
Sandro Tasoniero (De Bruno deriva dal fatto che in dialetto veneto si vuole ricordare l’appartenenza di un figlio al padre, Bruno in questo caso) ha scelto una strada difficile e molto rischiosa. In un mercato del vino, che per quanto riguarda i bianchi, sembra contemplare solo il “qui e ora”, che spesso asseconda, senza educare, il gusto del consumatore, facendogli credere che l’invecchiamento sia possibile solo per i vini rossi. Sandro ha scelto lo sguardo in prospettiva, in lento divenire, rischiando moltissimo, ma con risultati a dir poco sorprendenti, considerando che la storia della cantina è piuttosto recente e che la prima vendemmia risale al 2007. Niente vini d’annata in commercio quindi, ma solo con qualche anno sulle spalle. Ed ecco sfilare, in un recente assaggio, il primo Sauvignon vendemmiato nel 2007, caldo e avvolgente, di gran razza e, nonostante gli anni in bottiglia, ancora per certi versi austero, non del tutto svelato; poi un intenso Durello Superiore Doc “Monti Lessini” 2008 (100% Durella). Non passa inosservata la gran bella interpretazione di Soave vulcanico (i vigneti sono situati nelle colline di Roncà) che è il “Monte San Piero” 2009. Sandro De Bruno colpisce nel segno anche con il Durello Brut metodo classico (85% Durella – 15% Pinot Bianco). Ho assaggiato una bottiglia il cui tiraggio è stato fatto il 14 luglio 2010 e sboccatura il 20 febbraio 2013. Per chi cercasse la conferma delle potenzialità dell’uva Durella per il metodo classico qui, la trova tutta, sicuramente uno dei riferimenti per la tipologia.
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