
“Perché, pensando, consumai la ’mpresa che fu nel cominciar cotanto tosta” non è soltanto un passo dell’Inferno dantesco ma credo possa essere anche il motto di Enrico Baldin e Nadia Nicoli, viste le mille peripezie che hanno dovuto affrontare per conquistare la Champagna. Già, è stata davvero tosta farsi accettare dai francesi. Che i cugini d’oltralpe fossero sciovinisti si sapeva, non è una novità, in fondo come dargli torto, proteggono le loro eccellenze fino al parossismo, atteggiamento in cui noi, “Les italien”, stentiamo parecchio. Vuoi mettere però la soddisfazione di essere accettati da quel Comité Interprofessionnel du Vin de Champagne, al pari di tutte le maison francesi, addirittura con la possibilità di potersi fregiare in etichetta del titolo di Grand Cuvèe? Si badi bene però, la storia di Encry non è la vicenda di ricchi industriali che con un enorme esborso di capitali si sono comprati il giocattolo.

È, invece, la storia di una passione e la dimostrazione di quanto possa la forza di volontà, ovviamente aiutata da un pizzico di fortuna. Enrico Baldin, lavorava nel campo dell’ingegneria naturalistica e del ripristino ambientale, per farla semplice, un meccanico che ripara la natura che si è guastata a causa dell’inserimento d’infrastrutture stradali. Il metodo si chiama Idrosemina ed è applicabile anche per i vigneti. Il caso vuole che dopo un’esperienza in Toscana, Enrico venga chiamato per un intervento in Champagne A Le Mesnil-sur-Oger, uno dei comuni classificati Grand Cru. Qui conosce un giovane vigneron, fortunato possessore di 6 ettari che confinano con due famosssime maison. Nonostante la vita gli abbia dato in dono questa meraviglia, il giovine in questione, nel corso del tempo, lavora solo per fornire il “vino base” per le due mitiche maison viciniori tenendosi anche un po’ di vino per uso personale. Enrico e il vigneron si annusano, si piacciono, scatta la scintilla. Quel vino base è talmente buono che Baldin convince il vigneron a diventare il suo chef de cave e sui 2,8 ettari messi a disposizione dal francese decidono che è arrivato il momento di fare da soli. Si chiamerà Encry (da Enry, il soprannome di Enrico cui viene inserita la c di Champagne in mezzo).

I problemi però iniziano adesso, bisogna affrontare il CIVC (Comité interprofessionnel du vin de Champagne) che da prima ammicca poi quando probabilmente si rende conto che Enrico e Nadia fanno sul serio, inizia a bloccare ogni loro iniziativa. Il colmo viene raggiunto quando il Comitè, ritenendo Encry priva di blasone, ne sancisce la definiva impossibilità a fregiarsi del titolo di maison, pietra tombale, tutto finito. Invece il giovane vigneron, nonché chef de cave, si ricorda che nel 1917 un suo parente aveva registrato al CIVC, con la speranza di vendere vino all’estero, il marchio Blanche Estelle. Tuoni e fulmini, i francesi s’incazzano ma nulla possono perché Nadia Nicoli acquisisce la proprietà del marchio e quindi più nulla osta. Encry è a tutti gli effetti una nuova maison de la Côte des Blancs. Gianni Agnelli soleva dire: «I francesi possono vincere o perdere; ma, se a batterli è l’Italia, la cosa li fa soffrire di più».
Gli Champagne degustati
Grand Rosé Prestige, 95% di Chardonnay e un 5% di Rouge di Bouzy. Non vorrei scadere nella retorica del vino femminile, certo è fine, sinuoso, elegante e sensuale ma non è solo di pertinenza muliebre, rivendico il mio ruolo di maschio.
Blanc de Blancs Grand Cuvée Brut, tutto è nato da qui, una gran bella base. Importante ma immediato al tempo stesso, lo champagne adatto per cominciare ogni cosa.
Grand Cuvée Zéro Dosage 100% Chardonnay. È risaputo che per fare un dosaggio zero bisogna avere una materia prima straordinaria, ergo il Dosage Zèro di Encry è uno champagne di grande importanza. In bocca è una lama, in grado di toccare le corse più sensibili. Grandioso.
Millesimé 2005 100% Chardonnay. Elegante, morbido, di una bevibilità disarmante, versatile nell’abbinamento.
Millesimè 2004 Ho amato particolarmente il 2004. Si dice che rispetto al 2005 non sia pronto, ma cosa vuol dire pronto? Ritengo che la forza di questo Champagne stia proprio nel suo essere schivo e non immediato ma proprio per questo ricco di fascino. Evolverà di sicuro ma non sarà di immediata bevibilità come il 2005, tra qualche anno sorprenderà ed emozionare più di quanto già non faccia adesso.
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