E poi ti capitano tra le mani i vini di Davide Feresin


Davide Feresin – Michele Bean

Poi ti capitano tra le mani, anzi tra il naso e la bocca, i vini di Davide Feresin e capisci, una volta per tutte, che la Doc Isonzo è capace di emozionare quanto e come il Collio nella sua stagione più lieta. La produzione punta sui vitigni internazionali (Pinot Grigio, Pinot Bianco, Sauvignon, Cabernet Sauvignon e Merlot) e sugli autoctoni (Tocai friulano e Refosco dal Peduncolo Rosso).
Diciamolo subito, un Tocai (ebbene si appartengo alla scuola di Bruno Pizzul, ovvero di quelli che non si rassegnano a chiamarlo Friulano) davvero fuori dagli schemi quello di Davide; sorprendente, che fa meditare.  Qui  la parola meditare  recupera in pieno la sua accezione classica, invita colui che assaggia alla riflessione, a mettersi in sintonia con un vino che va capito, che ha bisogno di profondità e di tempo. È stato interessante assaggiare due annate, la 2004 e la 2009 e ritrovare la stessa idea di vino in maniera così netta. Certo 5 anni non sono poi così tanti e sarebbe davvero interessante assaggiare qualche annata ancora più vecchia, per capire meglio il percorso del Tocai di Davide.
Davide Feresin ha un legame di sangue con la vite; ha solo 11 anni quando promette al nonno morente che come un cavaliere medioevale avrebbe riconquistato la sua terre oggetto di lotte intestine tra il parentado.  La “Reconquista”, si sa, è cosa aspra e lunga e a 18 anni Davide è riuscito ad ottenere, e per di più in affitto, solo una piccola parte della terra. La sua è una testa di diamante (o molto più prosaicamente una capatosta) e lavorando duro nel 1996 inizia a comprarsi i primi 2 ettari e due ani dopo a produrre le prime bottiglie fino ad arrivare agli attuali 17 ettari e mezzo (15 di proprietà e 2, 5 in affitto).

La storia di Davide Feresin è anche anche la storia di Michele Bean, il suo enologo. E’ il 2003, Davide, che ormai è completamente assorbito dai suoi vigneti, ha il terrore di fare un vino ordinario, mentre Michele, che ha iniziato come potatore per poi formarsi nel Collio, cerca qualcuno che gli dia carta bianca, che sia in grado di farlo esprimere. Ecco l’alchimia che fa nascere quel Tocai così particolare e poi il Pinot Grigio nel suo colore reale (ramato) e il Nero di Botte (Refosco dal peducolo rosso) che con fantastica autoironia rappresenta tutte le traversie, compreso il serratissimo scontro verbale, che i due hanno dovuto affrontare per fare il vino (Davide voleva che passasse in botte grande, Michele era assolutamente contrario).
A conferma di ciò, ecco le parole di Michele Bean: “Il Nero di Botte riporta i nostri due faccioni per dimostrare che lo spirito del vino è anche goliardico. Il vino non è solo classe, finezza ed austerità, è anche divertimento, puro piacere da condividere con chi ti pare, meglio ancora con chi ami. – Afferma Michele.  – Vuole ricordare le battaglie di tutti i giorni che combattiamo per riuscire nelle nostre imprese e, allo stesso tempo, ironizzare sull’eccessiva seriosità del nostro ambiente. Una bottiglia di vino difficilmente ti salva la vita, ma può sempre renderla più piacevole.”

La filosofia in vigneto
Davide in vigneto usa il minimo indispensabile per arrivare ad avere le uve sane.
Usa i sovesci invece che la concimazione, ha eliminato gli insetticidi e usa zolfo esclusivamente di miniera e non di sintesi.“Il vigneto è totalmente cambiato. Prima era silenzioso, ora cantano i grilli, ci sono le farfalle, i ragni, gli insetti che vedevo da piccolo.” In questi vigneti inoltre “fanno palestra” anche alcuni studenti universitari, che prendono il modello Feresin come caso di studio per imparare a produrre in armonia con la natura.
I vini escono da uve mature. Si raccoglie solo quando alcuni tratti della vigna iniziano ad andare in surmaturazione.
“Esistono 4 gradienti per definire la maturità dell’uva: verde; neutra, matura e surmatura. – Afferma Michele. –  Noi iniziamo a raccogliere quando c’è il limite tra il terzo stadio e il quarto. La chiave è l’assaggio delle uve. I sapori che vuoi nel vino li devi trovare nel frutto, anche se è più facile a dirlo che a farlo. “

Ah dimenticavo, Davide è del 1975 e Michele e del 1977!

I vini degustati

L’Edi Tocai Friulano 2004

Giallo oro,  naso intenso di frutta essiccata, albicocca, vaniglia, fiori di camomilla; in bocca entra come seta. Struttura, concentrazione di profumi e corpo, grande persistenza. Non filtrato e prodotto il sole 2000 fantastiche bottiglie.

Friulano 2009 – Friuli Isonzo

Giallo oro, bellissimo naso di frutta cotta, albicocca e miele, morbido, di grande persistenza. Come il 2004 un Tocai sui generis, davvero unico. Non filtrato. Prodotto in 8000 bottiglie.

Pinot Grigio Ramato 2009 – Friuli Isonzo

Ramato (adoro!), Naso complesso con note di carne, creta e zenzero. Bella l’acidità così come la sapidità. Un vino splendido, di grande fascino. Da bere subito, all’infinito, ma da dimenticare anche qualche anno in cantina, per ritrovare sicuramente un capolavoro. Prodotto in 7000 bottiglie.

Nero di Botte  2007 – Friuli Isonzo (100% Refosco dal peduncolo rosso)
Rosso porpora, al naso frutti di bosco e spezie con note erbacee. Buona la morbidezza e la persistenza. Prima annata in assoluto di un vino che sarà grande tra qualche anno.

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