Per dirla con Vinicio Capossela de “Il ballo di San Vito”: “Terra di sud, terra di sud, terra di confine, terra di dove finisce la terra” e spesso inizia il mare verrebbe da continuare. Non c’è terra senza patimenti al sud, non c’è bellezza senza contraddizione, ma senza contraddizione non c’è vita. Ed è sempre la vitalità che emerge prepotente al Sud, ogni volta che ci arrivi, vitalità che inchioda qualunque animo, appena sensibile, a quei luoghi per sempre. Il Sud in questo caso è la Campania dell’incanto struggente della Costiera Amalfitana, di Villa Rufolo a Ravello, dei Campi Flegrei, del Rione Terra a Pozzuoli recuperato a nuovo splendore, dell’entroterra irpino.

In questi scenari di strabiliante meraviglia si è svolta l’edizione 2019 di Campania Stories, la manifestazione, organizzata da Miriade & Partners, che presenta agli operatori di settore le nuove annate dei vini campani. In realtà l’intento più profondo è quello di unire, attraverso un unico filo conduttore, lo sterminato patrimonio naturalistico, artistico, culturale ed enogastronomico della Campania Felix. Unica logica questa che permette di generare un sistema turistico vincente e lo straordinario vino di queste terre ne è degno corollario. Ma com’è allora nel bicchiere questo millesimo 2018 delle principali denominazioni campane?

L’annata 2018 si è caratterizzata per condizioni molto complicate con un inverno mite nei primi mesi dell’anno e una quantità di piogge record concentrate nella stagione primaverile. Inusuali sono state le punte di caldo estremo alternate a forti precipitazioni che hanno creato condizioni di umidità molto elevata, segni evidenti di una “tropicalizzazione del clima”. Annata in definitiva non semplicissima, con qualità disomogenea e vendemmia più difficile per le uve rosse più tardive, rispetto alle uve a bacca bianca, aspetti che si sono rivelati poi anche negli assaggi. Per quanto riguarda i vini bianchi, l’annata 2018, nel complesso dei campioni degustati, si presenta di ragguardevole livello con importanti prospettive di invecchiamento, ho apprezzato particolarmente i bianchi del Vesuvio e i bianchi a base Falanghina, ma è per i bianchi a base Greco e per i Campi Flegrei che ho preso una vera e propria sbandata.

Naturalmente la valutazione cresce esponenzialmente con assaggi di annate con qualche anno sulle spalle a riprova che i grandi vini bianchi dimostrano tutta la loro grandezza con il passare del tempo e in questo senso ho assaggiato dei vini davvero notevoli. Discorso diverso per i rossi, che nel complesso degli assaggi sono risultati meno impattanti dei bianchi, spesso in cerca di una identità precisa. A questo punto verrebbe facile pensare che la Campania sia terra d’elezione per i vini bianchi ma sarebbe un clamoroso errore di valutazione. Ci sono due straordinari vitigni, il Piedirosso e l’Aglianico che non si sono ancora espressi in tutta la loro potenzialità e per quanto possa sembrare strano, la viticultura di qualità in queste zone è di recente impostazione, pertanto nel corso dei prossimi anni sentiremo molto parlare dei vini rossi dell’area dei Campi Flegrei e del Vesuvio per il Piedirosso e dell’Aglianico del Taburno (beneventano) e del Taurasi (Irpinia), come tra i più importanti d’Italia, vini che per altro, già oggi, e ci mancherebbe, possiamo apprezzare in bottiglie di grande pregio.

