Roberto Cipresso: “I vini che subiscono appassimento sono in antitesi con il concetto di terroir”


Roberto Cipresso

Roberto Cipresso, dopo aver letto l’articolo “Marco Sara, Elogio dell’appassimento”, mi invia alcune preziosissime considerazioni in merito al fatto che i vini, ottenuti da uve appassite, non  si possano considerare a tutti gli effetti vini di “terroir”. Ringrazio Roberto che mi onora di questo suo scritto e apro il dibattito.

Caro Micheleangelo,
trovo sempre molto intelligenti i tuoi interventi, nonchè molto ben scritti; mi piacerebbe però, per amore di confronto e di dibattito, fare qualche osservazione in merito al tuo:”Elogio dell’appassimento”; nella mia carriera sono stato spesso consulente di produttori di vini dolci, in alcuni casi proprio di Picolit, e sono fermamente convinto che la produzione italiana annoveri elementi di alta e altissima qualità; sono altresì sicuro che il sig. Marco Sara realizzi vini buonissimi, ma sento di dover contestare l’accostamento tra questo tipo di prodotti e il “terroir” – a mio avviso fuori luogo, così come quello tra “terroir” e “varietà”-. Ritengo infatti che l’appassimento – anche se naturale, proprio come la disidratazione ottenuta tramite processi osmotici -, sia in antitesi con il concetto di “terroir” inteso come riconducibilità di un vino ad una determinata area geografica; dove il contributo zuccherino si trovi a sovrastare, in termini organolettici, gli elementi che servono a collocare un vino nel rispettivo territorio infatti, trovo si possa parlare di diverse sfumature ed accezioni di piacevolezza, ma non di capacità di riflettere l’ambiente di partenza.

Riguardo poi all’impiego di muffe, quest’ultimo influenza in tal misura l’espressione organolettica del vino che se ne avvale, da ostacolare non solo l’identificazione del “terroir” di provenienza, qualora ci fosse , ma persino quella della varietà di appartenenza.

Ho infine un’ultima obiezione a proposito dell’accostamento tra questi vini e l’organicità, a mio avviso non molto corretto considerata l’entità degli apporti in anidride solforosa che la salvaguardia del loro stato sanitario richiede.

Spero di avere presto l’occasione per interagire di nuovo con te, perchè trovo che il ruolo dei blog sia del resto proprio quello di fornire interessanti spunti di discussione e confronto.

Un caro saluto

Roberto Cipresso


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