Argilla per il vino, ritorno al Futuro


Argilla versus legno, novità contro tradizione? L’argilla è davvero una novità? No ovviamente, basti pensare alla tradizione millenaria delle anfore del Caucaso o per restare in Italia ai Capasoni della Puglia. Poi nel mezzo ci passano Josko Gravner a Oslavia, Elisabetta Foradori in Trentino, Cos in Sicilia, Vinicola Savese in Puglia, Mario Mazzitelli in Campania e Rubbia al Colle di Arcipelago Muratori in Toscana. Proprio Michela Muratori, visto il crescente interesse per l’argilla, si è fatta promotrice di un interessante dibattito sull’uso della terracotta nel vino, che avrà il suo apice il 15 ottobre prossimo a Suvereto (Livorno), nella cantina toscana dei Fratelli Muratori. La giornata di studi, che si svolgerà alla presenza di esperti di viticoltura ed enologia di livello internazionale, ha avuto, come si dice in gergo cinematografico, un prequel che ha coinvolto sommelier, degustatori e appassionati. Si è trattato di mettere a confronto il Barricoccio Val di Cornia Suvereto Sangiovese Doc 2010, che prende il nome dal suo contenitore di affinamento in terracotta, il Barricoccio per l’appunto, riproducente nelle dimensioni e nella forma la classica barrique e il Vigna Usilio Val di Cornia Suvereto Sangiovese DOC 2007, affinato in carati e botti di rovere per almeno 24 mesi. In sostanza Michela pone alcune domande: È indispensabile legare un antico materiale solo al passato? È possibile ripensarne l’uso aggiornandolo? Ed è proprio scontato che il vino che se ne ottiene debba riferirsi a canoni organolettici e concettuali estremi? Può un vino prodotto in un materiale antico essere attuale e moderno? Queste le mie considerazioni assaggiando i due vini: Parto dal Barricoccio val di Cornia Suvereto Sangiovese Doc 2010. Il naso è subito intrigante. Prima il frutto maturo in evidenza, poi anche note vegetali ma anche profumi terziari. In bocca ha bella struttura e personalità, attacca morbido, il tannino è ancora in evidenza, di discreta lunghezza il finale, bello pimpante e vivo. Ovviamente un vino giovane, sarà interessante seguirne l’evoluzione. Poi assaggio il Vigna Usilio Val di Cornia Sauvereto Sangiovese DOC 2007: Il confronto sembrerebbe impari visto che parliamo di due annate così distanti tra loro nel tempo, poi leggo le considerazioni di Francesco Iacono in merito e capisco: “Il nostro era una proposta di assaggio di 2 tipologie di vino ottenute con tecniche opposte, nulla di più. Un modo per solleticare il dibattito”. Il naso è molto importante con il frutto in evidenza, note leggere di vaniglia (legno) ma che vista la gioventù del vino svaniranno con il tempo. In bocca è pieno ma al tempo stesso morbido, il tannino è levigato ed è molto lungo, un vino di grande eleganza, c’è poco da dire! Il Verdetto? Certo non è facile perché il nodo sta proprio nella prospettiva, ovvero riassaggiare il Barriccoccio tra qualche anno per capire davvero come evolverà, oggi ritengo che debba smussare qualche spigolo soprattutto per l’acidità, preferendogli il Vigna Usilio. Devo dire però che lasciandolo nel bicchiere per qualche ora è il naso del Barricoccio a prevalere in complessità. Per rispondere alla domande di Michela, visto anche i miei recenti assaggi del Capasonato (1984-1985) di Vinicola Savese  e il Quartara Colli di Salerno IGT 2009 (affinato in otri di terracotta interrate dette appunto Quartare) di Mario Mazzitelli, direi che l’argilla è un materiale del passato che non è per niente passato, anzi. Il Barricoccio dimostra che si possono ottenere ottimi risultati anche senza macerazioni estreme e quindi direi sì un vino moderno dove però il concetto di moderno ha una connotazione positiva, non lo lego a qualcosa di facile o peggio di piacione; non è, tanto per citare qualche slogan aberrante, un vino fatto per piacere ai giovani. Qui parliamo di una modernità sana, legata al concetto di presente, del qui e ora, della felicità che un vino così può dare nel momento in cui si beve. L’argilla ha un grande avvenire dietro le spalle tanto per citare Vittorio Gasman!

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