
Il Carso è terra ed è sangue! Il Carso inizia ad avere i colori dell’autunno già ai primi di settembre: sfumature di giallo, rosso, verde e poi il grigio della pietra a fare da sfondo. Qualcuno potrebbe pensare che tutto questo sia tristezza, invece è dolce malinconia, è ritrovare le proprie radici, anche se sei nato a mille chilometri di distanza, è qualcosa di atavico. Con Marko Fon camminiamo per tutta “Kosminov Dol”, la vigna vecchia, mentre un soffio di vento leggero ci culla. È un vigneto magico il Kosminov Dol, ti rapisce, non ti va di sprecare parole, anzi a un certo quel vento dolce ti avvolge e smetti di parlare del tutto, gli occhi si chiudono senza che tu possa comandarli, ascolti in silenzio, forse per un lungo attimo cogli la vera essenza del Carso. Marko è una sorta di sciamano, ne sono convinto. Ogni volta che vado da lui, capisco quanto sia importante, per noi dannati cittadini, recuperare il legame con quel mondo rurale che abbiamo quasi dimenticato: tempi, ritmi della natura, fatica, paura, fatalismo, ma anche condivisione, socialità. Marko mi ricorda Danilo Dolci, non a caso Dolci è nato a Sesana, un paesino Sloveno a venti chilometri da Brje Pri Kommu, il borgo dove abita Fon. Gli incontri con Marko, non sono semplici visite alla cantina o degustazioni più o meno formali; sono veri e propri momenti di maieutica, non ci sono verità preconfezionate, c’è il tuo coinvolgimento diretto, non puoi essere diverso da quello che sei, non qui, non nel Carso di Marko Fon.
I vini bevuti (si bevuti, perché degustati è davvero riduttivo. Sono vini che ci hanno fatto riflettere e discutere, per la gran parte li abbiamo amati, quindi niente radiografie e nemmeno cartelle cliniche.)

Marko Fon Malvasia Riserva 2008: Il figliol prodigo! Marko non era convinto di questo vino temeva un’ossidazione (che non c’è stata) e in una prima fase aveva deciso di non venderlo. Il tempo l’ha plasmato e ora c’è tutto! Solo 750 bottiglie, di cui noi abbiamo bevuto una delle ultime rimaste. Un vino intenso e nervoso, al naso ricordi di Erbe officinali, albicocca, frutta cotta, bella acidità. Qualcuno ha preferito la Malvasia Riserva 2006, io invece l’ho amato più di tutti gli altri proprio per questa sua storia e perché è un vino non accomodante che può dare ancora tantissimo, il problema e che non ci sono più bottiglie.
Marko Fon Malvasia riserva ILO 2006: Uno dei vini “perfetti di Marko”. Naso di te, spezie, pino, pesca; in bocca è morbido e setoso. Un vino maestoso. Da un’annata calda, poi dopo un agosto piovoso, un autunno bellissimo e infinito. Abbiamo bevuto la penultima bottiglia.
Marko Fon Malvasia 2010: Questo è un vino che fa acciaio. Più immediato (non semplice) degli altri, deriva anche da vigne più giovani (età media 15 – 18 anni, mentre le riserve derivano da vigneti che hanno più di 40 anni).

Marko Tavcar Pietra Terrano 2006: Note di viola, sangue, ferro. L’acidità tipica del Terrano a fare da sfondo in maniera semplicemente perfetta, uno dei migliori Terrano in circolazione in tutto il Carso.
Marko Tavcar Pietra Malvasia 2009: Siamo un po’ lontani rispetto alle Malvasie di Fon. Si sente troppo l’alcol che compromette tutto l’assaggio ma Tavcar può contare su un grande maestro.
Ciasciuno cresce solo se sognato
C’è chi insegna
guidando gli altri come cavalli
passo per passo:
forse c’è chi si sente soddisfatto
così guidato.
C’è chi insegna lodando
quanto trova di buono e divertendo:
c’è pure chi si sente soddisfatto
essendo incoraggiato.
C’è pure chi educa, senza nascondere
l’assurdo ch’è nel mondo, aperto ad ogni
sviluppo ma cercando
d’essere franco all’altro come a sé,
sognando gli altri come ora non sono:
ciascuno cresce solo se sognato.
(Danilo Dolci)
A Emanuele Giannone e Marko Tavcar
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