Non accade spesso che in tutto questo girovagare da un’azienda agricola all’altra si venga travolti dalla forza del passato e dall’appartenenza alle proprie radici. Al tempo stesso, attraverso una precisa idea di fare vino, che viene trasmessa in maniera inequivocabile dalle parole di Brandino Brandolini D’Adda e Alec Ongaro, rispettivamente proprietario ed enologo dell’azienda Vistorta, si coglie in modo indissolubile il futuro che hanno in mente. A Villa Brandolini D’Adda, ogni spazio, che sia l’incantevole parco, la barchessa, le scuderie, il granaio o in un qualunque altro anfratto, si respirano le vicende della famiglia Brandolini e i ricordi di quella che un tempo fu la comunità del borgo di Vistorta.

Ci troviamo nella campagna friulana ai confini con il Veneto e questo luogo, in un passato non troppo remoto, viveva di persone brulicanti e operose. Era l’Italia rurale, dove il volgersi del tempo e delle stagioni era ritmato dal lavoro nei campi e dalle festività religiose. Il fulcro della vita agreste era la proprietà agricola della famiglia Brandolini, nobili appartenenti al patriziato Veneto, nonché uomini d’arme e capitani di ventura a servizio della Serenissima, che dal 1400 in poi ha sempre vissuto tra Venezia e queste terre. Si dice che la storia sia ciclica; infatti, dopo una fase di spopolamento, seguita alla rapida industrializzazione delle province limitrofe, il borgo di Vistorta con l’inizio del nuovo millennio, che ha rinnovato l’attenzione verso modelli di sviluppo sostenibile, ha ripreso a popolarsi. Oggi venticinque nuove famiglie hanno rinnovato il patto di appartenenza con la comunità rurale.

La storia della Tenuta di Vistorta
Fu Guido Brandolini, nel 1872, che assecondando la sua vocazione per l’agricoltura, diede origini alla tenuta di Vistorta dove, oltre alle colture cerealicole e alla bachicoltura tipiche del Veneto in quell’epoca, affiancò la coltivazione della vigna. Dopo il flagello della fillossera, Guido decide di concentrarsi esclusivamente su alcuni varietali, principalmente sul vitigno merlot. Inizia qui la grande storia del Merlot di Vistorta che, a partire dalla seconda metà degli anni Ottanta del Secolo scorso, si consoliderà e diffonderà nel mondo grazie al progetto di Brandino Brandolini.

La tenuta viene restaurata e portata al suo splendore attuale negli anni ’50 e ‘60 dai genitori di Brandino, Brando Brandolini e dalla moglie Cristiana, grazie all’’intervento dello scenografo Renzo Mongiardino per la ristrutturazione della villa e del famoso architetto paesaggista Russell Page per il giardino, secondo la tradizione del giardino all’inglese dell’Ottocento che ne fanno oggi uno dei più importanti giardini italiani.

I 220 ettari della tenuta si trovano in zona piana a ridosso della pedemontana friulana. Il vigneto copre una superfice di circa 40 ettari, è contornato da boschetti e siepi che contribuiscono a mantenere la biodiversità e a mitigare le temperature estive creando corridoi di aria fresca.

I 140 ettari di seminativi sono coltivati con colture di frumento, orzo, girasole, soia, erba medica in rotazione. Tutte le colture seguono i principi dell’agricoltura biologica rigenerativa.
Il vino però è materia di Brandino. Dopo la laurea in agraria all’Università Texas A&M, fa le sue prime esperienze a Bordeaux, lavorando a Château Greysac, dove affianca il giovane enologo Philippe Dambrine. Dall’innamoramento per il Bordeaux inizia lentamente a prendere forma il progetto di un grande vino rosso da fare a Vistorta, visto che la composizione argillosa calcarea dei terreni era particolarmente adatta alla coltivazione di varietà a bacca rossa e in particolare al merlot. Tornato nel borgo friulano nel 1979, Brandino riprende le redini dell’azienda piantando nuove vigne di merlot a fianco alle viti più vecchie. Con spirito nuovo inizia a vinificare nella cantina della barchessa di Cordignano, con la collaborazione di Georges Pauli, grande enologo dei Domaine Cordier, e del giovane Alec Ongaro. Nel 1996, il Merlot di Vistorta viene stappato per la prima volta al Four Season di New York.

