Il Soave in 3D


È proprio vero però che per capirne qualche cosa in più di un vino devi andarlo a cercare nel posto dove si fa, parlare con chi si spacca le mani, con chi quel vino lo respira e poi te lo racconta. Sono state due giornate intense di fine maggio quelle tra Soave e Monteforte d’Alpone, giorni belli, non meteorologicamente parlando causa piccola glaciazione a primavera inoltrata, non prevista! Percorrere quelle colline e attraversare i cru, Castelcerino, Foscarino, Froscà, Salvarenza, imparare la differenza tra il Soave calcareo e quello vulcanico, scoprire che anche qui c’è viticultura eroica, ha un fascino indicibile. Il bello e che qui gli ettari vitati non potranno aumentare, tutto il piantabile è stato piantato, non ci sono prospettive di crescita ma solo possibilità di utilizzare la grande materia prima che può dare la Garganega per fare dei grandissimi bianchi, che in più hanno anche la particolarità di essere straordinariamente longevi.  Poi, ovviamente, che chi avendo l’oro tra le mani continuerà a trasformarlo in piombo per fare cassa ma tutto ciò è normale quando la produzione è enorme (50 milioni di bottiglie). Partendo anche da questo presupposto, per salvaguardare l’identità del territorio e naturalmente del vino, il Consorzio del Soave, che mi pare di capire essere vivo e vitale (a differenza di altri a me vicini che sonnecchiano) si è inventato una nuova scheda di valutazione “3D”, con l’intento di scandagliare 3 dimensioni di analisi: origine, stile e valore. Una scheda interessante, da perfezionare sotto alcuni aspetti ma che ti permette di ragionare su quanto un vitigno appartenga a un territorio, ammesso e non concesso che sia poi davvero così facile individuare in degustazione alla cieca un terroir. In Italia, spesso, per inseguire le sirene (effimere) del vino moda, abbiamo dimenticato di fare vini che avessero un’anima, prescindendo dal rispetto del proprio terroir a differenza dei francesi che in questo invece sono maestri. Per fortuna, però, da un po’ di tempo, il mondo del vino è cambiato credo (spero) in maniera irreversibile e questa è un’altra lezione che ho imparato girando per le terre tanto care al Commodoro Henning Hammargren!

 I vini degustati

Nella visita alla splendida tenuta di Alberto Coffele nella Doc Soave Classico:

Soave Doc Classico Ca’ Visco 2012 (Garganega con aggiunta di Trebbiano), più maturo della sua età, tant’è che non sembra un 2012, considerando l’annata difficile un vino dalle grandi prospettive.

Soave Doc Classico Alzari 2011 (100% Garganega) – molto ricco al naso, in bocca il legno è ancora un po’ troppo in evidenza ma troverà ineluttabilmente la sua strada.

Soave Doc Ca’ Visco 1999 (Garganega con aggiunta di Trebbiano) vino di straordinaria eleganza che emoziona.

Recioto di Soave Docg Classico Le Sponde 2011 (100% Garganega): Da Coffele si prediligono lunghi appassimenti e poco affinamento in bottiglia ma il risultato è un grandissimo Recioto.

Terra Crea 2005 (100% Garganega) – Bere un vino prodotto in solo 1.000 esemplari è un raro privilegio, il naso stordisce per intensità di profumi in bocca è infinito, uno straordinario vino dolce anche se io amato di più “leggero” Le Sponde.

Nella visita alla “Cattedrale” dei fratelli Sandro e Claudio Gini (Soave vulcanico): La cantina è evocativa così com’è suggestivo il luogo dove abbiamo degustato (si potevano ammirare le pareti in pietra lavica nera) unico inconveniente il forte odore di muschio e umido che ti penetrava nel naso e che rischiava di falsare l’olfatto. Un po’ mi sono spaventato non riuscendo a cogliere nitidamente ciò che stavo degustando ma poi in serata, nella degustazione presso l’ enoteca al Drago di Soave, mi sono ampiamente rifatto con la mini verticale dei Cru di Gini, semplicemente vini immensi!

Soave Doc Classico La Froscà 2007, leggiadro, pieno ed elegante.

Soave Doc Classico La Froscà 2001, naso meno intenso del 2007 in bocca però e di una ricchezza smisurata.

Soave Doc Classico La Froscà 1996, il naso è meraviglioso a Carlo Macchi ricorda lo Champagne.

E poi Soave Classico Superiore Vecchie Vigne Contrada Salvarenza 2006 e 2000 e infine l’indimenticabile 1998, il più intenso ed emozionante di tutto quanto bevuto nei 2 giorni a Soave!

Nella visita alla Cantina Sandro De Bruno di Sandro Tasoniero (di cui parlerò prossimamente): Tutti i suoi vini, indistintamente, grandissimi!

Nella Degustazione A Monteforte D’Alpone del Soave in 3D, più di cento vini da assaggiare alla cieca; ero nella commissione numero 3 con 24 vini in degustazione, i miei preferiti sono stati (in ordine di punteggio): Soave Superiore Docg Classico Foscarin Slavinius 2010 di Montetondo, Soave Doc Classico Contrada Salvarenza 2010 di Gini, Soave Doc Classico Carniga 2010 di Cantina del Castello, Soave Doc Classico Vigneto Sengialta 2012 Balestri Valda, Soave Superiore Docg Runcata 2011 Dal Cero – Tenuta di Corte Giacobbe.

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