Josko Gravner, la gloria dura solo un attimo


Josko Gravner

Dura solo un attimo la gloria caro Josko. Prendo in prestito queste parole di Dino Zoff perché trovo importi convergenze umane tra te e lui. Diciannove chilometri vi separano per nascita, lui friulano goriziano, tu sloveno, anche se il numero 9 in Località Lenzuolo Bianco è Italia per l’anagrafe. Dino, osannato da tutti dopo la vittoria ai mondiali del 1982, chiamato monumento, mito, eroe nazionale e poi, nel corso degli anni, messo da parte. A te invece hanno riservato il titolo di guru, asceta, mistico; amato più dal pubblico che dalla critica, almeno negli ultimi tempi. Lo dimostra il fatto che il tuo nome è presente tra i decorati solo  nella nuova guida di Daniele Cernilli e su  Slow Wine, per il resto zero. So che per te non è un problema, la notte dormi tranquillo, almeno per questo, ne sono sicuro. Troppo complicati i tuoi vini? Nulla è complicato se frutto di un percorso, c’è solo il gusto personale a fare da discrimine. Eppure la tua non è stata una scelta facile. Cambiare tutto per ritornare alle origini della viticoltura, un gesto dirompente, folle per qualcuno, poetico per altri.

Non capirò mai Josko perché anche nel vino, che è prodotto prettamente edonistico, ci debbano sempre essere fazioni, gruppi, sette. Convenzionali, naturali e poi i macerativi: per alcuni vini di grande coraggio e di emozione, per altri invece il male assoluto. Vale l’esperienza personale, il bagaglio con cui si viaggia. Marko Fon macerava ma poi ha capito che non era la sua strada ed ha abbandonato; scelta non fu mai più felice. Per te, e per Damijan Podversic, tanto per rimanere in zona, il risultato è sublime, vini di cui non posso fare a meno per intensità e ovviamente non sono l’unico. C’è (ci sarebbe) spazio per tutti a questo mondo, eppure Josko questo è un Paese che non vuole bene a nessuno, mai. All’inizio magari ti osannano, ti venerano, poi un giorno qualcuno si sveglia e decide che sei passato di moda, anzi che sei diventato insopportabile. Perché quelli come te che lavorano per sottrazione fanno paura in un mondo abituato ad aggiungere, anzi ad ammassare. Ed è logica conseguenza del percorso iniziato alla fine degli anni ’90 se dalle prossime vendemmie ti concentrerai solo su due vitigni autoctoni, la Ribolla e il Pignolo. Il 2012 è stata l’ultima annata del Sauvignon, dello Chardonnay, del Pinot Grigio e del Riesling Italico, ma per questo tuo giocare con il tempo e l’attesa potremo godere del Breg Anfora fino al 2020.

 Racconta Dino Zoff che il portiere non è un ruolo, è un modo di essere. Implica una scelta iniziale molto difficile, quella di far parte di una squadra, sì, ma a distanza, da lontano. Da quella scelta ne discendono altre, ugualmente difficili: partecipare, ma solo nel momento cruciale, interrompere il gioco invece che continuarlo. Osservare il mondo in silenzio, come si osservano i campi mentre le sementi crescono.

Josko Gravner nell’anforaia di Oslavia

Josko Gravner – Follatura nell’anfora

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