Appuntamento con un Capo di Stato


Lorenzo Palla

Qualche anno fa usciva un libro nel quale la famiglia Vrinat, proprietaria del famosissimo e tri stellato (almeno per un trentennio)  ristorante parigino Taillevent, indicava quali fossero (secondo il loro punto di vista, ovviamente) i 100 vini da leggenda. Nella top hundred, accanto agli immortali Petrus, Chateau d’Yquem, Romanèe – Conti, Krug, Dom Perignon, Chateau Haut – Brion, solo pochi italiani presenti:  Sassicaia, Brunello di Montalcino di Biondi Santi, Sperss di Gaja e il Capo di Stato della cantina Conte Loredan Gasparini. A prescindere dal fatto che questo tipo di pubblicazioni siano sempre a carattere soggettivo, desta un certo stupore che un vino così considerato dai francesi sia così poco valorizzato dalla stampa di settore italiana. Una sottovalutazione davvero inquietante che ovviamente dimostra ancora una volta come i nostri cugini francesi sul vino la sanno molto più lunga di noi. I motivi in realtà possono essere molteplici, non ultimo la storia piuttosto oscura del Conte Piero Loredan, primo proprietario dell’azienda, legata a trame occulte e misteri dell’Italia degli ’70 del secolo scorso. Non voglio però in questa sede ripercorrere pagine dolorose per l’italia e addentrarmi in questioni intricate e complesse, rimaniamo concentrati sul vino. Capita che Nicolò Gambarotto, direttore della rivista di enogastronomia del Friuli Venezia Giulia, Fuocolento, mi propone di partecipare ad una mini verticale di Capo di Stato (2007, 2002, 1997) nei nuovi locali del Fuocolento store a Udine. Come perdere un appuntamento con la storia e con un vino ricco di fascino e, perché no, anche di mistero? Semplice, basta prendersi l’influenza. Già, ho dovuto rinunciare, ma come si dice in questi casi ho fatto di necessità virtù,  ho  contattato Lorenzo Palla, la cui famiglia acquistò la proprietà dal Conte Loredan nel lontano 1972, e gli ho proposto di vederci in cantina.

Il Capo di stato

Prima di parlare del Capo di Stato è necessario ricordare il Venegazzù Rosso della Casa. Il Conte Loredan lo produceva già negli anni 60,  fu uno dei primi vini “moderni” italiani, di una grandezza unica, ancora oggi, bottiglie vecchie di 40 anni non temono rivali. Il Conte desideroso di affiancare al Rosso della Casa una riserva, produsse un vino importante, messo in bottiglia solo in certe annate. Vista la caratura, quel vino non ci mise molto ad essere presente sulle più importanti tavole veneziane compresi ovviamente gli hotel di lusso.  Fu in quel contesto che Presidente Francese Charles de Gaulle lo bevve e se ne innamorò perdutamente. Da quel momento il Conte Loredan decise che il nome di quel vino sarebbe stato Capo di Stato. A completare l’opera e proprio il caso di dirlo fu poi l’artista Tono Zancanaro che realizzò per il Capo di Stato due etichette davvero evocative che esprimono la duplice anima maschile e femminile della “uva” (femminile) che diventa “vino” (maschile). Nel corso degli anni, il vino ha continuato ad essere prodotto con la sola etichetta del “Lui” riservando la “Lei” solo particolari occasioni.

I Vini degustati

“Cuvée Indigene” 2011

Iniziamo con un Prosecco, non poteva che essere così, siamo pur sempre nella Marca trevigiana e qui comanda la Glera! La differenza e che qui la DOC è Montello – Colli Asolani e quindi nel bicchiere mi aspetto qualcosa di diverso da Valdobbiadene, vengo subito accontentato. Nel bicchiere c’è il “Cuvée Indigene” (100% Glera). Quest’originale Cuvée è nata dalla selezione delle migliori uve di un vigneto del 1969 denominato “Vigna Belvedere” ed è stata vinificata dalla fermentazione diretta del mosto e con lieviti indigeni. Naso tipico di frutta (mela, pera) ma anche di leggera uva passa, crosta di pane. In bocca è setoso e morbido, grandissima eleganza, un brut di grande classe che mi sorprende e mi riconcilia con la tipologia.

Venegazzù Rosso della Casa 2007

E’ il vino storico del Conte Loredan ed è la piena espressione del terroir di Venegazzù.

Nato negli anni cinquanta è stato il precursore dei vini così detti “moderni”, ancora prima del Sassicaia. Da uve Cabernet Sauvignon, Merlot, Cabernet Franc e Malbec, viene affinato per 18 mesi in grandi botti di rovere si presenta al naso con note di prugna, mirtilli e spezie, leggero tabacco, in bocca ritroviamo frutto, grande freschezza ed equilibrio. Resta senza dubbio una delle interpretazioni più riuscite in Italia del famoso taglio bordolese.

 Capo di Stato 2007

Il Venegazzù Riserva “Capo di Stato” nasce dallo storico cru, con vigne che hanno più di 60 anni, denominato delle “100 piante” e deriva da uve Cabernet Sauvignon, Merlot, Cabernet Franc e Malbec. La 2007 è l’annata attualmente in commercio. Diciamo subito, siamo di fronte ad un ragazzino, nel pieno della sua infanzia, tutto impeto e gioia. Naso intenso di creta, spezie, ciliegia rimandi ferrosi, leggerissima nota di vaniglia data dal legno della botte che poi sparirà. In bocca è morbido con un tannino già equilibrato, già adesso è superlativo ma questo è un vino che raggiunge vette inaudite dopo i 10 anni.

 Capo di Stato 2002

A conferma di quanto detto sopra, forse il bicchiere perfetto, che anche se io gli preferisco il 1997. È il Capo di Stato perfetto per essere bevuto adesso, al naso i toni fruttati del sottobosco (mora, mirtillo ma anche ribes) e poi la viola le spezie, in bocca gioca in maniera sorprendente con gli equilibri, lungo, si lascia ricordare, per sempre!

Capo di Stato 1997

I profumi terziari iniziano a fare il loro lavoro, rendendo questo vino emozione pura. Lorenzo mi dice che è riuscito a ricomprarsi alcune bottiglie che ha trovato in giro per l’Europa.  Al naso il frutto è ancora notevole, prugna e viola ma anche ferro e spezie sempre presenti. In bocca si presenta con un’acidità incredibile ma è il finale che sorprende proprio perché non c’è finale, non finisce mai. Lancio il mio personale appello a chi scrive di vino o molto più semplicemente a chi il vino lo ama: Riappropriatevi del Capo di Stato o scopritelo e capirete perché quel posto tra i 100 vini da leggenda in realtà non è poi così soggettivo.

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