
Di Gaspare Buscemi si dice che sia un vignaiolo sui generis e naturalmente è un complimento! Quando si parla del suo lavoro, lo si associa facilmente al concetto di tempo; un tempo indefinito che non accumula solo polvere, ma è in grado donare al vino nuove prospettive, nuovi approdi e ovviamente nuove emozioni. È un po’ come parlare d’arte, ma non voglio addentrarmi nell’annosa questione filosofica se il vino possa considerarsi un’opera alla stregua di quadro o di una partitura, c’è il rischio di perdersi o di prendere delle cantonate micidiali, non posso negare però che il lavoro dell’artigiano Buscemi spesso rasenti il sublime. Come definire altrimenti il suo Alture Bianco “Riserva Massima” o una RiBolla (come la chiama lui) rifermenta in bottiglia, entrambi del 1987? Vini in grado di far perdere il sonno a noi monomaniaci, vini che ti aprono un mondo, un mondo d’amore. Ecco che allora quando c’è la possibilità di incontrare Gaspare e i suoi vini, faccio di tutto per esserci, “qui ed ora”, senza compromessi. Questa volta il luogo della felicità è stato il recente Ein Prosit a Malborghetto con Paolo Ianna conduttore e canalizzatore dei tumultuosi pensieri del Gaspare. Nella stessa giornata ho partecipato ad altre due degustazioni, ho bevuto vini importanti per blasone; vini interessanti per fattura ma niente mi ha folgorato quanto il Perle d’Uva 1991 di Buscemi, niente.

I vini degustati
Esperienze Bianco 2010 (senza solforosa aggiunta)
Le esperienze sono uniche come i vini di Buscemi, ogni volta una storia diversa. Con questo nome s’identificano i vini che non hanno solforosa aggiunta e che hanno superato i 20 anni in bottiglia. Abbiamo assaggiato un Esperienza appena messa in bottiglia, la 2010. Da uve Verduzzo, Pinot bianco, Sauvignon (da clone non aromatico), Chardonnay (almeno così ho capito perché Buscemi fa fatica a ricordare i vitigni). Un po’ chiuso all’inizio poi il naso si apre: frutta cotta matura, mela, mandarino, litchi. Il classico vino che non si svela subito ma che va riassaggiato a distanza di giorni per capirne il reale potenziale.
Braide Bianco 2010 (Con solforosa aggiunta)
“Braida” è il nome friulano dell’appezzamento vicino all’abitazione, chiuso, pianeggiante e coltivato spesso a vigneto. Da uve Verduzzo, Pinot Grigio, Chardonnay e Sauvignon (da clone non aromatico). Da subito meno austero dell’”Esperienze”. Al naso miele, finocchio, una nota di camomilla, forse un po’ troppo rassicurante e quindi meno emozionante rispetto all’Esperienze Bianco 2010.
Perle d’uva 2001
Vino ottenuto da rifermentazione naturale in bottiglia e chiuso con tappo di sughero intero ancorato dal tappo metallico. Da uve Ribolla Chardonnay Verduzzo, Sauvignon (da clone non aromatico). Al naso note di terra e carne, poi vira su note vegetali. Sorprendente!
Perle d’uva 1991
Vino che mi commuove: idrocarburi, muschio, note vegetali, naso complesso e destabilizzante, la rifermentazione in bottiglia qui raggiunge vette impensabili, non voglio fare paragoni con altro, assaggiatelo se vi capita.
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