L’entusiasmante viaggio tra vignerons della Valle D’Aosta di Fabrizio Gallino


Leggendo il bel libro di Fabrizio Gallino (Enofaber), “Vino in Valle, un viaggio tra i vignerons della Valle d’Aosta”, mi sono subito venuti in mente i primi bicchieri valdostani, o almeno quelli che ricordo nitidamente: Extreme, il metodo classico di Cave du Vin Blanc de Morgex et de La Salle (100% di Prié blanc biotipi Blanc de Morgex) per il quale presi una discreta cotta e poi l’Enfer d’arvier Superieur Clos de l’Enfer 2007 (95% Petit Rouge, Neyret e Vien de Nus 5%) della Cooperativa dell’Enfer; dopo di che, con mio grande rammarico, c’è stato l’oblio. Il senso di colpa mi pervade, ma di certo qualche attenuante ce l’ho! Ad esempio, la difficoltà nel reperire le referenze della Valle d’Aosta: difficile trovare enotecari illuminati dalle mie parti, anzi difficile trovare enotecari tout court. Per non parlare di degustazioni monografiche pressoché inesistenti. È  vero ci sono le grandi manifestazioni (Vinitaly, Merano ecc.) ma è facile che per pigrizia ci si concentri su altro. A essere sincero mi conforta quello che dice Fabrizio a pagina 49 del suo libro: “…nelle rare occasioni in cui mi è capitato di rappresentare i vini valdostani a qualche manifestazione, la domanda più frequente che mi sono sentito porre è: Ma in Valle d’Aosta si fa vino?” significa che c’è una sorta di difficoltà generalizzata nell’approccio con i vini di quel territorio.

Fabrizio Gallino

Credo che con la fatica letteraria di Fabrizio Gallino, una sorta di breviario dei vini valdostani, dove con dovizia di particolari si racconta quella terra attraverso luoghi, vini e vignaioli, senza dimenticare qualche buon consiglio per rifocillarsi all’insegna della gastronomia tradizionale, ci siano ottime prospettive per superare questa impasse e, soprattutto, non avere più scuse o alibi per non gettarsi a capo fitto nella conoscenza di quella regione, estremo lembo di un’Italia non italiana; scongiurando il rischio di perdere perle di assoluto valore di cui, ne sono certo, la Valle d’Aosta abbonda.

Non ha importanza quanto lungo sia il viaggio, ma a mio avviso è importante come lo si vive. Il vino, per quanto sia parte fondamenta le di questo itinerario, è stato un espediente per scoprire altro: ho potuto apprezzare una terra apparentemente selvatica e ostica, che mi ha permesso di conoscere persone vere, nonché degustare vini che spesso sono stati una scoperta ed un’emozione, tranne qualche eccezione. Ho scoperto angoli di paesaggio mozzafiato, scorci dove perdersi con lo sguardo e con i pensieri, ma ancor di più importante è stato lo scoprire una sorta di “seconda casa”, un luogo a me caro e congeniale.

(Fabrizio Gallino –Vino in valle, un viaggio tra vignerons della valle d’aosta, Giramondo Gourmand Editore 2013)

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