, poi si dirà che fuori dal Trentino non la conosce nessuno o che è un vitigno con un’identità non ben definita, come ad esempio può essere il Soave, ma una certezza c’è ed è incontrovertibile: La Nosiola che affronta il tempo può dare risultati strabilianti, l’onere della prova? La monumentale Nosiola del 1983 di Mario Pojer, un attimo di eterno!
I vini degustati
Francesco Poli, Nosiola “Maiano bianco” 2008
Bella prova della Nosiola in una annata difficile, note di fiori in evidenza (camomilla), bella acidità con il finale di mandorla tipico del vitigno

Vignaiolo Fanti Nosiola 2008
In primo naso è decisamente ridotto, qui l’annata difficile si sente molto più che nel vino precedente. Lo lascio per riprenderlo una quindicina di minuti dopo. La musica è cambiata, naso complesso, un vino elegante con toni minerali in evidenza (idrocarburi).
Vignaiolo Fanti Nosiola 2006
Annata più calda, si sente subito, il naso è bellissimo con note agrumate in evidenza. In bocca risalta una spiccata ed intrigante sapidità, un grande vino.
Cesconi Nosiola 2002
Vino fantastico! Acidità spiccata, affascinate con una bella sapidità, davvero impeccabile. In magnum.
Cesconi Nosiola 2001
Si conferma sui grandi livelli del 2002, solo che sono molto più accentuate le note minerali che virano decisamente verso sentori di idrocarburi.
Castel Noarna Nosiola 2002
In evidenza note di frutta cotta al naso che è davvero complesso. Vino di grande struttura ed eleganza, da perderci la testa.
Castel Noarna Nosiola 2001
Un altro grande vino di Castel Noarna, morbidezza che rasenta la cremosità e stiamo parlando di un vino che ha 12 anni.
Pojer&Sandri Nosiola 2003
Grande bottiglia di Mario Pojer e Fiorentino Sandri. Complessità e grande struttura in una annata difficile come la 2003, un vino in grandissima forma con al naso note tropicali che ricordano certi Chablis.
Pravis Nosiola “l’ora” 2001
Nosiola “particolare”. Da Uve lasciate leggermente appassire su appositi graticci e vinificate in piccole botti di acacia. Leggera riduzione iniziale al naso. Appena si apre diventa interessante con note di fiori in evidenza e una bella acidità. Particolare la virata dolce ma mai stucchevole.
Foradori Nosiola “Fontanasanta” 2009
Vinificato in anfora secondo i dettami della biodinamica. Un vino che deve ancora trovare la sua strada e soprattutto la sua identità, da riassaggiare tra qualche anno.
Zeni Nosiola “Maso Nero” 1992
Vent’anni in un bicchiere. Vino decisamente maturo con leggera ossidazione. Frutta cotta al naso, nonostante tutto molto affascinante.
Pojer e Sandri Nosiola 1983
Emozione allo stato puro. Trent’anni e sembra un ragazzino con una acidità ancora tutta bella pimpante che promette ancora sorprese per il futuro. Naso stupendamente complesso, datteri e note minerali in evidenza. Monumento alla Nosiola, davvero senza parole, impossibile lasciarne una goccia nel bicchiere anche se siamo ad una degustazione.
Francesco Poli Vino Santo 1994
Pisoni Vino Santo 1993
Gino Pedrotti Vino Santo 1986
Pravis Vino Santo “Arèle” 1982
Quattro vini, ciascuno con una propria peculiarità e complessità ma tutti e quattro con un comune denominatore , la grandezza. D’accordo l’abbinamento magari con una predilezione per il foie gras o i formaggi erborinati ma la vera vocazione di questi Vino santo è alla solitudine di dolce e suadente malinconia. Immaginate “The Third Man” di Enrico Rava e Stefano Bollani nello stereo, voi e il bicchiere, null’altro!
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