Giorgio Grai e il valore delle parole


Un incontro con Giorgio Grai lo consiglierei sommessamente a tutti quelli che scrivono di vino, anzi lo consiglierei a tutti, qualunque lavoro facciano o interesse abbiano. Conoscerete una persona in grado di lasciarvi un solco profondo nell’anima. Diciamolo subito, a scanso di equivoci, Grai non è una persona facile, a tratti burbero, con lui non puoi perdere tempo o presentarti con sovra strutture, appena hai pronunciato due parole, sa già dove andrai a parare. Non è dotato di super poteri è “solo” un uomo di grande carisma e straordinaria esperienza. Mentre lo guardi con il bicchiere in mano, dall’alto dei suoi 82 anni, ti viene da pensare che sei di fronte ad uno dei maestri dell’enologia mondiale, il cor si spaura e tu diventi piccolo piccolo. La lezione che ho avuto da Grai, al di là del vino, è stata sul valore della parola, sul peso specifico delle parole, che abbiamo quasi dimenticato, abituati a continui chiacchiericci spesso senza senso alcuno. A questo punto del discorso Giorgio Grai mi guarderebbe severo e con tono perentorio mi direbbe: “Non perdiamoci in chiacchiere e restiamo sul vino”. Il punto è che durante la visita a Buttrio non mi sono scritto nessuna nota, mi sembrava totalmente fuori luogo, poiché, complice un meraviglioso sole che anticipava la primavera, abbiamo degustato fuori in giardino, in modo anticonvenzionale, appoggiando i bicchieri sul cofano di una Subaru. Ho fissato però in maniera indelebile nella mia mente due cose: Un Giorgio Grai Sauvignon Alto Adige 2009 tra i più buoni che mi sia capitato di bere da quando ho la passione per il vino e lo sguardo compiaciuto del maestro che sembrava dire: “Forse quest’incontro non è stato del tutto tempo perso”.

Giorgio Grai appare con l’aria distaccata di chi non vuole appartenere a nessuno ed è disposto a pagare con l’isolamento la sua libertà. Ha la battuta pronta spesso caustica, sempre divertente, ma sotto la risata si legge la sua voglia di precisione: la sua avventura nel mondo del vino non è solo frutto di un piacere grande ed evidente, ma è il lavoro continuo di cui è consapevole e che ti propone come fosse la cosa più ovvia del mondo. “Fare un vino bianco che duri vent’anni? È facile, un poco di conoscenze precise e un po’ di mano!” E ti fa credere che possa esser vero e quando li bevi i suoi vini, sembrano comunicarti la precisione e la sicurezza di chi li ha fatti con tanta capacità!

(tratto da “i vignaioli storici II” di Luigi Veronelli – Nichi Stefi, 1987)

Create a website or blog at WordPress.com

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: