
Un patrimonio rurale inestimabile il Soave, fatto di terre, vigneti, persone. Natura e uomo in perfetto equilibrio, l’una bisognosa dell’altro. Il risultato è un paesaggio incantevole e un vino che nelle sue accezioni migliori è tra i bianchi più espressivi del pianeta. Un sistema di valori quindi: paesaggio culturale (presto patrimonio dell’Unesco) e vino in grado di guardare al turismo enogastronomico da una diversa prospettiva. Il progetto pensato dal Consorzio di tutela in grado di raccogliere questa sfida si chiama Soave Wine Park, ovvero: tutela e valorizzazione delle risorse naturali e paesaggistiche del territorio; ricerca qualitativa dei vini orientata alla tipicità; attività di trasformazione dei prodotti della terra; ospitalità e offerta di servizi turistici integrati. Questo anche il tema istituzionale e centrale direi, viste le implicazioni economiche e sociali che potrebbe avere per quel territorio, dell’Anteprima del Soave 2013. Quando si parla di vino sono importanti i numeri, le teorie e i dibattiti e durante la Preview 2013 nulla di tutto questo è mancato, ma poi bisogna sempre tornare a “colui che tutto move”, ovvero il vignaiolo.

Grazie ad un breve giro per le cantine di Soave, ho avuto la fortuna di aggiungerne altri due vignaioli, straordinari, alla mia già lunga lista, Gelmino e Cristina Dal Bosco. La loro cantina che si trova a Brognoligo, nella zona storica del Soave Classico, si chiama Le Battistelle. Gelmino e Cristina praticano, su 6 ettari, la viticultura eroica, con tanto di riconoscimento del Cervim. Per capire che si tratta di eroismo vero e non di chiacchiere basta fare in macchina l’ultimo tratto di strada panoramica che porta ai vigneti del Cru “Le Carbonare”. Se non amate il brivido evitate, soprattutto evitate se alla guida non c’è un autoctono esperto perché su quelle strade noi foresti ci possiamo passare solo a piedi o al massimo in bicicletta. Dicevo del Cru “Le Carbonare”, camminare in qui vecchi vigneti scoscesi ed estremi (alcuni a piede franco) è un’emozione unica, come il Soave che poi berrai e che credo di non sbagliare, definendo il Soave de Le Battistelle, manifesto di autenticità. Ne abbiamo assaggiati due, entrambi da uve Garganega in purezza: Soave Classico Le Battistelle 2012, delicato, che si svela pian piano e il Soave Classico Ronco del Durlo 2012, sapido e intenso, che ha notevoli potenzialità d’invecchiamento, ma soprattutto grandissima personalità. Abbiamo degustato all’aperto, giusto fuori la casetta posta alla sommità dei vigneti de “Le Carbonare”, circondati da un panorama mozzafiato che rigenera l’anima!

L’annata 2013 del Soave
L’andamento stagionale dell’annata 2013 è stato contraddistinto da un inverno piuttosto secco, non particolarmente freddo ma prolungato a cui è seguita una primavera dalla piovosità eccezionale, con temperature sensibilmente al di sotto della media. Il mese di maggio, in particolare nella seconda metà, ha fatto registrare una piovosità fuori dalla media. Dal punto di vista delle temperature, i bassi valori hanno frenato l’accrescimento vegetativo ed accentuato la difformità anche nell’ambito della stessa varietà. La fioritura è iniziata attorno alla metà di giugno, periodo caratterizzato da una situazione meteo più stabile che ha contribuito a ridurre l’irregolarità della fase vegetativa, anche se l’allegagione è stata comunque condizionata e il fenomeno dell’acinellatura è pressoché generalizzato. I grappoli a fine giugno si presentavano già spargoli rispetto agli anni precedenti, situazione che portava a prevedere un leggero calo della produzione in termini quantitativi, ma ottima dal punto di vista qualitativo, anche in virtù della buona ventilazione degli acini. L’inizio della vendemmia della Garganega nel Soave si è riposizionato in un periodo più vicino alla tradizione e alla normalità, ovvero dal 20-30 settembre. Questa le note biografiche di un millesimo, che abbiamo avuto la possibilità di conoscere anche attraverso l’assaggio di 16 vini provenienti dai 4 terroir di Soave: La Costa di Roncà, Soave e la Val Tramigna, Colognola e la Val d’Illasi, Monteforte e la Val d’Alpone. Certo, il Soave come tutti i bianchi di grande spessore e personalità avrà bisogno di qualche anno per esprimersi e magari le prime impressioni verranno clamorosamente smentite; per quello che si può dire oggi, a caratterizzare l’annata, sicuramente importante, è una splendida sapidità e note floreali intense, con la Costa di Roncà a regalare vini di grande caratura e questo non era per nulla scontato, staremo a vedere.
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