Gli assaggi
Gli assaggi si sono svolti rigorosamente alla cieca. Presenti per i vini bianchi 123 campioni: vini spumanti, bianchi mono varietali e blend misti, bianchi del Vesuvio, bianchi Costiera amalfitana, bianchi, bianchi a base di Falanghina, bianchi a base Fiano, bianchi a base Greco. Tra i migliori assaggi: Casa Setaro Caprettone Spumante Metodo Classico Pietrafumante 2015, Contrade di Taurasi Campania Bianco Grecomusc’ 2016, Bosco De’ Medici Pompeiano Bianco 2018, Villa Dora Lachryma Christi del Vesuvio Bianco Vigna del Vulcano 2014, Cuomo Marisa Costa d’Amalfi Furore Bianco Fiorduva 2017, Villa Matilde Falerno del Massico Bianco Vigna Caracci 2015, Torre a Oriente Falanghina del Sannio Biancuzita 2016, Agnanum Campi Flegrei Falanghina 2017, La Sibilla Campi Flegrei Falanghina Cruna de Lago 2016, Astroni Falanghina Campania Strione 2016, Tenuta Sarno 1860 Fiano di Avellino 2017, Petilia Fiano di Avellino APE 2016, Vigne Guadagno Fiano di Avellino Contrada Sant’Aniello 2015, Ferrara Benito Greco di tufo Vigna Cicogna 2017, I Favati Greco di Tufo Terrantica 2017 e Capolino Perlingeri Sannio Greco Vento 2014

Presenti per i vini rossi 114 campioni: vini spumanti e rosati fermi da Agianico, vini rosati e rossi frizzanti, rossi mono varietali e blend misti, rossi a base Piedirosso, blend rossi Vesuvio e Costiera amalfitana, rossi a base Casavecchia, rossi a basa Pallagrello nero, rossi a base Aglianico. Tra i migliori assaggi: Martusciello Salvatore Penisola Sorrentina Gragnano Ottouve 2018, Astroni Campi Flegrei Piedirosso Riserva Tenuta Camaldoli 2015, Contrada Salandra Campi Flegrei Piedirosso 2015, Cuomo Marisa Costa d’Amalfi Furore Rosso Riserva 2015, Casa Setaro Lachryma Christi del Vesuvio Gelsonero 2014, Villa Dora Lachryma Christi del Vesuvio Forgiato 2011, Vigne Chigi Terre del Volturno Pallagrello Nero 2017, Nanni Copè Terre del Volturno Rosso R12 2012, Villa Matilde Falerno del Massico Rosso Riserva Vigna Camarato 2010, Torre a Oriente Aglianico del Taburno U barone 2012, Fontanavecchia Aglianico del Taburno Rosso Riserva Vigna Cataratte 2010, Di Meo Campania Rosso Don Generoso 2010, Antica Hirpinia Taurasi 2015, Petilia Taurasi 450V 2013, Il Cancelliere Taurasi Riserva Nero Né Riserva 201, Cobellis Massimo Aglianico Cilento Riserva Vigna dei Russi 2013, Viticoltori De Conciliis Paestum Aglianico 2001.

Rione Terra a Pozzuoli
La Campania, si sa, è scrigno di tesori: paesaggistici, enogastronomici e non sto qui a scoprire l’acqua calda, ma tra questi c’è una vera meraviglia che credo non sia stata ancora portata all’attenzione che merita. Sicuramente Alberto Angela ne avrà già parlato in televisione, ma non in maniera così penetrante come è uso fare o forse mi è sfuggita la puntata, ad ogni modo andate tutti a visitare il Rione Terra a Pozzuoli, da solo vale il viaggio da dovunque veniate. ll Rione Terra di Pozzuoli è il cuore antico dei Campi Flegrei, non ha mai avuto nei secoli fasi di abbandono totali, è stato infatti occupato, dal 194 a.C. al 1970, anno in cui il Rione fu evacuato prima parzialmente e poi definitivamente a causa delle vicende del Bradisismo.
Il Rione è stato per lungo tempo oggetto di restauro e riqualificazione, insieme al percorso archeologico sottostante e, a partire dal 2014, è di nuovo aperto e visitabile.
Sotto la rocca di tufo sono celati i resti del primo nucleo abitativo della città, risalenti al II secolo a.C. Come spesso capita di vedere anche in alcune zone archeologiche di Napoli, al Rione Terra gli strati abitativi si sono sovrapposti nei secoli gli uni agli altri, formando un vero e proprio libro di storia.
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