La Ribolla è in pericolo


Roberto Felluga

Qualche giorno fa sulla stampa locale friulana, Roberto Felluga, vignaiolo che non ha bisogno di presentazioni, in questo caso in veste di presidente della sezione economica viticoltura di Confagricoltura, ha lanciato un accorato grido d’allarme in merito alla tutela della Ribolla gialla; storico vitigno autoctono che rischia però di perdere questa sua peculiarità e appartenenza visto che si è iniziato a piantarlo anche fuori dal Friuli. Si veda l’esempio della Sicilia dove, alle pendici dell’Etna, è in atto un progetto sperimentale di coltivazione del vitigno. Va da se che molti viticoltori sono davvero preoccupati anche perché, non avendo incluso a tempo debito la Ribolla nel disciplinare della DOC Friuli, adesso si corrono guai seri. Per rilanciare la tematica, alquanto delicata, ho rivolto a Roberto Felluga alcune domande in merito.

Roberto, dopo un percorso condiviso tra gli operatori della filiera sulla regolamentazione relativa alla coltivazione e vinificazione della Ribolla gialla, stiamo assistendo ad una pericolosa fase di arresto, cosa sta succedendo e che implicazioni potrebbe avere questo impasse relativamente alla tutela della Ribolla?

Come hai letto sul Messaggero, sì, c’è un momento di stand-by, ma voglio sottolineare una cosa: abbiamo la fortuna di avere la disponibilità della Regione, in particolare dell’Assessore Cristiano Shaurli ad aiutarci in questa ricerca del nostro percorso di tutela della Ribolla Gialla e di questo dobbiamo “approfittare”. Quello che ho denunciato è che una parte del mondo produttivo se ne sta disinteressando, contrariamente a quanto erano gli accordi previsti tra tutta la filiera a inizio anno.

Qualcuno obietta che sarà difficile tutelare la Ribolla anche perché non è semplice dimostrare che si tratta di un autoctono del Friuli, che ne pensi? Quali invece potrebbero essere le prove a supporto di questa tesi?

Non metto in dubbio: tutelare la Ribolla Gialla non sarà semplice però non bisogna non provare. Se valutiamo la questione sotto l’aspetto di vitigno autoctono nessun luogo è tale e l’unica zona deputata è la Georgia dove la storia dice sia stata scoperta la vite. Però parlando di Ribolla in Friuli, si parla di 800 anni e con questo nome è stata registrata solamente in Croazia, ma mai lì rivendicata. I paesi di cui sono a conoscenza dove la Ribolla sia stata classificata tale, anche se con nomi diversi, sono la Grecia, in particolare Cefalonia, la Croazia anche con il nome in italiano Ribolla, la Slovenia con Rebula e noi in FVG. A livello Nordest, su mia proposta, all’interno dei colloquio tra FVG, Veneto e Trentino per arrivare alla DOC del Pinto Grigio delle Venezie con l’aiuto dell’Assessore Shaurli, abbiamo trovato un accordo politico per impedire l’inserimento nei vari disciplinari del Veneto e del Trentino del vitigno Ribolla Gialla. Allo stesso modo noi in FVG non potremo decidere di coltivare il Teregoldo o altre varietà tipiche del Veneto.

Ci sono diversi percorsi più o meno facili e più o meno percorribili, non ultimo quello di un possibile accordo con la Croazia per mantenere il nome Ribolla sul vino e cambiare il nome della barbatella. Però, come ti ho accennato, più il tempo passa meno possibilità di tutele avremo anche perché come ho già avuto modo di dire, a breve entreranno 800 ettari nella parte occidentale della nostra regione che limiteranno di molto il nostro potere decisionale, in particolare quello della collina, su questo vitigno.

Visto che la Ribolla si coltiva anche in Slovenia dov’è conosciuta con il nome di Rebula, secondo te ha senso l’ipotesi di una Doc transfrontaliera come si sta facendo per il Terrano? Aiuterebbe nella tutela?

Non vedo percorribile una DOC transfrontaliera per diversi motivi e te ne posso citare almeno due: il primo perché il Made in Italy è un valore. Il secondo perché anche se Italia e Slovenia sono entrambe nella Unione Europea, hanno legislazioni vinicole diverse. Ci potrebbe invece essere un percorso congiunto tra Italia, Slovenia e Croazia volto a sollecitare l’UE  sulla tutela di questo vitigno in queste 3 aree e che darebbe maggiore forza alle nostre istanze, mantenendo però, secondo me, ben distinte le varie identità.


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