I vini
Il Merlot Vistorta
La prima annata del Merlot Vistorta è stata la 1989. Per un decennio il blend si componeva di un 90% di merlot e il restante 10% di cabernet franc, cabernet e shiraz. A partire dall’anno 2000 si decide di vinificare il solo merlot in purezza e dal 2008 l’azienda è interamente a conduzione biologica.
Tradizionalmente la vinificazione del Vistorta avviene separatamente per parcella in vasche di cemento con fermentazioni spontanee. Dopo 30 giorni di macerazione post-fermentativa, il vino affina in barrique di rovere francese (40% legno nuovo) per 18 mesi. Dal 2013 alcune partite vinificate in modo naturale entrano a far parte dell’assemblaggio finale, quantità in crescita ogni anno. Il vino viene infine imbottigliato senza filtrazione.

Ho degustato l’annata 2012. I profumi di frutta rossa con lievi note di frutta sotto spirito. Note di caffè, spezie e cioccolato. Il palato è avvolgente, tannino vellutato, finale lunghissimo. Un grande merlot italiano che sa misurarsi con il passare del tempo.
Bianca & Brando, il Pinot Grigio ramato e il Treanni
Alec Ongaro che dal 1994 affianca Brandino in cantina per la vinificazione è un grande sperimentatore. La sua filosofia prevede il minimo intervento possibile non solo in vigneto ma anche in cantina, con uso minimo di anidride solforosa e con metodi tradizionali: la macerazione sulle bucce, le follature manuali, le fermentazioni spontanee in botti aperte. Da continue prove, ragionamenti e prove, nascono Bianca e Brando.

Bianca
100% Tocai Friulano. Dopo la vendemmia manuale, fermentazione alcolica contemporaneamente in barrique a cielo aperto con follature manuali e in anfore di ceramica (300 hl) dove la macerazione, a contatto con le bucce e i vinaccioli, si prolunga per più di 200 giorni. Le barrique vengono svinate a coppie e continuano l’affinamento in barrique singola con le proprie presse senza travasi fino all’assemblaggio. Il prodotto in ceramica dopo la svinatura e la torchiatura continua il suo affinamento per un anno in anfora e uno in botti di rovere francese (5 hl). Ho degustato l’annata 2017. L’olfatto richiama note di fiori di campo e miele, al palato è ampio e dinamico. L’idea di vino mi porta direttamente a Oslavia, uno dei pochi luoghi dove ha senso la macerazione.

Brando
100% Merlot. Dopo la vendemmia manuale, fermentazione alcolica contemporaneamente in barrique a cielo aperto con follature manuali e in anfore di ceramica (300 lt) dove la macerazione, a contatto con le bucce e i vinaccioli, si prolunga per 180 giorni. Le barrique vengono svinate a coppie e continuano l’affinamento in barrique singola con le proprie presse senza travasi fino all’assemblaggio. Il prodotto in ceramica dopo la svinatura e la torchiatura continua il suo affinamento per un anno in anfora e un periodo superiore all’anno in barrique di rovere francese (225 lt). Anche per il brando l’annata degustata è stata la 2017. L’olfatto rileva subito una bella complessità: frutta rossa, note balsamiche, leggera speziatura. Al palato è elegante ed espressivo.

Non vanno dimenticati il Pinot Grigio 2022 naturalmente ramato, un vino delizioso e dinamico, di grande bevibilità e il Treanni, vino che nasce dall’’unione di tre annate diverse di Refosco, Cabernet Franc e Merlot. Vino in grado di coniugare freschezza unità a complessità ed eleganza, davvero una bella sorpresa.
Prima di essere una tenuta, Vistorta è una comunità. Una volta c’erano le scuole, le botteghe, la chiesa, il panevìn a gennaio e la via crucis a Pasqua. C’erano la fierezza per il lavoro, la fiducia nelle tradizioni l’allegria dello stare insieme, tutti valori che riecheggiano ancora oggi tra le mura di un borgo integro e vivo, che continua generare nuove storie.
(Brandino Brandolini D’Adda)
Brandino Brandolini D’Adda racconta la storia di Villa Brandolini D’Adda e di Vistorta
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