
Azienda agricola Monte Zovo, interno giorno: La linea d’imbottigliamento ha una capacità produttiva pari a 5000 bottiglie l’ora, all’incirca lo stesso numero di bottiglie che fa in un anno il mio amato produttore del Carso sloveno Marko Fon, ergo, giungo alla comoda (e avventata) conclusione: “Ma allora, che ci faccio io qui?”. Questo pregiudizio, questa imperdonabile sottovalutazione, non ponderata, potrebbe portare ad una rappresentazione falsa della realtà, ma nel mondo del vino, ed è uno dei motivi principali della sua bellezza, nulla è scontato, anzi, dove meno te lo aspetti, apprendi cose che non avresti mai immaginato. Ad esempio, durante la visita a Monte Zovo, grazie al biospeleologo Gianfranco Caoduro, che ha tenuto una vera e propria lezione di scienze naturali, ho imparato che il Monte Baldo, il massiccio che ha i suoi confini naturali a Caprino Veronese, viene anche chiamato il giardino d’Europa per via del grande patrimonio di biodiversità presente. Poi ho anche appreso che esiste una certificazione “Biodiversity Friend”, un protocollo messo a punto da World Biodiversity Association per valutare la conservazione della biodiversità in agricoltura e che Monte Zovo è la prima azienda vitivinicola al mondo ad aver ottenuto questa certificazione.

Sempre nella stessa visita ho deliziato il mio palato con la cucina dello chef pluristellato Giancarlo Perbellini accompagnata dagli ottimi vini della “Casa”. Tutta questa lunga premessa per dire una sola cosa, che so essere ormai litania ma la dico ugualmente, ovvero, che il turismo e l’enogastronomia possano essere un formidabile motore per far ripartire l’economia di questa martoriata Italia! A conferma di questa vocazione del Bel Paese, la famiglia Cottini, proprietaria di Monte Zovo, ha costruito un solido progetto imprenditoriale in grado di dare vita a un circolo virtuoso che, ad esempio, potrebbe portare il turista in vacanza al Lago di Garda (che da qui dista solo 5 km) a visitare la cantina attraverso un fil rouge che unisce enogastronomia, ambiente, cultura, accoglienza, una cuccagna insomma. A questo punto i più maliziosi diranno tutto sto panegirico per non parlare dei vini? Invece anche qui, a parte i noti marchi di famiglia, ho trovato il Cà Linverno Bianco 2012 (blend di Sauvignon, Muller Thurgau e Garganega, da vigneti situati a 800 metri d’altitudine, i più alti dell’Area Veronese), nonostante la giovane età, un vino di belle prospettive che negli anni sorprenderà, come del resto è stata una vera sorpresa, la visita all’azienda agricola Monte Zovo.
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